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Il premierato potrebbe cambiare ancora: la confusione della maggioranza sul ddl Casellati

Alcuni giorni fa il governo ha presentato degli emendamenti al ddl Casellati, che sembravano sigillare l’accordo raggiunto in maggioranza sul premierato. Ora però si apre ad ulteriori ritocchi.
A cura di Annalisa Girardi
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In teoria la maggioranza aveva raggiunto un accordo sul premierato. In pratica forse c'è bisogno di più tempo. Il testo del ddl Casellati potrebbe cambiare ancora, a pochi giorni dall'annuncio della maggioranza sull'intesa rispetto alla formulazione della norma anti-ribaltone: "Se ci saranno necessità di avere più tempo per valutare ulteriore eventuali emendamenti ne prenderemo atto e ci prenderemo tutto il tempo necessario", ha detto in Aula Ignazio La Russa. Il presidente di Palazzo Madama è intervenuto per rispondere alle richieste di chiarimenti di Italia Viva, dopo alcuni commenti della stessa ministra Elisabetta Casellati che aveva parlato di possibili ulteriori modifiche a uno degli aspetti più discussi della riforma, cioè i poteri del premier in caso di sfiducia.

Insomma, anche se con la presentazione degli emendamenti del governo l'intesa sembrava essere raggiunta, c"è ancora del lavoro da fare. La maggioranza non è esattamente coesa su questo dossier e l'ultima formulazione del testo, che lasciava al premier eletto anche il potere di decidere se andare al voto o meno in caso di sfiducia con mozione motivata o anche di dimissioni volontarie, non ha convinto tutti.

Diversi passaggi del disegno di legge si presterebbero a interpretazioni controverse, andando a chiamare in causa dei pezzi della Costituzione che invece non si sarebbero dovuti toccare. Come appunto l'articolo 88 della Carta, secondo cui il potere di sciogliere le Camere è una prerogativa del presidente della Repubblica, non di quello del Consiglio.

Le interlocuzioni in ambienti di maggioranza sono ancora in corso, ma intanto l'opposizione si prepara a dare battaglia. Anche Italia Viva, che è tendenzialmente favorevole alla riforma per rafforzare la figura del premier (che i renziani chiamano "sindaco d'Italia"), ora si mostra titubante. "Se fanno un ‘pasticcellum' noi non lo votiamo", ha messo in chiaro il capogruppo in Senato, Enrico Borghi.

Per quanto riguarda le altre opposizioni, dall'Alleanza Verdi e Sinistra e dal Partito democratico è già piovuta una pioggia di emendamenti. E anche Carlo Calenda sentenzia: "Il premierato è ideato male, scritto peggio e destinato a diventare l'ennesimo scontro in un referendum che non porterà a nulla".

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