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Opinioni
Guerra in Ucraina

Il movimento contro la guerra dei tribuni tv è un pastrocchio che non aiuta i pacifisti

Cosa è successo ieri alla manifestazione “Pace proibita” promossa da Michele Santoro al Teatro Ghione di Roma. Una kermesse confusa nelle parole d’ordine, dove c’è spazio per i complottisti e dove si fatica a volte a trovare una condanna chiara dell’aggressione di Putin. Alla fine l’impressione è che il pacifismo dei talk tv non fa bene al pacifismo che riempie le piazze.
A cura di Valerio Renzi
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Ieri al Teatro Ghione di Roma è andata in scena una manifestazione contro la guerra. Una kermesse chiamata a battesimo da Michele Santoro. La vecchia gloria dell'antiberlusconismo e dei girotondi ha recentemente ritrovato uno spazio come opinionista contro il sostegno militare all'Ucraina, chiamato a sottolineare le responsabilità occidentali e statunitensi nelle cause profonde del conflitto. La manifestazione coagula insieme posizioni e sensibilità diverse, e sembra in particolare modo mettere insieme chi sta trovando uno spazio nei salotti dei talk tv. Così oltre a Santoro ci sta la professoressa di Filosofia Donatella Di Cesare, ormai ospite fissa, e il socio di una vita del presentatore Vauro Senesi. Con loro nomi storici del pacifismo italiano come Cecilia Strada, c'è poi il direttore di Avvenire Marco Tarquini, e nomi dello spettacolo e della cultura da sempre schierati come Fiorella Mannoia, Elio Germano, Moni Ovadia. Presenti, ma a distanza dal palco i segretari dei partiti della sinistra sinistra, mentre a inaugurare gli interventi c'è la madre nobile della sinistra italiana Luciana Castellina.

Nel pomeriggio sui social cominciano le polemiche per la scelta dell'organizzazione di mandare in onda la manifestazione su Byoblu, il sito dove trovano spazio opinionisti e voci della destra (Fusaro per dirne uno tra i tanti), e brodo di cultura del complottismo e delle teorie riduzioniste (quando non negazioniste) sul Covid.  Una scelta rivendicata da Santoro con un video il giorno prima realizzato proprio per Byoblu, e ieri stesso con un post sui social in cui spiegava di aver messo a disposizione il segnale anche alla Rai e Sky. Sì, perché il titolo della manifestazione "Pace proibita" rimanda proprio all'idea che esista sui media mainstream un silenziatore per le voci contrarie alla guerra e al sostegno militare all'Ucraina.

Questa volta però non c'è nessun "Editto bulgaro" come ai tempi di Berlusconi contro Santoro o il pacifismo. Non solo chi consuma talk e trasmissioni tv può constatare che non è così, ma soprattutto può facilmente verificare la scelta di tante trasmissioni di chiamare a intervenire non tanto chi è contro la guerra, quanto chi giustifica l'aggressione militare di Putin. Che qualcosa non torna lo si capisce poi nel corso della manifestazione quando sullo schermo appare la faccia di Carlo Freccero, che comincia attaccando l'informazione pubblica e finisce parlando della teoria del gender. Chissà se Di Cesare si è trovata a suo agio in questa compagnia, dopo mesi di instancabile lavoro intellettuale e d'intervento pubblico contro le posizioni proprio di Freccero e dei suo soci Agamben, Mattei e Cacciari e la loro "Commissione dubbio e precauzione", vero e proprio ombrello politico di legittimazione per no vax e no green pass e complottisti di ogni sorta. Molti relatori faticano a parlare dell'aggressione russa come illegittima, e preferiscono sottolineare le colpe degli Stati Uniti e dell'Occidente. Perché c'è chi è contro la guerra, bisogna dirlo, strizzando l'occhio alle ragioni di dittatori e autocrati seguendo il vecchio adagio "il nemico del mio nemico è mio amico", trovandosi così felicemente in compagnia di Putin o di Assad.

L'impressione che si ha alla fine della manifestazione è che questo movimento contro la guerra dei tribuni televisivi fa male prima di tutto ai pacifisti, molti dei quali sono saliti in assoluta buona fede su quel palco. Una manifestazione confusa, lanciata sulla base di un falso assunto (la censura mediatica), incapace di articolare delle proposte chiare a chi nel paese non vuole l'aumento delle spese militari, discutere il ruolo della Nato e interrompere l'escalation del conflitto.

Un pacifismo che non vuole flirtare in nessun modo con i vecchi tic di un antimperialismo e un antiamericanismo fuori tempo massimo, il pacifismo di chi sostiene la popolazione ucraina e allo stesso modo i dissidenti russi e bielorussi, lotta contro tutti i nazionalismi e i respingimenti a ogni frontiera. Il pacifismo di chi è preoccupato dalla scomparsa dall'agenda politica della transizione ecologica, ed è messo all'angolo in questo momento dai vate della guerra che vogliono tornare a inquinare senza limiti nel nome dell'indipendenza energetica, sostengono una politica estera aggressiva e una politica interna dove gli spazi di democrazia vengono ridotti. Ecco questi pacifisti vengono tacciati oggi di essere amici di Putin, loro che hanno sempre denunciato l'autocrazia russa mentre la destra sovranista e populista italiana, da Salvini a Berlusconi, posava sorridente con Vladimir Putin, sostenendo la sua agenda e prendendo a modello le politiche identitarie, nazionaliste e autoritarie di cui la Russia è stata un laboratorio lungo vent'anni.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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