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La difesa di Luca Morisi: “Il flacone con il liquido non apparteneva a lui”

La difesa di Luca Morisi fa sapere che il flacone con del liquido, sul cui contenuto l’Autorità giudiziaria sta compiendo i necessari accertamenti, non apparteneva al guru della comunicazione di Salvini, che quindi “non può averlo ceduto a terzi”. Fonti della difesa aggiungono che “C’è piena fiducia nel lavoro della procura e delle forze dell’ordine”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il caso di Luca Morisi, fino allo scorso 1 settembre a capo della comunicazione social di Matteo Salvini ribattezzata la ‘Bestia', continua a impensierire gli esponenti della Lega. Morisi aveva lasciato tutti gli incarichi nel partito "motivi familiari", prima che venisse fuori l'indagine a suo carico a Verona per cessione e detenzione di droga. L'iscrizione nel registro degli indagati è avvenuta dopo che due ragazzi stranieri, fermati lo scorso agosto dai carabinieri, lo hanno accusato di aver ricevuto sostanze stupefacenti da lui. Ma su queste sostanze, in particolare un flacone con del liquido, l'Autorità giudiziaria sta compiendo i necessari accertamenti, e potrebbero servire diverse settimane per conoscere i risultati. Il guru della comunicazione di Salvini è difeso da Fabio Pinelli, lo stesso avvocato che aveva difeso il senatore della Lega Armando Siri nel caso Arata.

"Il flacone con del liquido non era di Luca Morisi, il quale – evidentemente – non può averlo ceduto a terzi", hanno fatto trapelare fonti della difesa dell'ex social media manager del Capitano.
Proprio per questo, aggiungono le stesse fonti, "c'è piena fiducia nel lavoro degli inquirenti" e condivisione delle parole del procuratore della Repubblica di Verona secondo il quale "si tratta di un fatto banale per quanto riguarda l'autorità giudiziaria". 

Il flacone rinvenuto nell'auto dei due ragazzi potrebbe contenere, a quanto si apprende, Ghb, una sostanza nota anche come droga dello stupro. I due sono stati fermati in una strada provinciale dopo essere stati a casa di Morisi per diverse ore, circa 12. Ai militari i giovani stranieri hanno spiegato che quel liquido trovato durante l'ispezione nel portaoggetti della loro auto era appunto Ghb, e che gli è stato fornito da Morisi.
I carabinieri hanno deciso di compiere un'ispezione presso l'abitazione di Morisi al cascinale di Belfiore, dove si trovava anche un italiano 50enne, e durante la perquisizione nella casa sono stati trovati due grammi di cocaina, una quantità compatibile con l'uso personale e il cui possesso viene punito come un illecito amministrativo e non penale. Lo spin doctor di Salvini ha assicurato nella sua dichiarazione di ieri di non aver commesso alcun reato.

Indagato uno dei due romeni

Inoltre, il legale di Morisi ha precisato che nel corso della perquisizione a casa del suo cliente non è stato sequestrato materiale informatico, né smartphone né pc. A quanto apprende l'Adnkronos, infine, uno dei due romeni fermati durante il controllo, sarebbe indagato per cessione di stupefacenti dalla Procura di Verona, nell'ambito dell'inchiesta che ha coinvolto Luca Morisi.

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