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L’Italia Chiamò, il movimento dei sindaci che vuole cambiare il PdL

”Non siamo un nuovo partito, né una corrente, ma scendiamo in cambio per cambiare il partito sul serio”. E’ l’iniziativa dei dodici sindaci pidiellini che propongono un ”nuovo contratto sociale con gli italiani” con una apposita petizione.
A cura di Redazione
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L'Italia Chiamò, il movimento dei sindaci che vuole cambiare il PdL

Da un paio di giorni è online il sito del movimento dei sindaci e amministratori locali del Pdl, "L'Italia chiamò" (italiachiamo.it). «Un movimento che, attraverso un "nuovo contratto sociale" tra cittadini, si propone di rilanciare il merito e la credibilità» ha detto Pasquale Aliberti, primo cittadino di Scafati, nella conferenza di presentazione e come recita uno degli slogan, visualizzabile anche sulla pagina Facebook omonima. L'iniziativa è partita da dodici sindaci pidiellini Alessandro Cattaneo di Pavia, Guido Castelli di Ascoli, Paolo Perrone di Lecce, Pasquale Aliberti di Scafati, Giovanni Schiappa di Mondragone, Luigi Albore Mascia di Pescara,  Umberto Di Primio di Chieti, Maurizio Brucchi di Teramo, Nicola Ottaviani di Frosinone, Roberto Visentin di Siracusa, Oreste Perri di Cremona, Marco Zacchera di Verbania.

Scendono in campo per «cambiare il partito sul serio», anche se la loro iniziativa «non è contro qualcuno, non è contro Berlusconi, né contro Alfano, ma chiediamo cose concrete e devono arrivare in fretta, basta con i tentennamenti, altrimenti il nostro progetto politico sarà più forte». Dal sito sarà possibile sottoscrivere il manifesto "Insieme per l'Italia": una petizione online aperta a tutti i cittadini con la quale si chiedono "scelte drastiche": l'azzeramento dei vertici del partito; l'affermazione delle primarie come metodo di selezione meritocratica della nuova classe dirigente; il primato della legalità e dell'etica civica sugli opportunismi della politica; la definizione di un piano industriale di lungo periodo capace di rilanciare l'economia italiana che abbia come obiettivo l'abbattimento del debito pubblico – eredità della I e II repubblica che grava sulle spalle delle nuove generazioni – e infine il ripensamento radicale del rapporto tra istituzioni e cittadini.

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