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Legittima difesa

Legittima difesa, Faraone (Pd): “Questa riforma è una porcheria, non è nel nostro Dna”

Davide Faraone, senatore del Pd, commenta l’approvazione della riforma sulla legittima difesa, e spiega come mai il suo partito abbia votato contro il provvedimento ma sia stato attaccato da LeU: “Dire che siamo stati morbidi con un provvedimento che giudichiamo una porcheria è un’accusa assolutamente strumentale, fatta da chi, in questo caso a sinistra, pensa di guadagnare consenso parlando male degli altri”.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'approvazione al Senato della riforma della legge sulla legittima difesa ha portato ieri allo scontro tra Pd e LeU: i dem hanno votato insieme a Lega e M5S sull'articolo 2, quello che prevede la possibilità di giustificare la difesa se il cittadino si trova in ‘stato di grave turbamento'. Ma il Pd boccia la riforma: "Questo provvedimento è una porcheria. Pochi giorni fa ho indossato una maglietta che riassume il mio pensiero", ribadisce il senatore Davide Faraone, contattato da Fanpage.it. Con l'esponente dem abbiamo cercato di fare chiarezza, per capire cosa è successo ieri a Palazzo Madama.

Cosa cambia adesso per i cittadini?

Ci stiamo americanizzando. Eppure nel nostro Paese non esiste una ‘cultura' dell'uso delle armi da fuoco. Se si chiede a un qualsiasi italiano di prendere in mano un'arma e di sparare risponderà che ha paura, essendo cresciuto in un contesto di pace. Il clima di insicurezza è innegabile, i casi di cronaca di questi ultimi giorni lo dimostrano, basti pensare a quello che è successo nel quartiere San Lorenzo a Roma, dove una ragazza di 16 anni è morta dopo una violenza di gruppo. Ma la difesa deve essere gestita dallo Stato, che deve farsi carico dell'ordine e dell'incolumità dei cittadini. Noi come Partito Democratico siamo sempre stati più che favorevoli a potenziare i controlli per le strade, con un maggiore impiego delle forze dell'ordine, con più Esercito. I nostri emendamenti, in cui richiedevamo più soldi per la difesa dei cittadini, sono stati tutti bocciati. Invece abbiamo fatto nostra l'idea portata avanti da Trump, secondo cui al fuoco dei criminali si risponde con il fuoco delle persone per bene, fino a proporre le pistole in classe per gli insegnanti come deterrente per le stragi che avvengono negli Stati Uniti nelle scuole. Un approccio che è assolutamente distante dal nostro Dna.

In questo momento sembra che agli italiani non basti che ad occuparsi della sicurezza sia lo Stato. 

La domanda di una maggiore sicurezza da parte dei cittadini è legittima. Ci sono alcuni contesti in cui in questo momento è difficile vivere. Ma la protezione è data dalla costruzione delle condizioni più idonee, affinché le forze dell'ordine svolgano al meglio il proprio lavoro. Ma se si somma il provvedimento approvato ieri al dl Sicurezza che discuteremo nei prossimi giorni, sembra che questo governo stia alimentando piuttosto l'insicurezza e favorendo il terrorismo.

Si spieghi meglio.

Fino ad oggi l'Italia non è stata mai un Paese che ha subito clamorosi attentati terroristici, al contrario di tanti altri più colpiti. Fino ad oggi il governo italiano è stato considerato in grado di gestire determinati processi, di accoglienza e integrazione. Fino a quando non è arrivato Salvini, e le sue politiche sull'immigrazione. Ora stiamo dando una percezione diversa ai Paesi del Nord Africa e al Mondo, come se volessimo entrare in guerra contro tutti. E questo clima di agitazione crea un humus favorevole all'insicurezza. Lo ricordava anche Minniti, che faceva il ministro invece di impiegare il proprio tempo a fare selfie. Con Marco Minniti agli Interni abbiamo lavorato per costruire rapporti di collaborazione e dialogo con i Paesi da cui provengono questi immigrati.

E perché, nonostante questo, il Pd al governo non è riuscito a rassicurare e a convincere le persone?

Noi portiamo avanti una visione radicalmente diversa da quella di Salvini, è evidente. Da una parte questo tema, quello della sicurezza, non può essere né di destra né di sinistra. C'è purtroppo, in certa sinistra, l'erronea credenza che questo tema sia appannaggio delle destre. Chiariamolo una volta per tutte: questo è un tema che interessa tutti, è trasversale. Ma dall'altra la soluzione non può che essere differente: non vogliamo garantire le pistole per tutti, ma come ho detto prima, rafforzare lo Stato dandogli i mezzi per occuparsi della difesa del cittadino.

Quando cita una ‘certa sinistra' si riferisce a Liberi e Uguali?

