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Il centrodestra litiga sull’ingresso di cani e gatti in Senato: “Gli animali sì e i figli no?”

In Senato si valuta la possibilità di far accedere a Palazzo Madama gli animali domestici insieme ai padroni, ma nello stesso centrodestra la deputata Ravetto protesta: “Assurdo, io non posso far entrare mia figlia se la baby sitter è malata”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Cani, gatti, bambini. Il centrodestra litiga su chi può entrare in Senato, alla Camera, in Parlamento. E stavolta non c'entra niente la polemica, di cui Papa Francesco è tra i più fedeli sostenitori, sul fatto che c'è chi preferisce adottare degli animali, piuttosto che fare dei figli. La lite, a distanza, è tra due parlamentari ex compagne di un partito, Forza Italia, dal quale sono entrambe uscite. La prima è Michaela Biancofiore, oggi capogruppo in Senato di Noi Moderati, la seconda è Laura Ravetto, deputata in forza alla Lega. Tutto nasce dalla richiesta della senatrice, di cui si è parlato nei giorni scorsi, di permettere l'ingresso degli animali domestici a Palazzo Madama. Richiesta davanti alla quale è arrivato il via libera informale del presidente del Senato La Russa, che però ha rimandato la decisione ai questori, non trattandosi di una sua competenza specifica.

La questione è particolarmente intricata al momento, ma la situazione è sostanzialmente la seguente: la decisione arriverà dopo un'istruttoria dei funzionari del Senato, vista la richiesta rivolta al collegio dei senatori questori, poi il testo sarà sottoposto al Consiglio di presidenza per la decisione finale. Cani e gatti, però, non potranno entrare in ogni caso in Aula, ma solo all'interno di Palazzo Madama, dove dovrà essere necessariamente allestito uno spazio. Ravetto, letta la notizia, si è scatenata su Twitter: "Trovo davvero curioso (eufemismo) che siamo qua a discutere di far entrare cani e gatti in Parlamento e io come madre non posso farci entrare mia figlia di 5 anni se per caso la baby sitter è malata o non può", ha scritto la deputata della Lega.

In effetti l'asilo nido alla Camera dei deputati è una vecchia questione di cui si sono perse più volte le tracce, sulla quale la stessa Ravetto ha attirato l'attenzione più volte in passato. Anche perché non bisogna considerare solo le centinaia di parlamentari che lavorano a Montecitorio come deputate, ma anche tutte le impiegate e funzionarie a vari livelli.

Nel lontano 2014 era stato aperto uno spazio per i bambini e le bambine, ma non era un asilo nido: si trattava, si specificò all'epoca, di uno spazio all'interno del quale poter lasciare i propri figli sotto la supervisione di qualcuno pagato – o comunque incaricato – dagli stessi parlamentari. Una stanza in pratica. Poi, nel 2019, la protesta di un gruppo di parlamentari, tra cui proprio Ravetto: la Camera aveva appena messo a disposizione, previo pagamento di una retta, un servizio di asilo nido. Peccato che i posti fossero appena tre. Infine, a dicembre dello scorso anno, poco più di sei mesi fa, il neopresidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha annunciato che l'asilo nido a Montecitorio si farà. Da allora, nessuna notizia.

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