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Intervista di Amendola a Fanpage: “Lettera della Commissione è positiva, nessuno ce la fa da solo”

Il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola, intervistato dal direttore di Fanpage.it Francesco Piccinini, ha commentato la lettera di scuse Ursula von der Leyen all’Italia: “Lei riconosce che dare sicurezza all’Italia significa dare sicurezza all’Europa. La Commissione – ha spiegato Amendola – proprio domani adotterà una misura che si chiamerà Sure, un vero e proprio fondo che costruisce una cassa integrazione a livello europeo con risorse fino a 100 miliardi”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola, intervistato dal direttore di Fanpage.it Francesco Piccinini, ha commentato la lettera di Ursula von der Leyen pubblicata su ‘la Repubblica', in cui la presidente della Commissione Ue ha chiesto scusa agli italiani.

"La lettera della presidente è positiva, lei riconosce che dare sicurezza all'Italia significa dare sicurezza all'Europa. La Commissione – ha spiegato Amendola – proprio domani adotterà una misura che si chiamerà Sure, un vero e proprio fondo che costruisce una cassa integrazione a livello europeo con risorse fino a 100 miliardi. Uno strumento finanziario a sostegno dei paesi che dopo questa crisi – non solo sanitaria – avranno ripercussioni sull'economia reale, sulla produzione, sul mondo del lavoro. La Commissione dopo le scelte già compiute fa un ulteriore passo in avanti. Più sicura l'Italia, più forte l'Europa". 

A poche ora dal Consiglio dei ministri, dopo che il governo ieri ha prolungato che misure restrittive fino al prossimo 13 aprile, Amendola ha ricordato che "proprio in queste settimane fino a Pasqua dobbiamo continuare a stare a casa perché anche un giorno in più di sacrificio è comunque un giorno guadagnato, che ci porterà fuori da questa fase, ancora più forti". Il direttore Piccinini gli ha domandato se abbia ancora senso affrontare un'emergenza globale come questa con i mezzi degli Stati-nazione. Il ministro ha risposto così: "C'erano tanti articoli ed editoriali solo pochi mesi fa, pieni di retorica, sul fatto che un Paese poteva farcela da solo, come se fosse finito il multilateralismo. Con questa pandemia scopriamo invece che nessun Paese può cavarsela da solo. Guardiamo una crisi che si è generata dal coronavirus, che va dalla Cina agli Stati Uniti, tutte le capitali del mondo sono in lockdown, tutte le popolazioni stanno facendo enormi sacrifici, e pensiamo a quanto dovremmo essere solidali con l'Africa, che sta per subire un'ondata massiccia di pandemia. Ci accorgiamo che la cooperazione internazionale è fondamentale. Ovviamente partendo dalla nostra realtà, di italiani ed europei, la prima alleanza nostra è quella europea, e l'Europa si deve mettere in movimento per trovare insieme agli altri continenti e agli altri grandi del Mondo una soluzione. È un mondo nuovo, nessuno era preparato, non c'era un libretto di istruzioni". 

"Abbiamo vissuto la fase iniziale da soli, è evidente. A febbraio il nostro ministro della Sanità Speranza si è trovato a dover sollecitare un coordinamento europeo, visto che la politica della sanità è nazionale. Poi a marzo a poco a poco è stato accolto il suggerimento italiano. Dal punto di vista sanitario si sono applicate le stesse condizioni che abbiamo applicato noi, sostenute anche dall'Oms, si è costruito il coordinamento sulla produzione e distribuzione dei materiali sanitari, due commissari hanno costruito una task force che libera la circolazione di materiali. Dal punto di vista sanitario si è recuperato il tempo iniziale perduto. Dal punto di vista socio-economico in dieci giorni a marzo sono successe cose impensabili: la Bce ha iniziato con un programma ad acquistare titoli sul mercato, sostenendo l'economia europea, iniettando più di mille miliardi, è stato sospeso il Patto di Stabilità, la Commissione Ue ha alzato ai massimi gli aiuti di Stato e ha liberato fondi europei anche con formule nuove. E ieri ha lanciato questo programma, un titolo di debito, che si chiama Sure, un fondo di 100 miliardi, per sostenere chi ha perso il lavoro in Europa. Sembravano proposte impensabili pochi mesi fa, oggi si stanno realizzando. Oltre a queste però noi come governo chiediamo di fare altri passi. La Banca europea per gli investimenti può scendere fortemente in campo per sostenere le Pmi, perché la liquidità delle piccole e medie imprese sostiene l'economia reale. E poi l'Eurogruppo di martedì, che non solo darà forza a questi strumenti, potrà anche fare altre scelte di politica fiscale comune".

