Camera approva il dl Infrastrutture, cosa cambia per Euro 5, spiagge, autovelox e pedaggi: tutte le novità

Il decreto Infrastrutture si avvicina alla conversione in legge: dopo l'approvazione della Camera, arrivata con 141 voti a favore e 59 contrari, manca solamente il via libera del Senato, atteso entro il 20 luglio (quindi senza nessuna modifica). Nel testo c'è il rinvio del divieto di circolazione per le auto diesel Euro 5 in diverse Regioni del Nord, e in più si prevede di mappare gli autovelox attivi. Ci sono novità anche per quanto riguarda il Ponte sullo Stretto, e per le spiagge la stagione balneare potrà variare da una Regione all'altra. Dopo la polemica interna al governo e alla maggioranza, invece, è stata lasciata fuori la modifica che avrebbe portato a un rialzo dei prezzi dei pedaggi autostradali.
Le nuove regole per mappare gli autovelox
Per quanto riguarda gli autovelox, dopo le modifiche arrivate alla Camera il testo prevede che i Comuni siano obbligati a dichiarare e censire al ministero dei Trasporti tutti gli strumenti che usano "per l'accertamento della violazione dei limiti di velocità". Senza questa procedura gli autovelox saranno considerati di fatto inutilizzabili.
La norma arriva dalla Lega, che l'ha promossa come una misura contro gli "autovelox per fare cassa". Ma in realtà restano molti aspetti ancora da chiarire. Un altro provvedimento futuro dovrà specificare in che modo i Comuni devono trasmettere al ministero le informazioni sugli autovelox. L'obiettivo è creare un'unica mappa nazionale con tutti i dispositivi di controllo della velocità, ma servirà parecchio tempo.
Dal decreto, invece, non arriva una risposta al fatto che in primavera una sentenza della Cassazione ha stabilito che le multe fatte sulla base di autovelox "approvati" ma non "omologati" non sono valide. Per adesso, mancano ancora le indicazioni specifiche del ministero su come un autovelox debba essere "omologato".
Quando parte il blocco dei diesel Euro 5 e dove
Un'altra norma inserita nel decreto è quella sulle auto diesel Euro 5. In alcune Regioni – Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto – da ottobre avrebbe dovuto partire un blocco di questi veicoli, almeno nei giorni feriali e nelle ore centrali della giornata. La misura, varata dal governo Meloni, era la conseguenza di una procedura d'infrazione della Commissione europea per l'aria troppo inquinata del Nord Italia. Ma il governo, di nuovo con un emendamento della Lega, ha deciso di fare marcia indietro.
Il blocco scatterà solamente dal 1° ottobre 2026, rinviato di un anno. E non coinvolgerà tutti i Comuni con oltre 30mila abitanti, come previsto in precedenza, ma solo quelli sopra i 100mila abitanti. In ogni caso, se le Regioni interessate si impegneranno ad adottare degli altri piani per migliorare la qualità dell'aria, potranno anche decidere di non applicare affatto il blocco.
Le misure sul Ponte sullo Stretto
Una parte sostanziale del decreto Infrastrutture è dedicato al Ponte sullo Stretto di Messina. Alcuni interventi sono apparentemente tecnici, ma avranno conseguenze importanti. Ad esempio, la società Stretto di Messina, che ha la concessione per la costruzione del Ponte, diventerà ufficialmente una "stazione appaltante qualificata". Questo significa che potrà gestire in autonomia gli appalti per i lavori, in modo da velocizzare l'opera. Resterà comunque il controllo dell'Anticorruzione, e non è finita nel testo la norma che avrebbe rischiato di allentare i controlli antimafia (ipotesi che aveva portato anche all'intervento di Sergio Mattarella).
Spiagge, cambia la stagione balneare
Per le spiagge, la durata della stagione balneare non sarà più identica in tutto il territorio nazionale. Infatti, ciascuna Regione o ente locale potrà decidere in autonomia di slittare di una settimana rispetto ai paletti già previsti, in anticipo o in ritardo. Si potrà andare quindi dalla metà di maggio fino alla fine di settembre, oppure accorciare da inizio giugno a metà settembre. Sarà possibile sforare la durata complessiva di quattro mesi. In questo modo, ogni Regione potrà valutare in base alle esigenze del territorio quali siano le scadenze migliori per le spiagge, le esigenze e le condizioni del territorio.
Come è finito lo scontro sui pedaggi autostradali
Come è noto, il dibattito sui pedaggi autostradali si è risolto in un nulla di fatto. Lo scontro era nato da un emendamento del centrodestra che prevedeva l'aumento dei canoni che le autostrade devono versare ad Anas, la società a partecipazione pubblica che si occupa delle strade: un euro ogni mille chilometri percorsi, a partire dal 1° agosto; soldi che, con tutta probabilità, sarebbero stati recuperati dalle autostrade con un incremento del costo dei pedaggi.
Nel giro di poche ore, però, era scoppiata una polemica. Dopo gli attacchi delle opposizioni, anche Matteo Salvini aveva chiesto ufficialmente di ritirare la proposta, e tutti i partiti del centrodestra – con una certa confusione interna – avevano man mano concordato tirandosi indietro. Qualche giorno dopo la proposta era affondata definitivamente. Nel decreto non è rimasto nulla a riguardo. Resta irrisolto il problema alla base dell'emendamento, cioè che Anas ha effettivamente bisogno di più fondi.