L’Egitto blocca i partecipanti alla Marcia per Gaza, rimpatriati anche degli italiani

Sarebbero circa quindici gli italiani fermati al Cairo dalle autorità egiziane, di cui alcuni già rimpatriati e altri in attesa di essere mandati nuovamente in Italia. La loro ‘colpa' sarebbe stata volare in Egitto per partecipare alla Marcia globale per Gaza, un'iniziativa nata dalla società civile che ha raccolto adesioni da moltissimi Paesi nel mondo. "Non solo gli italiani, ma tutti gli occidentali vengono rimpatriati", ha denunciato Antonietta Chiodo, portavoce della delegazione italiana, in un video sui social. "È una vera e propria deportazione", una "chiara violazione del diritto internazionale".
Tra gli italiani fermati ci sarebbero due studenti, Andrea Usala e Vittoria Antonioli Arduini. A renderlo noto è la Scuola Holden, a cui i due ragazzi risultano iscritti. "Sono stati fermati all’aeroporto del Cairo, mentre stavano cercando di unirsi alla marcia internazionale per Gaza. I due ragazzi fanno parte del gruppo che dal 19 maggio ha occupato con tende e bandiere piazza Castello e piazza San Carlo a Torino – ribattezzate simbolicamente Piazza Palestina – per tenere alta l’attenzione e chiedere giustizia per Gaza. Secondo le notizie che si hanno al momento è probabile che Andrea Usala e Vittoria Antonioli Arduini vengano espulsi dall’Egitto e rimpatriati in Italia", chiarisce la nota. La Scuola Holden "esprime forte preoccupazione per la loro situazione e auspica che con il contributo di tutte le autorità competenti la situazione si risolva nel più breve tempo possibile".
L'iniziativa della marcia per Gaza aveva preso piede nelle ultime settimane, portando migliaia di persone a spostarsi verso l'Egitto. E il programma non è cambiato, come hanno comunicato gli organizzatori: "La marcia su Gaza continua anche se 170 persone affrontano rallentamenti e deportazioni all'aeroporto del Cairo", hanno specificato, dicendo che gli aderenti alla manifestazione hanno "rispettato le procedure legali delle autorità egiziane" e che "migliaia di partecipanti alla marcia sono già in Egitto, pronti a iniziare il viaggio per El Arish domani e poi continuare a piedi verso Rafah, dove speriamo di arrivare domenica".
L'intenzione della marcia sarebbe di arrivare fino al valico di Rafah, il confine con la Palestina che è presidiato dalle forze militari israeliane, per denunciare i massacri di civili in corso nella Striscia. "Speriamo di riuscire a lavorare con il governo egiziano, un partner fondamentale. Le nostre priorità sono le stesse: esigere la fine del genocidio palestinese", hanno scritto gli organizzatori. Ma l'Egitto di Al Sisi, evidentemente, ha deciso di opporsi.
Ad alzare la tensione, secondo quanto riportato dal Jerusalem Post, sarebbe stato anche il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, che avrebbe chiesto all'Egitto di fermare i manifestanti definendoli "sostenitori di Hamas" e avrebbe chiarito che in caso contrario sarebbe intervenuto l'esercito di Israele, "senza linee rosse". La portavoce Chiodo ha lanciato l'allarme: "Ci sarà un massacro al confine, un massacro di arabi. Stanno portando via tutti gli occidentali per creare incidenti diplomatici con gli Stati che li sostengono".
La parte più sostanziosa delle delegazioni straniere doveva ancora arrivare nel Paese. L'intervento dell'Egitto, quindi, potrebbe essere mirato anche a scoraggiare la partecipazione. Ora i controlli effettuati in aeroporto sono stringenti per chiunque arrivi dall'Europa. Nel frattempo, una delegazione tunisina composta da migliaia di persone si sta invece muovendo con auto e bus.
Alcuni degli attivisti espulsi sono stati prelevati questa notte direttamente dai loro hotel e portati in aeroporto, in altri casi invece le autorità egiziane sono intervenute appena gli interessati erano scesi dall'aereo. Gli italiani sarebbero quindici. Il consolato italiano "sta accudendo tutti gli italiani bloccati che volevano partecipare", ha assicurato il ministro degli Esteri Tajani, sottolineando che la "marcia verso Gaza non è stata autorizzata".
Sempre sul piano politico, il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Marco Grimaldi ha chiesto al ministro di intervenire: "Alcuni sono stati fermati, i loro passaporti ritirati. Altri sono stati rimpatriati, o meglio, deportati. Sto parlando di attivisti, medici, artisti e cittadini provenienti da 54 Paesi".