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backstair / Lobby Nera

Lealtà azione: la destra istituzionale ci mette il nome, l’estrema destra la militanza e i voti

C’è un patto fra la destra istituzionale e quella militante che porta voti all’una e legittimazione all’altra. Come racconta la seconda puntata dell’inchiesta di Fanpage.it “La lobby nera”, Roberto Jonghi Lavarini ci conduce per mano in quella piega in cui Lega e Fratelli d’Italia si incontrano con movimenti di ultra destra come Lealtà Azione. Il consigliere regionale Massimiliano Bastoni e l’eurodeputata e consigliere comunale Silvia Sardone per la Lega e l’europarlamentare Carlo Fidanza sono i riferimenti per questo mondo di estrema destra.
A cura di Backstair
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La destra istituzionale ci mette il nome, i movimenti di estrema destra i militanti. È così che il “Barone nero” Roberto Jonghi Lavarini riassume il senso del patto fra Lega, Fratelli d’Italia e la galassia dei gruppi dell’ultradestra a Milano. È questa la ragione per cui la destra parlamentare non può rinunciare ad accordarsi con gli estremisti che animano i cortei e le manifestazioni identitarie.

Come racconta la seconda puntata dell'inchiesta di Fanpage.it "Lobby nera", in ballo c’è la legittimazione dell’ultra destra in cambio del sostegno materiale alla campagna elettorale: “Quelli (Lega e Fdi, ndr) hanno il partito istituzionale, il marchio, e questi (i movimenti estremisti, ndr) hanno una militanza che se la scorda qualunque partito a Milano – spiega sottovoce Jonghi Lavarini durante una manifestazione di Lealtà Azione con la Lega – E loro in cambio, siccome non gli possono dare posti istituzionali, dicono: “Io ti faccio eleggere però tu metti il mio…”. Nelle segreterie di regione sono tutti nazisti. Hai capito qual è il trucco?”, chiosa il Barone.

Il trucco è molto efficace. Lo sa bene la Lega, che da oltre un quinquennio porta avanti a Milano e poi in tutta Italia una solida alleanza con il movimento di estrema destra Lealtà Azione. Un patto che ha portato al reciproco sostegno di esponenti leghisti di primo piano in tutti i livelli istituzionali: Massimiliano Bastoni al consiglio regionale lombardo, Silvia Sardone al consiglio comunale di Milano e all’europarlamento, Igor Iezzi, Paolo Grimoldi, William De Vecchis e Jari Colla in Parlamento.

Gli episodi dell’inchiesta

Il consigliere regionale Max Bastoni è uno dei più saldi punti di riferimento di Lealtà Azione nel partito di Matteo Salvini. Bastoni, in passato assistente dell’ex deputato leghista Mario Borghezio, non ha problemi con l’etichetta del fascismo: “Si preoccupano di quei fascisti cattivi di Lealtà Azione ma io sono orgoglioso di collaborare con loro e di far parte di questa associazione. Se questi sono i fascisti, io ribadisco che essere fascista non è assolutamente un’offesa.” Durante la campagna elettorale di Bastoni in vista delle ultime comunali, gli eventi organizzati dalla Lega e da Lealtà Azione hanno finito per sovrapporsi e quasi confondersi. A cominciare dalla base operativa scelta da Bastoni e da Silvia Sardone, in via Pareto 16 a Milano, fra le mura della sede presa in affitto dal movimento, decorate con il logo di LA e con frasi e ritratti di Benito Mussolini.

Massimiliano Bastoni in presenza del gruppo di Jonghi rivendica i suoi punti di riferimento: “Vengo dalla scuola di mio padre che sul letto di morte si definì fascista con grande orgoglio e dalla scuola di un altro grande maestro, che è Mario Borghezio”. L’ex deputato leghista, infatti, è stato e resta tutt’ora il capostipite della corrente di estrema destra all’interno della Lega. Borghezio, che era stato vicino a Ordine Nuovo, si avvicinò alla neonata Lega Nord su consiglio di Maurizio Murelli, l’ex terrorista nero condannato a diciotto anni di reclusione per concorso morale nell’omicidio dell’agente di polizia Antonio Marino. Entrato nella Lega, Borghezio ha coltivato i rapporti con i movimenti di estrema destra e iscritto alcuni militanti al Carroccio. Fra i suoi allievi, oltre a quello di Max Bastoni, spicca il nome di Gianluca Savoini, il referente di Matteo Salvini al Cremlino, al centro dell’affaire Metropol.

