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Job Act, Consulta lo boccia (di nuovo): calcolo dell’indennità di licenziamento è incostituzionale

La Corte Costituzionale ha stabilito ieri che l’indennità per licenziamento illegittimo per vizi formali non può essere ancorata solo all’anzianità di servizio, perché si tratta di un criterio troppi rigido., La Corte si è espressa ancora una volta sull’articolo 4 del decreto legislativo 23 del 2015 varato dal governo Renzi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Ancora una picconata all'impianto del Job Act. La Consulta si è concentrata sul calcolo dell'indennità di licenziamento. I giudici della Corte hanno esaminato ieri, 24 giugno 2020, le questioni di costituzionalità sollevate dai Tribunali di Bari e di Roma, riguardo ai criteri di determinazione dell'indennità da corrispondere nel caso di licenziamento viziato solo dal punto di vista formale e procedurale (articolo 4 del decreto legislativo 23 del 2015, che rientra nella riforma del lavoro del governo Renzi e che ha istituito il contratto di lavoro subordinato a tutele crescenti), e hanno stabilito che tale indennità non può essere ancorata solo all'anzianità di servizio.

In attesa del deposito della sentenza, la Consulta fa sapere che "L'importo pari a una mensilità dell'ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio" è incostituzionale, in quanto fissa un criterio rigido e automatico, legato appunto al solo elemento dell'anzianità di servizio. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nelle prossime settimane.

Non è la prima volta che il provvedimento viene esaminato, e bocciato dalla Consulta. Era già accaduto per l’articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 23 del 2015, cioè quello che riguarda i casi di licenziamento privo di giusta causa o di giustificato motivo, e che prevede al primo comma un risarcimento calcolato in base all’anzianità di servizio: per ogni anno di lavoro nell’impresa, l’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato aumenta di due mensilità, da un minimo di quattro fino a un massimo di ventiquattro. A fine 2018 la Consulta aveva stabilito che tale norma, confermata poi dal decreto Dignità dell'allora governo giallo-verde, è incostituzionale, perché in contrasto con gli articoli 3, 4, 35, 76 e 117 della Costituzione, oltre all’articolo 24 della Carta sociale europea.

A febbraio di quest'anno è stato invece il Comitato europeo dei diritti sociali a esprimersi contro il Jobs Act, accogliendo il reclamo proposto dalla Cgil nel 2017, dichiarando che il provvedimento non prevede una tutela adeguata contro il licenziamento ingiustificato, e viola il diritto di lavoratrici e lavoratori di ricevere un congruo indennizzo in caso di licenziamento illegittimo. L'articolo  24 della Carta sociale europea recita infatti: "Tutti i lavoratori hanno diritto ad una tutela in caso di licenziamento".

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