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Meloni incontra Confindustria: l’allarme di Orsini su dazi, salari e caro energia

Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha incontrato Meloni, presente all’assemblea nazionale degli industriali. Nella sua relazione, Orsini lancia l’allarme sui rischi per il Pil italiano in uno scenario attraversato da dazi e caro energia e illustra un ‘piano industriale straordinario’ per rilanciare l’economia nazionale.
A cura di Giulia Casula
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All'assemblea nazionale di Confindustria a Bologna il presidente Emanuele Orsini ha incontrato la premier Giorgia Meloni, assieme  ala presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola e del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Nel corso dell'assemblea, il numero uno di Confindustria ha presentato la sua relazione annuale in cui ha illustrato un piano industriale straordinario per rilanciare l'economia italiana.

Cosa prevede il Piano straordinario per l'industria

Di fronte "all'amara verità che oggi sia l’Europa che il nostro Paese affrontano un rischio concreto di deindustrializzazione, aggravato dalla guerra dei dazi, ma alimentato da un pregiudizio anti-industriale", Confindustria propone un piano industriale basato su due leve. La prima sono "gli investimenti per sostenere la capacità innovativa dell’industria, da realizzare con il contributo delle risorse pubbliche e private. Per attivarli serve un “New Generation EU per l’industria” e unmercato dei capitali realmente unico e integrato; la seconda sono le regole per rimettere al centro la competitività, l’abbattimento degli oneri burocratici e l’unionetra le tre dimensioni della sostenibilità (economica, sociale e ambientale)", ha spiegato Orsini.

Sul fronte nazionale, Orsini ha invitato a "un cambio di marcia" sul temi della competitività dell'industria che è "frenata da troppi ostacoli". Troppo spesso infatti, in Italia "vengono scambiati i successi delle imprese come effetto di grandi strategie di sviluppo che, invece, non ci sono state. Il nostro Paese e le nostre realtà imprenditoriali hanno tutte le carte in regola per farcela. Ma bisogna cambiare prospettiva. Anzi, ribaltarla", ha continuato il presidente di Confindustria sottolineando che "bisogna lavorare tutti insieme – industria e servizi, istituzioni e partiti, di maggioranza e di opposizione, forze sociali e sindacati". Per fare un esempio, "ad oggi, delle nostre 80 proposte di misure a costo zero, dopo i primi segnali di forte interesse, ne sono state approvate 8 e 6 sono in corso di approvazione", ha aggiunto.

Per quanto riguarda l'Europa invece, "serve un radicale mutamento di impostazione: le scelte degli ultimi anni stanno presentando un conto pesantissimo. Hanno indebolito la nostra competitività industriale, hanno messo a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e, di conseguenza, l’intero sistema di welfare e di coesione sociale: cuore del modello europeo dal secondo dopoguerra. Bisogna intervenire subito per cambiare questa rotta", ha detto. "Se questo non accade, avremo dato ragione a chi non vuole un’Europa né più unita, né più forte", ha aggiunto rivolgendosi direttamente a Metsola.

Nella sua proposta Orsini ha suggerito di pensare a un piano di "investimenti di 8 miliardi di euro l’anno per i prossimi 3 anni" e di usare "tutto il margine possibile per spostare risorse del Pnrr, non utilizzabili entro metà 2026, indirizzandole verso strumenti più efficaci a favore degli investimenti produttivi". E ancora, di sfruttare "la possibilità che la riforma dei Fondi di Coesione Ue del Commissario Fitto mette a disposizione per le filiere industriali italiane salvaguardando le quote per il Sud."

Dazi, Orsini: "Guerre commerciali dannose, accelerare accordi con altri Paesi"

Un'ampia parte dell'intervento di Orsini si è concentrata sul tema dei dazi, al centro delle relazioni tra Stati Uniti e Ue dopo la decisione di Trump di rinviare al 9 luglio l'entrata in vigore delle tariffe al 50% su tutti i prodotti di importazione europea. "Come imprenditori mostriamo coraggio mentre rischiamo di restare intrappolati nella guerra commerciale fra gli Stati Uniti e il resto del mondo e fra Stati Uniti ed Europa. Quest’ultima è ancora più allarmante, perché si consuma fra alleati storici. E ci indebolisce entrambi", ha detto. "Mai come oggi, le guerre commerciali tra alleati sono dannose e incomprensibili", ha avvertito sottolineando l'importanza di accelerare gli accordi di libero scambio con gli altri Paesi.

