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La Alex salva 54 migranti e punta verso l’Italia: “Chiesto Lampedusa come porto sicuro per lo sbarco”

Durante le operazioni di pattugliamento la rete delle associazioni ‘Mediterranea Saving Humans’, con la nave ‘Alex’, ha prima avvistato in mare il relitto di un gommone. Attorno all’imbarcazione ormai semi-affondata non c’erano migranti. Poi si è diretta sul luogo di un naufragio, e ha salvato 55 persone.
A cura di Annalisa Cangemi
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AGGIORNAMENTO: La nave Alex della piattaforma umanitaria ‘Mediterranea Saving Humans' si è diretta questo pomeriggio verso un gommone in pericolo con 54 persone a bordo, di cui 11 donne (tre incinte) e 4 bambini. La sala operativa della guardia costiera di Roma ha risposto all'appello dei volontari, dicendo che il coordinamento era in capo alla Guardia Costiera, che ha mandato una sua motovedetta. Nel tweet diffuso sui social i volontari hanno subito replicato: "Queste persone devono essere salvate, non riportate a morire in Libia". Il salvataggio è andato a buon fine e tutti i naufraghi sono stati recuperati dalla Alex. I medici a bordo hanno prestato i primi soccorsi. "Sono tutti salvi", hanno scritto sui social i volontari, "Siamo enormemente felici di aver strappato 54 vite umane all'inferno della Libia. Adesso serve subito un porto sicuro".

I volontari hanno chiesto a Roma l'assegnazione di Lampedusa: "Navighiamo verso Nord, in attesa che ci venga data una risposta e ci venga assegnato un porto sicuro dove sbarcare e dove concludere l'operazione di salvataggio. È chiaro che il primo posto che incontri procedendo è Lampedusa, ma è questione di geografia non di opinioni", ha spiegato Alessandro Metz, armatore sociale di Mediterranea, sul profilo Twitter dell'organizzazione. "Le normative – ha spiegato Metz – dicono che la Tunisia non è un porto sicuro. Non è questione di opinioni, ma di normative", replicando a quanto detto dal titolare del Viminale, Matteo Salvini, che ha chiesto all'imbarcazione di portare i migranti in Tunisia: "Non è pericolosa, ci vanno migliaia di persone in vacanza".

Sul posto, oltre alla nave umanitaria, era giunta anche anche la motovedetta libica, così come era stato annunciato dalla sala operativa della guardia costiera di Roma. Ma la nave della piattaforma umanitaria è arrivata prima: "Prima intima l'alt, poi si allontana dalla scena", ha scritto ‘Mediterranea Saving Humans' sul suo profilo Twitter, riferendosi al tentato intervento dei libici, che hanno provato a bloccare nave Alex.

La Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma in serata ha fatto sapere in una nota che quella porzione di mare era di competenza dei libici: "In merito al soccorso operato in data odierna in area di responsabilità Sar libica dalla barca a vela Alex della ong Mediterranea, la Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma, ricevuta la chiamata dall'unità ong, ha provveduto a comunicare alla stessa che l'evento Sar ricadeva in area Sar di responsabilità delle autorità libiche che avevano assunto il coordinamento dell'evento, inviando anche sul posto una motovedetta".

"Non siamo ancora riusciti a localizzare il gommone che ha lanciato l'allarme ma in caso di intervento anche di una nave delle ong noi non entriamo in azione perché non vogliamo scontri, lo segnaliamo semplicemente alla controparte europea e italiana", ha detto poco prima del salvataggio il portavoce della Guardia costiera libica, l'ammiraglio Ayoub Qassem, contattato dall'Agi. "Abbiamo ricevuto la segnalazione – ha continuato – ma non so se la motovedetta che è uscita ha preso contatti con il gommone in difficoltà". Qassem ha poi confermato l'impegno della Guardia costiera "nelle operazioni di soccorso nonostante tutte le difficoltà", accusando le ong di "voler infangare" la loro immagine e di "favorire i trafficanti di essere umani".

"Nel corso del nostro pattugliamento abbiamo incontrato il relitto di un gommone. Quasi sicuramente un naufragio. Quanti morti non lo sapremo mai. Un relitto di un ‘rubber boat' semiaffondato con tanto di motore", aveva denunciato poco prima su Facebook ‘Mediterranea Saving Humans', che due giorni fa è tornata in zona Sar libica per riprendere i pattugliamenti. In quella porzione di mare la competenza spetterebbe alla guardia costiera libica.

"Nessuna indicazione di rescue completato – hanno scritto i volontari – C'è la seria possibilità che si tratti dei resti di un naufragio ‘fantasma'. Nel silenzio, l'umanità muore. Senza testimoni".

La rete delle associazioni è tornata ad effettuare monitoraggi nel Mediterraneo, ma non con la nave ‘Mare Jonio', al momento ancora bloccata dopo aver salvato 30 migranti: questa volta l'imbarcazione utilizzata è appunto il veliero ‘Alex', che è stato fino ad ora una barca d'appoggio: "Siamo partiti. Mediterranea Saving Humans torna in mare – è stato l'annuncio via social – Ancora una volta siamo in mare per salvarci", hanno scritto. Insieme al loro operano anche le navi Open Arms (tornata in mare lo scorso 27 giugno) e Alan Kurdi di Sea-Eye.

Oggi il call center per i migranti Alarm Phone ha denunciato l'ennesima strage in mare: almeno 80 persone risultano disperse per un naufragio avvenuto ieri sera al largo della Tunisia. Tre cittadini maliani e un ivoriano sono stati salvati dopo che la guardia costiera è stata avvisata da pescatori locali, hanno riferito Mezzaluna rossa e Marina militare tunisina ad AFP. Secondo le stesse fonti, l'ivoriano è morto in ospedale, mentre uno dei maliani è stato ricoverato in terapia intensiva. I sopravvissuti hanno raccontato che a bordo del gommone sarebbero state presenti 86 persone; il mezzo era partito da Zuwara, in Libia a ovest di Tripoli, per tentare di raggiungere l'Italia. "Si teme la morte di 80 Migranti. Altri aggiornamenti sono necessari per confermare ciò che è accaduto e l'attuale numero dei dispersi", ha twittato Flavio Di Giacomo, portavoce dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni.

55 migranti soccorsi da Gdf e Guardia costiera

Un'imbarcazione con 55 migranti è stata intercettata da una motovedetta della Guardia di Finanza e da una della Guardia Costiera a circa due miglia da Lampedusa. I profughi, tra i quali 22 donne e un minore, sono stati portati in salvo nel porto in serata. L'unità della Guardia di Finanza, V 800, è la stessa che era stata danneggiata la notte del 29 giugno scorso dalla nave Sea Watch 3 nel corso della manovra di attracco. Ha assistito alle operazioni l'ex sindaco Giusi Nicolini: "Per me sono benvenuti tutti, ma occorre spiegare perché i 42 salvati dalla Sea Watch non potevano essere portati allo stesso modo a Lampedusa".

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