Israele attacca i caschi blu dell’Unifil in Libano, Crosetto condanna: “Non è errore ma scelta precisa”

La missione Unifil ha rilasciato una nota in cui ha dichiarato di aver subito "uno degli attacchi più gravi al personale e alle risorse dell'Unifil dall'accordo di cessate il fuoco dello scorso novembre" da parte delle forze israeliane. I caschi blu schierati a sud del Libano hanno accusato l'esercito dell'Idf di aver "sganciato quattro bombe nei pressi delle forze di pace dell'Unifil, mentre queste lavoravano per rimuovere gli ostacoli che bloccavano l'accesso a una posizione delle Nazioni Unite nei pressi della Linea blu (cioè al confine tra Israele e Libano)".
Cos'è successo
L'episodio è avvenuto martedì mattina quando i droni hanno colpito le forze di peacekeeping impegnate in un'operazione di sgombero stradale nei pressi del villaggio di Marwahin, lungo il confine. "L'esercito israeliano era stato informato in anticipo del lavoro dell'Unifil per rimuovere gli ostacoli nell'area a sud-est della città di Marwahin. Nell'interesse della sicurezza delle forze di pace dopo l'incidente, il lavoro in corso ieri è stato sospeso", fanno sapere.
Secondo la missione Onu, una granata è caduta a soli 20 metri dai peacekeeper, mentre le altre tre sono esplose entro un raggio di 100 metri. "Qualsiasi azione che metta in pericolo i caschi blu o ne ostacoli il mandato è inaccettabile e rappresenta una grave violazione della Risoluzione 1701 e del diritto internazionale", hanno denunciato. L'esercito israeliano, conclude il comunicato, "ha la responsabilità di garantire la sicurezza delle forze di pace che svolgono i compiti loro assegnati dal Consiglio di sicurezza (dell'Onu)".
L'ira di Crosetto: "Atto grave, inaccettabile"
L'attacco è stato immediatamente condannato dal ministro della Difesa Guido Crosetto. "È un atto rilevante, grave. E la differenza con gli episodi passati è che questo fatto, che ha toccato Unifil e anche il nostro contingente, non è un errore, una cosa accaduta indipendentemente dalla volontà dell'Idf ma, a quanto ha comunicato Unifil, una scelta precisa". Non è la prima volta infatti, che la missione finisce nel mirino di Tel Aviv. Tra ottobre e novembre dello scorso anno diverse basi erano state colpite lungo la Linea Blu.
In quelle occasioni Israele aveva parlato di "incidenti", ma per il ministro l'episodio di oggi – che si inserisce in un clima di crescente tensione – non può essere considerato l'ennesimo errore di calcolo. "Tanto precisa da parte loro quanto incomprensibile e inaccettabile da parte nostra. Esprimerò con tutta la forza possibile al mio omologo israeliano la nostra totale disapprovazione (e qualcosa in più) per quanto accaduto", ha aggiunto.
L'Idf: "Colpita presenza sospetta, nessun attacco intenzionale contro Unifil"
Dopo la denuncia della missione Onu, il portavoce in lingua araba delle Idf, Avichay Adraee ha scritto su X che le forze israeliane "non hanno aperto il fuoco in modo intenzionale contro le forze Unifil". Stando alle sue parole ieri una forza presente in un sito nel sud del Libano "ha identificato un sospetto e sono state lanciate granate stordenti per allontanare la minaccia". Alcuni soldati Unifil che operavano nella zona vicina" hanno riferito che sono stati sparati colpi nella loro direzione e, dopo un'indagine, è stato preso contatto con il canale di collegamento per chiarire quanto accaduto. La sicurezza dei nostri civili rimane la nostra massima priorità", ha aggiunto.
Secondo la versione israeliana quindi, l'operazione era mirata a neutralizzare una "minaccia percepita" e nessun colpo deliberato sarebbe stato sparato. Nel frattempo però, crescono le reazioni di sdegno. L'attacco contro i caschi blu "è un atto di gravità inaudita e assolutamente inaccettabile", ha dichiarato Stefano Graziano, capogruppo del Partito democratico in commissione Difesa di Montecitorio. "Colpire un contingente Onu significa colpire direttamente la comunità internazionale e chi opera quotidianamente per garantire stabilità e pace in un'area già martoriata da conflitti e violenze", ha aggiunto.