"Non è un derby tra nazioni, è l'Europa che si trova nel mezzo di un ciclone economico". La fiducia dei cittadini italiani nelle istituzioni europee verrà rinsaldata da queste misure? "Io so benissimo che c'è il bisogno di un'Unione europea più presente, che cancelli anche gli errori di crisi precedenti, come quella del 2008-2010. Questa è un mondo nuovo, non è una crisi dei mercati, è una crisi dell'economia reale, che ha interessato le fabbriche europee, che sono integrate ormai, la produzione, il lavoro. Davanti a questo l'Ue deve comprendere che non possiamo trattare questa crisi con gli strumenti del passato. La Commissione lo ha capito. Tocca a noi ora come governi agire nel Consiglio europeo. Anche gli osservatori, oltre all'opinione pubblica, chiedono più Europa, è giusto: siamo un'alleanza e nel momento del bisogno l'alleanza deve funzionare".

La mobilità compromessa all'interno dei 27 Paesi Ue potrebbe incidere nel settore agricolo, e nel settore universitario. Come si potranno garantire livelli ottimali? Il ministro Amendola ha spiegato che "questa è stata una delle prime richieste fatte alla Commissione. Si è lavorato molto per garantire la libertà di circolazione nel commercio, perché per esempio l'agroalimentare è assolutamente un bene comune europeo, che dobbiamo difendere in questa fase. La libertà di circolazione ha rappresentato un problema all'inizio, lo abbiamo visto. Poi come ha ripetuto oggi la presidente Ursula von der Leyen nella lettera i confini con la Slovenia, il Brennero, il confine con la Francia, e i confini tra i Paesi sono stati messi in regola, e la paura si è risolta con risposte che hanno messo i Paesi in piena cooperazione. Abbiamo chiuso lo spazio Schengen esterno per una questione di difesa dei confini europei, e abbiamo riportato a casa tante persone che si trovavano fuori dall'Europa, e anche tanti ragazzi italiani che studiavano all'estero. Dobbiamo garantire che queste catene, gli studenti, i settori produttivi che sono l'Europa reale, vengano preservate, perché saranno le chiavi che serviranno a far ripartire con più vigore l'Ue. Il 30% del Pil italiano è rappresentato dall'export".

L'idea di un'Europa federale potrebbe ora essere finalmente discussa, dopo lo shock del coronavirus? Secondo il ministro negli ultimi anni "l'integrazione europea si è fermata, per paura di cedere sovranità. E la Brexit ne è un esempio. Oggi ci accorgiamo che la sanità non è una politica europea. Io non accetto chi divide l'interesse nazionale dall'interesse europeo, non sono in contraddizione. Anzi proprio per difendere l'interesse di ogni Paese, cioè la sua produzione, la sua cultura, la sua ricchezza, noi dobbiamo allearci. Bisogna sicuramente continuare il processo di integrazione. Io credo nella sovranità europea, credo che l'Europa  in un mondo così competitivo ha bisogno di una sovranità economica, di difesa delle proprie imprese, di difesa tecnologica. L'Italia ha una tradizione politica estera europeista con forti legami transatlantici, per ragioni storiche ancora valide. Noi rispettiamo tutti nel mondo, ma abbiamo una nostra identità". 

"Tornare alla normalità? È una domanda che noi ogni giorno ci facciamo, insieme agli scienziati. Per rispetto verso chi lavora in prima linea negli ospedali noi dobbiamo assolutamente continuare a fare questi sacrifici. Allo stesso tempo bisogna programmare il futuro. Ma una data al momento non c'è".

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