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Morte di Silvio Berlusconi

L’antiberlusconismo ha fatto più male che bene alla sinistra italiana

Il centrosinistra in Italia ha costruito per anni la propria identità in negativo rispetto a quella di Silvio Berlusconi. Ma il “legittimismo costituzionale” che presentava l’alleanza tra destra, Lega e Forza Italia come un’anomalia da correggere mostra ancora oggi tutti i suoi limiti.
A cura di Valerio Renzi
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L'antiberlusconismo ha fatto più danni di Silvio Berlusconi, non tanto all'Italia quanto alla sinistra.

Negli anni in cui il Cavaliere ha esercitato un indiscusso potere politico, un'indiscussa egemonia e controllato saldamente l'informazione, il centrosinistra ha costruito la propria immagine in modo speculare a quella di Silvio Berlusconi e della sua coalizione.

Contro i barbari pagani di Umberto Bossi, contro i fascisti di Gianfranco Fini e i vecchi democristiani riciclati di Buttiglione e Casini, tenuti tutti insieme dall'uomo più ricco d'Italia che non perdeva occasione di calpestare le regole formali della democrazia e disprezzare la liturgia repubblicana, il centrosinistra ha costruito la sua identità. Un'identità che persiste tutt'oggi nonostante la sua debolezza nel progetto del Partito Democratico.

Silvio Berlusconi e la destra che si è costruita attorno alla sua leadership, ha consolidato un blocco elettorale politico e sociale che, per breve tempo e in modo ambiguo, è stato scalfito solo dai successi del Movimento 5 Stelle. Un elettorato che di volta in volta si può affidare al partito e al leader che appare più credibile (per lungo tempo Berlusconi, per qualche anno Salvini e oggi Meloni), e che ha sposato un programma di massima che prevede meno tasse e meno Stato in campo economico, e allo stesso tempo uno Stato autoritario e pervasivo quando si tratta di sicurezza. Un progetto politico insofferente alle formalità e alla sostanza delle garanzie e dei contrappesi di una democrazia matura, che ha avuto la capacità di presentarsi con un progetto concreto agli elettori lungo tutta la seconda repubblica.

L'altro campo politico, quello del centrosinistra dell'Ulivo di Romano Prodi per intenderci, ha costruito il proprio programma negli anni soprattutto in opposizione all'avversario, nella paura che Berlusconi e i suoi alleati prendessero il potere stravolgendo la democrazia rappresentativa e le sue regole. Mentre erano lì a lanciare strali contro il populismo (che ancora non si chiamava così), non si sono accorti che difendevano un mondo che non esisteva più. Sono riusciti addirittura a costruire un sentimento di inguaribile nostalgia per la Prima Repubblica, quando i politici erano persone serie, e i partiti erano davvero partiti e non aziende, quando la gente andava a votare etc.

L'antiberlusconismo è stato soprattutto un "legittimismo costituzionale", che si è sostanziato nella difesa acritica dell'esistente che, diciamocelo, non era e non è un granché con Silvio Berlusconi o senza Silvio Berlusconi. Lo spettro del Cavaliere ha funzionato da collante ideologico per una proposta politica debole, agita sempre in negativo. A questo aggiungiamoci la tentazione di risolvere i conti con l'avversario politico per via giudiziaria che c'è stata e c'è ancora oggi.

Alla fine l'antiberlusconismo ha ridotto la differenza tra centrodestra e centrosinistra a un fatto di modi, di etichetta. Da una parte quello che oggi chiamiamo "politicamente corretto", dall'altra una destra che si esprime con orribili barzellette sessiste, slogan razzisti e non riesce proprio a dirsi antifascista quando proprio non gli piace Mussolini. Coerentemente a questo abito la destra ha costruito un programma. Dall'altra parte il centrosinistra ha difeso la Costituzione sì, ma solo nel suo abito formale, per il resto non riuscendo a proporre una narrazione diversa da quella di Berlusconi, figuriamoci una politica diversa.

Berlusconi ha rappresentato lo spauracchio da agitare mentre si facevano le stesse cose (più o meno) che faceva la destra in campo economico e sociale. Senza forzare i limiti costituzionali, ma lasciando la carta inapplicata in quello che è il suo cuore: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

Ora Berlusconi non c'è più, l'antiberlusconismo ha però sedimentato un'eredità profonda nella cultura politica della sinistra in Italia. Che è parte del problema.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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