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Io ci ho provato a seguire Matteo Renzi in conferenza stampa. Ma non ci sono riuscito

Le idee del premier sull’Italia stabile e in ripresa sono il refrain già sentito del “tutto va bene, madama la marchesa”. Insomma: ci ho provato a seguire quel che diceva Matteo Renzi. Poi ho pensato che a quel punto Silvio Berlusconi avrebbe almeno condito le stesse balle con un sorriso o una battutaccia.
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Antefatto: Fanpage.it, così come già fatto negli ultimi anni, ha preso parte alla conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio, organizzata dall'Ordine dei giornalisti. L'ordine delle domande era deciso per sorteggio: eravamo 24esimi su oltre una quarantina di testate. Al momento di porre la nostra domanda, Matteo Renzi si è alzato e se n'è andato. Aveva da fare, così ha detto al presidente dell'Ordine, Enzo Iacopino (con cui ha battibeccato per tutto il tempo, ma su questo torniamo fra un momento).

La domanda che volevamo fare a Matteo Renzi era la seguente: «Signor presidente, il suo governo non ha abolito il reato di clandestinità. Perché avete lasciato cadere la delega della Camera che ne prevedeva la depenalizzazione?».

Ovviamente gliela porremo appena ne avremo di nuovo l'opportunità.

Torniamo alla conferenza stampa di fine anno. Renzi, dicevamo, ha battibeccato col presidente dell'Ordine dei Giornalisti, il cui intervento è risultato, per così dire, piuttosto indigesto al premier. Iacopino aveva introdotto attaccando duro, parlando di «schiavitù e barbarie» riferendosi alla modalità di sfruttamento dei giornalisti da parte di certi editori nel nostro Paese. Ma il Presidente del Consiglio oggi era in modalità «tutto va bene, madama la marchesa». E si è irrigidito non poco. «Non credo che ci sia schiavitù o barbarie in Italia» ha detto. Poi ha aggiunto: «La mia posizione sull'Ordine dei giornalisti è nota, io sarei per abolirlo». Ovvero: Iacopino m'hai provocato e io me te magno per dirla alla Alberto Sordi.
È chiaro che un premier non potrebbe minimamente abolire tout court un ordine professionale ignorando le ricadute pesantissime che ciò avrebbe sulle migliaia di iscritti. È chiaro altresì che l'inattualità degli Ordini professionali tutti è lampante e occorrono riforme. Non un cancellino istituzionale sbandierato a mo' di spauracchio in conferenza stampa, cosa che risulta alquanto ridicola. Ma andiamo avanti.

Io ci ho provato a seguire Matteo Renzi in conferenza stampa (in diretta tv, sia chiaro). Ma non ci sono riuscito perché era praticamente impossibile seguire il filo del premier senza restare sconcertati. Jobs Act col vento in poppa, emergenza immigrazione rientrata, il Sud di cui ci si sta occupando come non mai. E ancora: ripresa economica, la ‘locomotiva Italia' che riparte, il nostro Paese che conta negli equilibri del mondo. Poi, un bel gufetto disegnato sulle solite slide, a ‘punire' preventivamente coloro che non si sarebbero allineati alle direttive del Capo. C'è da aggiungere altro? Non è una questione di domande e di risposte, non una questione di slide: è che ci troviamo davanti a un politico che non vede o finge di non vedere quello che invece è sotto gli occhi di tutto il Paese. Nessuno contrabbanda l'idea di un'Italia in ginocchio ma chi si può permettere di definirla "in ripresa", "stabile", senza provare un minimo di senso di colpa per la bugia? Chi può dire che l'emergenza immigrazione è calata e poi fischiettare facendo finta di nulla? Chi può affermare del Jobs Act che sta creando lavoro e sicurezza economica senza accusare il colpo come quando la si spara davvero grossa? Ripeto, ci ho provato a seguirlo Matteo Renzi. Poi ho pensato che a quel punto Silvio Berlusconi avrebbe almeno diluito le stesse balle con un sorriso, una battutaccia greve o un complimento fuori posto. E la cosa peggiore di tutte è che ho pensato –  ma lo ammetto, l'ho pensato solo per un momento e me ne sono pentito – che non sarebbe stato affatto peggio di quello che ho ascoltato oggi.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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