Il punto di connessione fra “il partito istituzionale” e la “militanza”, nel caso del rapporto fra Lega e Lealtà Azione, ci spiega Jonghi, è Stefano Pavesi, da poco eletto per la seconda volta al consiglio di zona 8 a Milano. Pavesi, storico attivista del gruppo di ultra destra è presidente di una delle sue propaggini, l’associazione culturale Una voce nel silenzio: “La Lega ha fatto prendere riferimento Pavesi: è tramite lui che si è creato il gruppo Sardone – Bastoni – racconta Jonghi mentre svela perché Pavesi viene candidato solo al consiglio di zona – Se lo avessero candidato al comune si sarebbero trovati il nazista di Lealtà Azione eletto come primo nella Lega al comune di Milano”. Con lo stesso meccanismo che spiega Jonghi, scopriamo dallo stesso Pavesi che nel suo caso l’apporto alla campagna elettorale dell’europarlamentare Silvia Sardone gli è valso un posto a Strasburgo: “Lavoro per la Sardone al Parlamento europeo, sono assunto da lei”.

Non è solo un gruppo di ultras, si sta creando una rete che, su Milano città, sposta”, commenta Jonghi mentre la claque dei militanti acclama Pavesi, Sardone e Bastoni, il tridente di Lealtà Azione nella Lega. LA, che nasce come costola italiana della galassia Hammerskin, una formazione suprematista nota per aver compiuto violenze a sfondo razziale, ha inventato un nuovo modo di fare politica. Il movimento di estrema destra, che si ispira al leader della Guardia di Ferro Corneliu Zelea Codreanu, al colonnello delle SS Léon Degrelle e che è radicata nelle curve del calcio, si fa conoscere come una federazione di associazioni culturali. Così, senza esporre troppo il logo controverso dell’associazione, Lealtà Azione si manifesta sotto forma di volontari che distribuiscono pacchi alimentari ai più bisognosi, che organizzano tornei di calcetto contro la pedofilia, che soccorrono animali randagi, che tutelano il paesaggio, che promuovono gli sport da combattimento.

Già siamo fascisti – dice Pavesi al nostro giornalista sotto copertura – in più c’è il fatto che a Milano il centrosinistra è molto forte, dobbiamo sempre giocare un po’”, conclude, riferendosi alla necessità di spacchettare la propria propaganda in così tante attività. La principale e la più nota fra queste è la consegna degli aiuti alimentari alle famiglie che avviene attraverso la onlus Bran.co e l'associazione CooXazione e che vede spesso in prima linea i candidati della Lega. Come ci confermano Stefano Pavesi e Massimiliano Bastoni una parte dei pacchi alimentari che vengono distribuiti da Lealtà Azione per la campagna elettorale della Lega provengono dal Banco Alimentare, una importante fondazione finanziata anche con contributi pubblici, che nel suo codice etico è perentoria: “Sono comunque escluse collaborazioni di qualsiasi tipo con soggetti che svolgono propaganda politica […] nonché il sostegno di realtà che mirano a limitare la libertà e la dignità dei cittadini o a promuovere forme di discriminazione.”

Ma Lealtà Azione può contare anche su altre sponde. Come emerso nel corso dell'inchiesta, Carlo Fidanza, l’eurodeputato di Fratelli d’Italia al centro della prima puntata dell’inchiesta “La Lobby nera”, è uno dei referenti di Lealtà Azione al Parlamento Europeo. A svelarlo è uno dei leader del movimento di estrema destra: “Noi abbiamo più contatti sull’Europa, o su Roma, o in regione, o dove serve. Noi su Milano siamo in quota Lega, giù a Lodi siamo con Fratelli d’Italia, un referente è Carlo Fidanza, che è un europarlamentare”.

Carlo Fidanza, infatti, ha partecipato a diverse edizioni della Festa del Sole, all’annuale raduno del movimento, in compagnia di altri esponenti della destra locale, come l’ex assessore regionale al welfare di Forza Italia Giulio Gallera e i parlamentari leghisti Igor Iezzi e Simone Pillon. Che Carlo Fidanza fosse contiguo a questo mondo, però, lo dimostrava già un video del 2019, in occasione del 29 aprile, giorno della commemorazione di Sergio Ramelli. Quella volta, l’eurodeputato, in prima fila con Max Bastoni, mediava animosamente con il reparto mobile della polizia mentre il corteo non autorizzato di cui faceva parte puntava a onorare con saluti romani e il rituale del “Presente!” la memoria del giovane militante del Fronte della gioventù.

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