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Migranti, allarme di Open Arms: “Barcone con bimbi e donne incinte”, scortati a Lampedusa

Il barcone è stato localizzato dall’ong spagnola Open Arms al largo della Libia. A bordo ci sono anche dei bambini e delle donne incinte. Undici migranti sono già sbarcati a Lampedusa con una motovedetta della Guardia costiera. Gli altri, invece, verranno trasferiti in Sicilia, a Pozzallo o Licata.
A cura di Susanna Picone
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Un barcone di legno con a bordo 55 migranti partiti dalla Libia è stato soccorso nelle ultime ore al largo di Lampedusa. L’allarme è partito da Alarm Phone, che ha rilanciato un tweet della ong spagnola Open Arms e chiesto un porto sicuro in Europa per il barcone localizzato al largo della costa libica. “Ora hanno bisogno di essere portati in un porto sicuro in Europa!”, scrive Alarm Phone. Open Arms ha avvistato il barcone carico di migranti e ha dato l’allarme alle centrali operative di Malta e Italia sottolineando – come si legge anche nel  tweet – che a bordo c'erano, tra gli altri, quattro bambini, tre donne incinte e che i migranti presentavano un alto tasso di disidratazione perché in mare da tre giorni. La Open Arms sta effettuando una azione di scorta e monitoraggio della situazione. Alla richiesta di soccorso ha risposto l'Italia che ha inviato in zona una motovedetta della Guardia di Finanza.

Undici migranti a Lampedusa per motivi sanitari – Tutti i migranti sono stati recuperati e trasferiti sull'imbarcazione della Guardia di Finanza e undici di loro sono arrivati a Lampedusa in quanto avevano patologie mediche che richiedevano uno sbarco immediato. Gli altri, una quarantina di persone, verranno trasferiti in Sicilia, a Pozzallo o Licata. Nella notte intanto, mentre si discute ancora dello sbarco della nave Sea Watch e dell’arresto della capitana Carola Rackete, un'imbarcazione con diciassette migranti è arrivata sempre al porto di Lampedusa.

Nei giorni scorsi, dopo sei mesi di fermo, la ong spagnola Proactiva Open Arms ha annunciato di aver lasciato il porto di Napoli destinazione Lampedusa. "Vista la totale assenza di organizzazioni nella zona che possano documentare quello che sta accadendo e garantire un intervento rapido in caso di necessità, la nostra missione sarà quella di proteggere con la nostra presenza le persone in pericolo di vita, fin quando le autorità preposte non ci sostituiranno", recita il comunicato della ong.

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