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Migranti, Giuseppe Conte: “Quando non sarò più presidente perseguirò i trafficanti da avvocato”

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si dice scioccato dalla strage di migranti avvenuta nel mar Mediteranneo, con la morte di circa 120 persone. E promette che quando non sarà più l’inquilino di Palazzo Chigi tornerà a fare l’avvocato occupandosi della lotta ai trafficanti: “Mi dedicherò al diritto penale per perseguire i trafficanti e assicurarli alla Corte Penale internazionale”.
A cura di Stefano Rizzuti
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La strage di migranti avvenuta nel mar Mediterraneo nella giornata di ieri ha scosso anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che si dice scioccato per questa nuova tragedia. Ma non solo. Perché il presidente del Consiglio prende anche un impegno per il futuro, quando non sarà più l’inquilino di Palazzo Chigi: “Quando avrò smesso questo mio mandato di servizio per il popolo italiano mi dedicherò al diritto penale per perseguire i trafficanti e assicurarli alla Corte Penale internazionale”. Conte si trova a Matera, capitale europea della Cultura, e da lì commenta la strage del Mediterraneo, in cui sono morte 117 persone: “Ora siamo più convinti di prima nel contrastare quei trafficanti che dopo aver derubato le persone, averle semmai seviziate e torturate le avviano su barconi che sono assolutamente inaffidabili e così li condannano a morte sicura”. 

Conte prende anche un altro impegno: “Come presidente del Consiglio non avrò pace fino a quando questi trafficanti, uno ad uno, non saranno assicurati alla Corte Penale Internazionale perché questi sono crimini contro l'umanità. Lo dico perché sono stato in Africa e ho ascoltato racconti raccapriccianti”. “Smesso questo mandato mi dedicherò al diritto penale per perseguire i trafficanti alla Corte penale internazionale”, ribadisce ancora il presidente del Consiglio parlando di “crimini contro l’umanità”. 

Il cordoglio di Mattarella

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso profondo dolore per la tragedia avvenuta nel Mediterraneo. Così come il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che esprime “profondo dolore per il naufragio nel quale hanno perso la vita oltre 100 persone nel Mediterraneo. L'Europa non può più restare a guardare”. 

Un’altra strage negli scorsi giorni

Secondo quanto riporta l’Ansa, i migranti a bordo del gommone naufragato non indossavano i giubbotti di salvataggio. Le tre persone salvate continuano a sottolineare come ci fossero 120 persone a bordo, mentre le autorità libiche danno una stima di circa 50 migranti. I soccorritori, invece, affermano di aver visto 20 persone, ma quando il gommone era già semi-affondato. È sempre l’Ansa a riportare il racconto dei tre sopravvissuti che affermano: “Meglio morire che tornare in Libia”. I tre hanno raccontato di “violenze e abusi” subiti in Libia. 

L’Unhcr fornisce inoltre un’altra drammatica notizia, quella del naufragio e della conseguente morte di altre 53 persone, avvenuta negli scorsi giorni. L’Unhcr si basa sulle notizie diffuse da Ong, secondo cui la tragedia è avvenuta nel mare di Alboran, nel Mediterraneo occidentale. “È stato riferito che un sopravvissuto, dopo essere rimasto in balia delle onde per oltre 24 ore, è stato soccorso da un peschereccio e sta ricevendo cure mediche in Marocco. Per diversi giorni navi di soccorso marocchine e spagnole hanno effettuato le operazioni di ricerca dell'imbarcazione e dei sopravvissuti, senza risultati”. 

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