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In Italia pochi laureati e tanti lavoratori senza competenze: la denuncia dell’Ocse

Nel suo rapporto ‘Strategia per le competenze’, l’Ocse denuncia che in Italia ci sono pochi laureati e che sono scarse anche le competenze dei lavoratori italiani. Nonostante questo, sono molti i lavoratori sottoqualificati in quanto le imprese non richiedono un’elevata competenza. Il rapporto sottolinea anche le scarse capacità di lettura e matematiche degli italiani, oltre al divario tra gli studenti del Nord e quelli del Sud.
A cura di Stefano Rizzuti
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Le competenze dei lavoratori in Italia sono scarse  non vengono valutate adeguatamente: è questa la denuncia che viene lanciata dall’Ocse, l’organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico, nel suo rapporto sulla ‘Strategia per le competenze’. Scarse competenze, secondo l’Ocse, anche nel mondo della scuola dove gli studenti italiani fanno registrare un “tasso più basso di competenze” in lettura e matematica.

Secondo il rapporto Ocse, “circa il 6% dei lavoratori possiede competenze basse rispetto alle mansioni svolte, mentre il 21% è sottoqualificato”. L’organizzazione spiega che nonostante il basso livello medio di competenze nel paese, ci sono comunque molti casi di lavoratori con competenze superiori rispetto a quanto richiesto per la loro mansione, il che vorrebbe dire che in Italia vi è una bassa domanda di competenze. Inoltre, ben il 35% dei lavoratori è occupato in un settore che non è correlato ai propri studi.

Più di 13 milioni di italiani hanno competenze di basso livello, secondo l’Ocse: soprattutto per quanto riguarda i lavoratori più anziani e gli immigrati che lavorano in settori meno progrediti e nelle “regioni meno sviluppate”. “Circa il 39% – secondo il rapporto – di chi ha un’età tra i 25 e i 65 anni possiede competenze di basso livello, sia di lettura sia matematiche. Inoltre, gli esperti del settore della scuola “hanno rilevato che in Italia molti giovani non possiedono buone competenze matematiche e non hanno una conoscenza approfondita della lingua inglese”.

Pochi laureati e scarse capacità di lettura e matematiche

Altro problema rilevato dall’Ocse è quello riguardante il basso tasso di laureati: solo il 20% degli italiani tra i 25 e i 34 anni è laureato, rispetto a una media Ocse del 30%. Inoltre, anche gli italiani laureati hanno un “più basso tasso di competenza” in lettura e matematica. Inoltre, chi ha un diploma di laurea viene “bistrattato”: l’Italia è l’unico paese del G7 in cui i lavoratori laureati in posti con mansioni di routine sono di più rispetto a coloro che svolgono attività non di routine.

Nonostante i “notevoli passi in avanti nel miglioramento della qualità dell’istruzione negli ultimi anni”, sono ancora “forti le differenze nelle performance degli studenti all’interno del Paese: le regioni del Sud restano molto indietro rispetto alle altre”, secondo l’Ocse. Il divario tra gli studenti della provincia autonoma di Bolzano e della Campania “equivale a più di un anno scolastico”.

Salari correlati all'età e non alle performance

L’Ocse denuncia anche il fatto che “il livello dei salari in Italia è spesso correlato all’età e all’esperienza del lavoratore e non alla performance individuale, caratteristica che disincentiva nei dipendenti un uso intensivo delle competenze sul posto di lavoro”. In Italia, in sostanza, ci si trova in una situazione in cui la forza lavoro non è competente, ma dall’altra parte sono le aziende che non hanno pretese particolari sulle competenze dei lavoratori.

Nel rapporto si definisce la performance economica italiana come “piuttosto fiacca”: nonostante i “miglioramenti nei tassi di occupazione, la produttività rimane stagnante anche a causa di un tasso di competenze relativamente basso”. Secondo quanto spiega l’Ocse, gli ultimi governi hanno introdotto una serie di riforme “che vanno nella giusta direzione ma occorre applicarle” in maniera più efficace.

L’aumento dei posti di lavoro e il ruolo del Jobs Act

Il rapporto dell'Ocse sottolinea come il governo italiano abbia “messo in atto un insieme di riforme strutturali, compreso il Jobs Act, che mirano ad affrontare le sfide dell’occupazione”. Il Jobs Act viene definito come la “pietra miliare del recente processo di riforma” che ha portato alla creazione di “circa 850mila posti di lavori” con un aumento dei “nuovi contratti a tempo indeterminato”.

Nel mondo del lavoro, però, l’Italia vive una grossa situazione di difficoltà per quanto riguarda l’occupazione femminile: “Tra i paesi membri dell’Ocse, l’Italia è al quartultimo posto per percentuale di donne occupate”: un dato definito “preoccupante” perché “molte donne non sono neanche alla ricerca di un posto di lavoro”. Secondo l'Ocse, ha un peso rilevante il fatto che “le donne sono spesso percepite come le principali assistenti familiari”. Ma il problema non è solo questo, a influenzare è anche il fatto che “le donne scelgono spesso specializzazioni universitarie che non sono molto richiesta dal mercato del lavoro e che rendono difficile trovare un’occupazione dopo la laurea”.

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