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L’Italia e l’Ue hanno bisogno di più migranti, lo dice anche il governatore di Bankitalia Panetta

Senza un aumento degli ingressi regolari e controllati di persone migranti, l’invecchiamento in Unione europea (e soprattutto in Italia) continuerà. Ci saranno sempre meno persone in età da lavoro, con un impatto negativo sull’economia. A dirlo è stato il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta.
A cura di Luca Pons
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Con l'invecchiamento della popolazione, in Europa, nei prossimi anni "si rischia un forte calo dell'offerta di lavoro e quindi della crescita potenziale dell'economia europea". Quindi, serve "uno sforzo significativo per consentire un ingresso regolare e controllato di immigrati e la loro integrazione nel mercato del lavoro". La questione non può "essere affrontata dagli Stati membri singolarmente", infatti è necessaria una "politica di immigrazione comune" per evitare "squilibri" tra i vari Paesi e coordinare gli arrivi per motivi di lavoro. Questo è l'avvertimento che Fabio Panetta, governatore della Banca d'Italia, ha lanciato oggi durante la cerimonia in cui ha ricevuto una laurea ad honorem dall'università Roma Tre.

Gli Stati dell'Ue, ha ricordato Panetta, "stanno affrontando la sfida dell'invecchiamento e del calo della popolazione", e l'Italia è capofila in questo: le nascite sono in calo e l'invecchiamento sarà sempre più evidente. In Ue, la stima Eurostat è che nei prossimi quindici anni la popolazione in età lavorativa scenderà del 7%, un calo che sarebbe quasi doppio (13%) se non ci fosse l'immigrazione di cittadini extracomunitari. L'avviso di Panetta suona ancora più attuale l'Unione europea ha da poco approvato il nuovo Patto migrazione e asilo, che non aiuterà ad aumentare gli ingressi regolari e controllati. Una politica comune è "essenziale per attrarre lavoratori qualificati, in grado di contribuire all'innovazione nei sistemi produttivi anche come imprenditori".

Le richieste di Panetta all'Europa: "Più integrazione e investimenti comuni su clima, energia e difesa"

Panetta ha anche guardato più in generale alla situazione dell'Europa, e alla sfida della crisi climatica: "L'economia europea", ha detto, "non può rimanere dipendente dai combustibili fossili". Per questo bisogna aumentare "la produzione di energia pulita senza escludere alcuna tecnologia", incluso quindi il nucleare, "promuovendo la decarbonizzazione dei processi industriali e investendo in una rete infrastrutturale integrata per gas ed elettricità". L'energia non è l'unico settore in cui l'Ue si è concentrata troppo sulle esportazioni: oggi questa scelta è "sempre più rischiosa", e si va verso un rafforzamento della domanda interna.

Su temi come questi, la transizione climatica e anche quella digitale, così come per portare la spesa militare al 2% del Pil, La stima di Panetta è che servano "800 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati" in tutta Europa. È chiaro quindi che i Paesi non possono farcela da soli: "Un programma di tale portata richiede di impegnare il bilancio dell'Ue" e non può "ricadere soltanto sui singoli Stati membri". Peraltro, ha sottolineato il governatore di Bankitalia, quando si parla di "sicurezza energetica, transizione digitale, produzione di tecnologia, immigrazione, difesa" si sta parlando di "beni pubblici europei". Dunque, è normale che servano "interventi anch'essi europei. In questi settori i vantaggi di un'azione congiunta vanno ben oltre la sfera finanziaria". Una richiesta non molto diversa da quella avanzata dall'ex premier Enrico Letta nel suo rapporto all'Ue, e anche da Mario Draghi.

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