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Il governo si spacca sulla legge del Trentino per i tre mandati, il Cdm la impugna ma la Lega è contro

Alla fine il governo Meloni ha deciso di impugnare la legge della Provincia autonoma di Trento che permette ai presidenti di Provincia autonoma di fare tre mandati consecutivi, invece di due. La porterà davanti alla Corte costituzionale, sostenendo che sia illegittima. Ma la Lega si è arrabbiata e durante il Consiglio dei ministri ha ‘votato’ contro.
A cura di Luca Pons
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Il governo Meloni ha deciso di impugnare la legge approvata dal Trentino-Alto Adige che permetterebbe ai presidenti delle Province autonome di Bolzano e Trento di restare in carica per tre mandati consecutivi, invece di due. È una decisione che era nell'aria, ma che ha causato scompiglio nella maggioranza: i ministri della Lega si sono opposti nel corso della riunione del Cdm che ha deciso l'impugnazione.

L'impugnazione significa che il governo chiederà alla Corte costituzionale di intervenire, per stabilire se la norma si spinge oltre i poteri della Regione, e quindi è illegittima, oppure no. Il tema del terzo mandato è da tempo divisivo per la maggioranza: più volte dall'inizio della legislatura la Lega ha provato a portare avanti delle riforme che lo consentissero, venendo sempre bocciata non solo dall'opposizione, ma anche da Fratelli d'Italia e Forza Italia.

La decisione passa alla Corte costituzionale, scontro tra Lega e FdI-FI

Il mese scorso è arrivata la decisione della Corte costituzionale riguardante le Regioni ordinarie, che ha riguardato da vicino soprattutto due presidenti vicini alla fine del secondo mandato come Luca Zaia e Vincenzo De Luca, entrambi favorevoli al terzo mandato. La Corte ha deciso che non è possibile prevedere tre mandati di fila con una legge regionale, perché non si possono aggirare in questo modo le norme nazionali.

Il discorso potrebbe essere diverso per le Province autonome e le Regioni a statuto speciale, però, che hanno più margine di libertà. Questa è la linea del presidente trentino Maurizio Fugatti, che dopo il Cdm ha attaccato: "Lo riteniamo un atto istituzionale molto pesante contro le prerogative dell'autonomia trentina, con una chiara valenza politica".

Durante il Consiglio dei ministri avrebbe preso la parola il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, leghista di lunga data, che avrebbe difeso la causa del Trentino. Lo ha confermato lo stesso Fugatti: "Hanno cercato di difendere l'autonomia del nostro territorio".

Anche la Lega nazionale ha preso posizione, con le parlamentari Vanessa Cattoi ed Elena Testor: "L'autonomia del Trentino è un valore non negoziabile e fondamentale. Questo sia chiaro anche ai colleghi di maggioranza". Sul caso si era espresso anche Luca Zaia, poche ore fa, prima della decisione: "La Corte costituzionale avrebbe non poche difficoltà a dare ragione al governo", aveva detto. "Tifo per Massimiliano Fedriga, tifo per Maurizio Fugatti, ma non semplicemente perché siano degli amici, dei colleghi governatori, ma perché difendono un principio che è quello della libertà. Poi, se tu sei Regione a statuto autonomo, se sei addirittura Provincia autonoma, è giusto che quelle prerogative vengano tutelate fino in fondo".

Invece Matteo Salvini, interpellato in conferenza stampa, ha abbassato i toni rispondendo con quattro parole: "Nessun problema, questioni locali".

A difendere la scelta del governo invece è stato Alessandro Urzì, deputato di FdI e coordinatore del partito in Regione: "È una decisione del governo, che come tale rispettiamo e condividiamo", e "una forma di garanzia verso coloro che parteciperanno alle elezioni, perché sappiano prima del voto se ne hanno diritto o meno". Urzì ha provato a disinnescare le tensioni: "Il tema del numero dei mandati non riguarda nessuno in particolare, è una questione che riguarda esclusivamente le regole, e vale per tutti i candidati presidenti di Regione, di ogni colore".

La crisi politica in Friuli-Venezia Giulia, Ciriani a Fanpage: "L'ha aperta Fedriga"

A proposito di Massimiliano Fedriga, citato da Zaia, proprio nel suo Friuli-Venezia Giulia è in corso una crisi politica aperta: gli assessori regionali della Lista Fedriga, di Forza Italia e della Lega hanno rimesso il loro mandato. I primi a farlo sono stati i leghisti, e il segretario leghista della Regione Giulio Marco Dreosto ha detto che il partito toglierà il sostegno alla giunta se non ci sarà una conciliazione.

Raggiunto da Fanpage.it, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani (friulano e potente esponente di FdI) ha inizialmente evitato di commentare, per poi dichiarare: "Se si risolve la crisi in Friuli? Dovete chiederlo a Fedriga, è lui che l'ha aperta".

Anche in questo caso, tra le questioni di fondo c'è la possibilità di ricandidarsi alle elezioni. Fugatti e Fedriga sono entrambi leghisti, entrambi al secondo mandato e entrambi guidano territori con un'autonomia maggiore rispetto alle Regioni ordinarie. Alle prossime regionali, se FdI e FI dovessero far passare il principio che il terzo mandato non si può fare in nessun caso (e poi riuscire a imporre i propri candidati), la Lega potrebbe perdere due dei suoi governatori. E se si pensa a Zaia che non si potrà ricandidare quest'anno, e ad Attilio Fontana che in Lombardia andrà in scadenza a fine mandato, anche se tra tre anni, la situazione per il Carroccio diventa delicata.

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