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M5s, si vota su Rousseau per modifiche a mandato zero: come cambierebbe il limite dei due mandati

Gli iscritti del Movimento 5 Stelle sono chiamati a votare, sulla piattaforma Rousseau, due quesiti. Il primo riguarda la modifica della regola del mandato zero, consentendo così a chi è stato consigliere comunale di ricandidarsi andando anche oltre il limite dei due mandati. Il secondo voto riguarda le alleanze con i partiti tradizionali (il Pd, soprattutto) alle prossime elezioni comunali.
A cura di Stefano Rizzuti
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Gli iscritti alla piattaforma Rousseau potranno votare per 24 ore per cambiare la regola del doppio mandato. Sul sito degli attivisti del Movimento 5 Stelle si voteranno due quesiti: uno sulla modifica del mandato zero per i consiglieri comunali e l’altro sulle alleanze del M5s a livello comunale, in vista del voto amministrativo di settembre, con i partiti tradizionali. Si vota dalle 12 di giovedì 13 agosto alle 12 di venerdì 14 agosto. Tutti gli iscritti potranno votare, purché siano registrati da almeno sei mesi e abbiano un documento certificato per accedere alla votazione. Il voto viene ritenuto particolarmente importante dopo la decisione di Virginia Raggi di ricandidarsi a sindaco di Roma: candidatura che sarebbe possibile, per il primo cittadino uscente, solo dopo l'approvazione delle modifiche sul doppio mandato.

La posizione del M5s sul mandato zero

È il reggente pentastellato, Vito Crimi, a spiegare perché si sia deciso di procedere con queste due votazioni, fornendo indirettamente anche il suo parere soprattutto sulla regola del doppio mandato. Gli incontri sui territori, secondo Crimi, hanno fatto emergere l’importanza del tema dei mandati elettorali dei consiglieri comunali: “I consiglieri comunali sono la prima linea delle istituzioni sul territorio. Ascoltano direttamente la voce dei cittadini e della comunità nella quale vivono e lavorano, ne raccolgono le istanze e si attivano per risolvere i problemi in sede consiliare. (…) Più che un lavoro è un’attività di servizio, spesso svolta senza il miraggio di lauti stipendi, indennità e rimborsi a pioggia, ma sostenuta talvolta a proprie spese”.

Crimi si sofferma quindi sul limite dei due mandati, che era stato “introdotto per evitare che la politica diventasse una professione e che si concentrasse un eccessivo potere nelle mani degli eletti. (…) Il limite al mandato elettorale era stato dunque pensato principalmente per parlamentari e consiglieri regionali. Ma con il tempo ci si è resi conto di quanto fosse difficile paragonare l’attività politica che si svolge in Parlamento e nei consigli regionali, a quella che si realizza in un consiglio comunale: qui il professionismo della politica è quasi inesistente e senza un puro, sincero, spirito di servizio, è difficile andare avanti. Abbiamo già approvato a larga maggioranza il concetto di “mandato zero” che ha però mostrato, nella sua concreta applicazione, delle criticità dovute alla complessità. Per questo motivo, anche nell’ottica di semplificare e di rendere più flessibili le nostre regole interne, intendo sottoporre alla decisione degli iscritti la proposta di stabilire che un mandato da consigliere comunale deve intendersi come escluso dal computo dei due mandati, in qualunque momento esso sia svolto”.

Il quesito sul doppio mandato

Il primo quesito, quello relativo alle regole del mandato zero, recita: “Sei d’accordo a impegnare il Capo Politico ed il Comitato di Garanzia a modificare il cosiddetto mandato zero, escludendo dal conteggio del limite dei 2 mandati elettivi, un mandato da consigliere comunale, municipale e/o Presidente di Municipio?”. In sostanza si propone di modificare il mandato zero prevedendo che un iscritto può “considerare il primo e/o l’unico mandato da consigliere comunale/ municipale e/o Presidente di Municipio come nullo al fine del conteggio dei due mandati”. Inoltre un “consigliere comunale in carica, può decidere di candidarsi ad una qualsiasi carica elettiva ed interrompere il  mandato comunale in caso di elezione. Per i consiglieri e/o Presidenti di Municipio di un gruppo di maggioranza è necessario che tutti gli altri consiglieri all’unanimità diano il consenso alla candidatura”.

Il quesito sulle alleanze alle comunali

Il secondo quesito riguarda le possibili alleanze, in alcuni territori, alle elezioni comunali. Crimi spiega: “Il nostro regolamento prevede che a livello locale si possano promuovere alleanze con liste civiche, in conformità con il voto espresso dagli iscritti nel luglio 2019, che ha accolto con favore questa proposta. In alcuni Comuni sono stati avviati dei percorsi di confronto e condivisione di programmi che potrebbero far convergere in coalizione non soltanto liste civiche ma anche il Partito Democratico. In questi Comuni, in un caso il candidato sindaco potrebbe essere un candidato del Movimento 5 Stelle, mentre negli altri sarebbe un candidato civico espressione della coalizione”. Quindi il quesito per chiedere agli iscritti se sono d’accordo, in alcuni casi, a un’alleanza con il Pd è il seguente: “Sei d’accordo con la proposta del Capo Politico di valutare, sentito il Comitato di Garanzia, la possibilità di alleanze per le elezioni amministrative, oltre che con liste civiche, anche con i partiti tradizionali?”.

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