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Il discorso integrale di Liliana Segre al Senato: “Su banco più alto a 100 anni da marcia su Roma”

Il discorso di Liliana Segre al Senato in occasione dell’apertura della nuova legislatura. La senatrice a vita ha richiamato la politica ai suoi doveri e ha parlato tanto della sua esperienza: “Nel centenario della marcia su Roma tocca proprio a me la presidenza momentanea di questo tempio di democrazia”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Nella veste inedita di presidente provvisoria del Senato, Liliana Segre comincia il suo discorso ringraziando il Presidente Mattarella, Papa Francesco e il Presidente emerito Napolitano. Poi passa alle sue considerazioni: "Incombe su di noi in queste settimane l'atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà e terrore in una follia senza fine – dice la senatrice a vita – Mi unisco alle parole puntuali del Presidente della Repubblica: la pace è urgente e necessaria, la via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino".

"Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva. In questo mese di ottobre in cui cade il centenario della marcia su Roma che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio a me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica. Il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente, perché ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre – continua Segre – È impossibile per me non provare una specie di vertigine, ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita fu costretta dalle leggi razziste a lasciar vuoto il suo banco di scuola elementare. E che quella stessa oggi si trova, per uno strano destino, addirittura sul banco più prestigioso del Senato".

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"Il Senato è un'istituzione profondamente rinnovata, non solo negli equilibri politici e nelle persone, non solo perché hanno potuto votare i giovani dai 18 ai 25 anni, ma soprattutto perché gli eletti sono ridotti a duecento – sottolinea la senatrice a vita – L'appartenenza a un così rarefatto consesso non può che accrescere in tutti noi la consapevolezza che il Paese ci guarda, che grandi sono le nostre responsabilità e grandi le opportunità di dare l'esempio. Non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con disciplina e onore".

"Lasciamo fuori da questa Assemblea la politica urlata che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica alta e nobile, che senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti dia prova di rispetto per gli avversari. Si apra sinceramente all'ascolto e si esprima con gentilezza – insiste Segre – Le elezioni del 25 settembre hanno visto una vivace competizione tra i diversi schieramenti e il popolo ha deciso, è l'essenza della democrazia. La maggioranza uscita dalle urne ha il diritto e dovere di governare, le minoranze di fare opposizione".

Poi la senatrice a vita sottolinea:

Le grandi democrazie mature dimostrano di essere tali se, al di sopra delle divisioni, sanno ritrovarsi unite in un nucleo essenziale di valori condivisi, di istituzioni rispettate ed emblemi riconosciuti. In Italia l'unità deve manifestarsi sulla Costituzione repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma il testamento di centomila morti caduti per la lunga lotta della libertà che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede come capofila Giacomo Matteotti. Il popolo italiano ha sempre sentito amica la propria Costituzione, quando sono stati interpellati i cittadini hanno sempre scelto di difenderla. È anch'essa perfettibile, ma se le energie che da decenni vengono spese per cambiarla fossero state impiegate per attuarla il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice.

Le grandi nazioni dimostrano di essere tali anche riconoscendosi nelle festività civili. Perché non dovrebbe essere così per il popolo italiano? Perché dovrebbero essere vissute come date divisive anziché con autentico spirito repubblicano? Il 25 aprile, festa della Liberazione, il 1 maggio, festa del lavoro, 2 giugno, festa della Repubblica. Sono date che scandiscono un patto tra generazioni. Grande potrebbe essere l'esempio per gesti nuovi e inattesi, superando gli steccati e assumendo una comune responsabilità nella lotta al linguaggio dell'odio e contro la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni.

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Infine conclude: "Mi auguro che la nuova legislatura veda un impegno concorde di tutti i membri di questa Assemblea per tenere alto il prestigio del Senato, tenere alte le sue prerogative. Da molto tempo viene lamentata da più parti una mortificazione del potere legislativo, serve una sana e leale collaborazione istituzionale". E ancora: "Auspico che tutto il Parlamento sappia mettere in campo, insieme al governo, un impegno straordinario e urgentissimo per raccogliere il grido di dolore di famiglie e imprese. Avremo sempre al nostro fianco l'Unione europea con i suoi valori e la concreta solidarietà di cui si è dimostrata capace. Non c'è un momento da perdere. Dalle istituzioni democratiche deve arrivare il segnale chiaro che nessuno verrà lasciato solo prima che la paura e la rabbia possano raggiungere livelli di guardia e tracimare".

"Senatrici e senatori, buon lavoro".

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