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Meloni chiederà il referendum sulla riforma costituzionale se non avrà i numeri in Parlamento

Giorgia Meloni torna nella versione battagliera da comizio elettorale al Brescia, dopo mesi di dichiarazioni più soft da capo di governo. Sul palco se la prende con la stampa e le opposizioni, dice di essere stanca e parla a lungo della riforma costituzionale: “Se il Parlamento non la vorrà approvare con i numeri che servono sarà ai cittadini che lo chiederemo, con il referendum”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Giorgia Meloni torna in piazza, con toni e temi che non si vedevano da un po'. Spogliati i panni della presidente del Consiglio calma e pacata, riveste quelli della leader di partito e in un attimo è sul palco di Brescia, per chiudere la campagna elettorale del centrodestra in vista del turno di amministrative di domani e dopodomani. Meloni dice di essere incredibilmente stanca, se la prende con la stampa che la critica e attacca le opposizioni. E poco a poco alza il tono, che torna quello di "io sono Giorgia". Del quarto d'ora di discorso sul palco, un terzo Meloni lo dedica alla riforma costituzionale che ha tenuto banco in settimana. Vuole spiegarla, per far capire che cambiare sistema sarebbe un forte acceleratore per l'economia, ma soprattutto, per evitare le critiche, le previene: "Vi diranno che non è una priorità – dice – ma non è vero".

"Confesso che sono stanchissima – comincia Meloni – sono passati sei mesi, sembrano vita sospesa. Ormai non leggo quasi niente, ogni volta che leggo la rassegna stampa capisco che è meglio non farlo, ma mi interessa cosa interessa la gente". Insomma, attacca subito i poteri forti. "Ragazzi, ho 10 minuti, è bello tornare qui, vedere quest'entusiasmo che mi ripaga e ci ripaga di ogni sacrificio fatto". E ancora: "Leggo che ogni giorno imbavaglio un ministro ma il metro, per giudicare la compattezza della maggioranza, è la rapidità delle decisioni da assumere".

"Abbiamo scelto – rivendica Meloni – di essere un governo al fianco di imprese, lavoratori, famiglie, un governo per la natalità, che in politica estera non si inchina a nessuno". Poi risponde alle critiche con ferocia: "Perché abbiamo fatto una legge il primo maggio? Perché non avevamo da fare leggi su Gesù. Abbiamo fatto una legge sul lavoro nel giorno della festa dei lavoratori".

Sulla riforma costituzionale, dice che a dire che non è una priorità saranno "quelli che sono stati al governo grazie a giochi di palazzo", perché "hanno paura di una riforma che rimette al centro delle dinamiche la volontà dei cittadini". E "se il Parlamento non la vorrà approvare con i numeri che servono, sarà ai cittadini che lo chiederemo, con il referendum", promette Meloni. "O questa nazione la cambiamo davvero o non c'è bisogno che stiamo al governo come tutti gli altri – conclude la presidente del Consiglioci saranno giorni difficili e belli, ma posso assicurarvi che quando avremo finito il nostro lavoro sarete fieri di essere italiani".

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