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La Libia valuta il rilascio di tutti i migranti nelle carceri: “Loro sicurezza non è garantita”

Il governo libico del premier Fayez al Sarraj, dopo la strage nel centro di detenzione di Tajoura, avvenuta ieri, sta considerando il rilascio di tutti i migranti nei centri di detenzione, “perché la loro sicurezza non può essere garantita”. Lo ha riferito il ministro dell’Interno Fathi Bashagha al ‘The Libya Observer’
A cura di Annalisa Cangemi
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Lo aveva anticipato già il ministro dell'Interno della Libia, Fathi Bashagha: il Governo di accordo nazionale ha il compito di proteggere i civili, ma se i centri di detenzione in cui sono rinchiusi i migranti vengono colpiticome è accaduto ieri dopo il raid compiuto dalle forze del generale Khalifa Haftar dotate di jet F-16, non è in grado di offrire protezione: "Il Governo di accordo nazionale è obbligato a proteggere tutti i civili, ma gli attacchi verso i centri di detenzione dei migranti da parte dei caccia F16 è al di là della capacità governativa di proteggerli", ha dichiarato Bashagha, secondo quanto riportato da ‘The Libya Observer'. Pertanto è lo stesso quotidiano a riferire che il governo di accordo nazionale libico di Fayez al-Serraj sta valutando l'ipotesi di chiudere i centri di detenzione e liberare tutti i migranti che vi sono detenuti, perché la loro sicurezza non è garantita.

Il sedicente esercito nazionale libico (Lna), di cui Khalifa Haftar è comandante generale, si è detto "è pronto a cooperare" per un'"uscita immediata" dei migranti dai centri di detenzione. È quanto si legge in un post pubblicato sulla pagina Facebook del portavoce del Comando generale dello stesso Lna, Ahmed al-Mismari, sottolineando che le forze governative userebbero i migranti come "scudi umani".

Il bombardamento sul centro di detenzione di Tajoura, avvenuto nei pressi di Tripoli nella notte tra martedì e mercoledì, ha provocato la morte di almeno 53 persone, tra le quali 6 bambini, a cui si aggiungono 130 feriti, secondo il rapporto pubblicato questa mattina dalle Nazioni Unite.

Secondo un rapporto dell'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), le guardie del centro di detenzione sotto attacco avrebbero sparato ai migranti che cercavano di fuggire dopo il bombardamento: "Il centro di detenzione sarebbe stato colpito due volte: con un missile che ha colpito un garage occupato e un altro che ha colpito un hangar con 120 rifugiati e migranti", si legge ancora nel rapporto. L'Ocha ha spiegato che non è la prima volta che il centro di Tajoura viene colpito: due persone erano rimaste ferite il 7 maggio in un raid contro le posizioni delle forze del Governo di accordo nazionale (Gna) situate nelle vicinanze. "Nonostante questo, le autorità hanno continuato a trasferire rifugiati e migranti nel centro di detenzione di Tajoura. Oltre 600 rifugiati e migranti, tra cui donne e bambini, sono stati trattenuti contro la loro volontà al momento dell'attacco. Va notato che le coordinate Gps dei centri di detenzione, compresa la struttura di Tajoura, nonché la loro natura civile, erano state comunicate dall'Unsmil (la missione Onu) alle parti in conflitto con largo anticipo".

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