"L'economia italiana soffre, al rischio di nuovo triplo shock"

Ma, al netto dell'effetto dei dazi, "dopo due anni di flessione della produzione, l'industria italiana è in forte sofferenza".  L'economia italiana, "anche in assenza di nuovi dazi, sarebbe cresciuta nel 2025 di uno 0,6%", ma ora "è esposta al rischio di un nuovo triplo shock: la caduta della domanda statunitense; la frenata della domanda globale; la possibile crisi finanziaria, con ripercussioni su Pil, investimenti, occupazione e debito", è il monito di Orsini. "Se anche solo 300 medie imprese decidessero, in questa tempesta, di spostare la produzione in Paesi con minori costi e maggiori incentivi, le ricadute negative riguarderebbero almeno 100 mila occupati. Tutto questo, l'Italia non se lo può permettere", ha spiegato il leader degli industriali. "L'occupazione, invece, per ora tiene", ma "tra le grandi imprese industriali associate a Confindustria, due su tre (67,9%) stanno trattenendo i propri dipendenti nonostante il calo dell'attività. Di queste, oltre un terzo (34,8%) lo fa per mantenere le competenze già presenti in azienda, consapevole delle difficoltà nel reperire nuovo personale qualificato. Ma per quanto potremo ancora farlo? Tutto questo oggi è a rischio", ha ribadito.

Caro energia, Orsini: "Situazione insostenibile"

Per quanto riguarda il caro energia, la situazione è ormai "insostenibile. Occorre agire con urgenza", ha sottolineato il presidente di Confindustria. "La componente più urgente è quella dei sovraccosti energetici. È un vero dramma che si compie ogni giorno: per le famiglie, per le imprese e per l'Italia intera". Richiamando le parole di Meloni sulla necessità di disaccoppiare in bolletta il prezzo del gas e quello delle rinnovabili, Orsini ha sottolineato: "È esattamente quello che chiediamo e ho chiesto da quando sono presidente di Confindustria".

Bisogna anche "accelerare il ritorno al nucleare". In generale, per Confindustria non ci sono alternative. "Bisogna pensare al rilancio dell'industria e al rilancio del Pil", con un obiettivo di crescita ambizioso, ovvero "raggiungere almeno il 2% di crescita del Pil nel prossimo triennio, da consolidare e aumentare nel tempo".

"L’Europa – ha proseguito – deve difendere i propri interessi su tutti i fronti: da quello industriale a quello sociale. Non è possibile che l’unica eccezione per sforare il Patto di Stabilità sia relativa alla spesa per la difesa. La nostra idea – ha sottolineato – è diversa. Il Patto di Stabilità e Crescita deve consentire un grande piano di sostegno agli investimenti dell’industria, in ogni Paese europeo. Altrimenti, non è un patto per la stabilità e la crescita. È un patto per il declino dell’Europa”.

La risposta di Meloni

È poi arrivato il turno dell'intervento di Meloni che ha ringraziato gli industriali.  "Chiaramente i provvedimenti che abbiamo messo in campo sono stati molti, diversi. Sono stati, come ricordava anche il presidente Emanuele Orsini, frutto del nostro lavoro comune, del nostro confronto. Non ci siamo trovati d'accordo sempre, com'è normale, come è addirittura sano in una democrazia", ha esordito Meloni.

La questione più urgente da affrontare "è il nodo del costo dell'energia", ha spiegato. Il governo è "perfettamente consapevole dell'impatto che i costi energetici hanno sulle famiglie e sulle imprese, soprattutto su quelle di piccole e medie dimensioni. E lo sappiamo anche perché dall'inizio di questo governo abbiamo stanziato circa 60 miliardi di euro, l'equivalente di due leggi finanziarie, per cercare di alleviare i costi. È evidente che continuare a cercare di tamponare spendendo soldi pubblici non può essere la soluzione", ha spiegato. Rispetto al costo dell'energia, il governo sta "lavorando a un'analisi del funzionamento del mercato italiano per comprendere se eventuali anomalie nella formazione del prezzo unico nazionale possano essere la causa di aumenti ingiustificati, perché sarebbe inaccettabile se ci fossero speculazioni sulla pelle di chi produce e crea occupazione", ha assicurato.

Meloni ha poi rivendicato il coraggio di aver contestato "un approccio ideologico alla transizione energetica che ha causato danni enormi senza produrre i vantaggi ambientali decantati", ha detto, incolpando Bruxelles di "essersi autoimposta" dazi interni che ora "deve avere il coraggio di rimuovere". "È ora di dire basta a quella iper regolamentazione che ha soffocato il nostro sviluppo", ha proseguito. "Quasi 400 km lineari di gazzette ufficiali dell'Ue e  regole assurde, vogliamo che l'Europa torni ad essere tutt'altro".

E sulla guerra commerciale inaugurata da Trump ha affermato: "il rilancio del mercato unico europeo è una priorità che la può mettere al riparo da scelte protezionistiche di altre nazioni". Il rapporto con gli Stati Uniti è "fondamentale, i nostri destini sono interconnessi". L'incontro tra Ue e Usa a Roma, lo scorso 18 maggio, "è stato l'inizio di un dialogo che l'Italia ha continuato a portare avanti in questi giorni e che va portato avanti con saggezza e buon senso, con un approccio più politico e burocratico", ha spiegato.

Secondo la premier "la rotta si può invertire: serve tanto tempo, serve che lavoriamo tutti insieme e che remiamo tutti nella stessa direzione. Orsini chiede un piano straordinario per l'industria dell'Italia. Sono d'accordo, tanto che il governo sta lavorando già insieme al settore produttivo e alle parti sociali per una politica industriale di medio e lungo periodo", ha assicurato, promettendo che "il governo c'è, anche a partire dalle semplificazioni".

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