Non solo a loro, ma certamente anche. Noi con il Pd di Renzi abbiamo cercato di smontare alcuni pregiudizi assurdi, come quello dell'articolo 18. Chi governa ha il dovere di occuparsi della percezione dell'insicurezza, a prescindere dal fatto che sia di destra o di sinistra. L'idea che occorre invece appaltare la questione ad altri, alla Lega, è un'idea perversa. Decisivo è invece stabilire il modus operandi: Salvini affronta il problema con le ricette di Trump.

Con Liberi e Uguali vi siete scontrati in Aula per l'articolo 2, che voi avete votato. Cosa è successo?

Guardi, c'è l'abitudine, tipica di alcuni pezzi della sinistra, di creare incidenti ad hoc, per distorcere in modo ideologico alcune posizioni. La vera notizia è che il Pd ha votato contro un provvedimento che mette le armi in mano ai cittadini, invece di dare i soldi alle forze dell'ordine. Abbiamo votato a favore dell'articolo 2, che prevede lo ‘stato di grave turbamento', perché era una proposta del ministro della Giustizia Andrea Orlando, per cui siamo stati coerenti con la posizione assunta nella scorsa legislatura quando eravamo al governo. Siccome siamo all'opposizione ci si aspetta adesso che contraddiciamo quello che abbiamo fatto quando governavamo, pur di andare contro Lega e M5S? L'avevamo proposta prima la votiamo anche adesso.

Sembra però che sia stato proprio il sì del Pd a consentire al governo di premere il piede sull'acceleratore.

Le rispondo con un una maglietta che ho indossato pochi giorni fa, durante un intervento in tv: ‘Salvini sei un pistola. Sì alla sicurezza No alle armi in casa', recitava. E il ministro degli Interni mi ha attaccato ferocemente per questo. Dire che siamo stati morbidi con un provvedimento che giudichiamo una porcheria è un'accusa assolutamente strumentale, fatta da chi, in questo caso a sinistra, pensa di guadagnare consenso parlando male degli altri.

Il M5S sembra aver ancora una volta messo da parte i propri valori per fare un favore alla Lega, lei che idea si è fatto?

Questi dei Cinque Stelle praticano costantemente il voto di scambio con gli alleati di governo del Carroccio. Hanno mandato al macero i principi che avevano professato e portato avanti nella precedente legislatura, per ottenere altro. Non è certo un caso che in Aula sia stato messo in discussione poco prima il ddl sul voto di scambio politico-mafioso. Questo è avvenuto in cambio del ritiro degli emendamenti sulla legittima difesa. Stanno vendendo l'anima al diavolo pur di tenersi strette le poltrone.

Dopo le battute di Beppe Grillo sulle persone con autismo, che il comico ha fatto dal palco della kermesse Italia5Stelle, lei ha fatto un intervento critico in Senato. Ha avuto dei riscontri dal M5S?

Non c'è stata nessuna condanna da parte del M5S. Quando ho parlato io non c'è stata una sola presa di posizione da parte loro. Nessuno ha accennato un applauso, mentre domenica al Circo Massimo li sentivo sghignazzare quando il fondatore del Movimento parlava in quel modo delle persone con disturbo autistico. Grillo ha fatto una cosa gravissima, continuando a giocare con le parole e con questi argomenti, con una superficialità disarmante. Su questi temi si costruiscono le separazioni in questo Paese, sulla pelle dei più deboli. Il bersaglio sono una volta gli immigrati, un'altra volta i disabili. Che fa male prima di tutto alle famiglie, costrette a combattere ogni giorno contro una società che tende a isolare i propri figli. L'autismo è un tipo di disabilità che ha a che fare con la chiusura in sé stessi, con la ghettizzazione, con il mettersi da parte. Le istituzioni dovrebbero accompagnare queste persone, per far sì che riescano a socializzare. Un leader politico invece di denigrare queste persone in difficoltà in pubblica piazza, dovrebbe aiutarle a integrarsi. Con l'aggravante che gli esponenti pentastellati, invece di fischiarlo, lo acclamavano e ridevano.

Lei ha letto le giustificazioni di Grillo, sul ‘politically correct' che non dovrebbe esistere per i comici che fanno satira?

Io non pongo un problema politico. Avrei fatto le stesse osservazioni se a parlare fosse stato un mio compagno di partito. Qui il tema non è la licenza che i comici hanno di esprimersi come vogliono. Il tema è che le espressioni che ha utilizzato hanno colpito al cuore genitori come me, che quando sentono offendere gli ‘autistici', ricordano di colpo tutte le sofferenze e le difficoltà che hanno dovuto affrontare per rendere più ‘normale' e più ‘bella' la vita dei propri figli affetti da questo disturbo, e provano un senso di sconforto perché la società è troppo indietro. Ci sono famiglie, come la mia, che convivono con questo problema, e hanno persino difficoltà a trovare i terapisti. Famiglie che vorrebbero sentire le Istituzioni dalla loro parte. È inaccettabile che Grillo, da fondatore di un movimento politico, non abbia questa sensibilità.

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