
C’erano una volta dei fascisti buoni…
Potrebbe cominciare così la favoletta che Ignazio La Russa, presidente del Senato, seconda carica dello Stato, la cosa più simile a un vice presidente della Repubblica, ci ha raccontato il 26 di dicembre, con il sottofondo di uno struggente melodia di pianoforte che un virtuoso pianista olandese ha intitolato “First love”, il primo amore.
C’era, racconta La Russa,"un gruppo di uomini che erano sconfitti, sconfitti dalla storia, sconfitti dalla guerra, sconfitti nella loro militanza che era stata per l’Italia in guerra, l’Italia fascista”.
“Questi uomini non si arresero, ma – bontà loro, continua La Russa – non chiesero neanche per un attimo di tornare indietro. Pensarono al futuro, non tentarono di sovvertire con la forza ciò che per altro sarebbe stato impossibile sovvertire, accettarono il sistema democratico e fondarono un partito. E la parola d’ordine era Non rinnegare, non restaurare”.
Avete capito, bambini? Questi uomini, che avevano strenuamente lottato per il Duce, la sua dittatura, le sue leggi razziali, a fianco dei nazisti mentre rastrellavano e deportavano nei forni gli ultimi ebrei rimasti in Italia, non rinnegarono mai quel che fecero e pensavano. Ma furono così buoni e coraggiosi che anziché provare a rovesciare la democrazia coi fucili e con le bombe decisero di fondare un partito.
Quel partito si chiamava Movimento Sociale Italiano, MSI – lettere che sono inizio, cuore e fine della parola Mussolini, iscritte su un catafalco, da cui arde una fiamma tricolore. E quella fiamma, rivendica La Russa, che oggi campeggia tale e quale nel simbolo di Fratelli d’Italia, è un segno “di continuità e anche un simbolo di amore, di resilienza, si direbbe oggi, un simbolo che guarda all’Italia del domani e non a quella del ieri, senza dimenticare la nostra storia”.
Fermatevi e rileggete un attimo. La fiamma dei reduci della Repubblica Sociale Italiana come simbolo di amore, non si sa bene per cosa. Di resilienza, o resistenza, non si sa bene a cosa. Che non dimentica la Storia, non si sa bene quale.
O forse, sappiamo benissimo a quale amore, a quale resistenza, e a quale Storia si riferisce La Russa. Ma ancora una volta, sempre e comunque, facciamo finta di ignorarlo. Anche quando ce lo sbattono in faccia col sorriso e un albero di Natale sullo sfondo.
La storiella struggente dei fascisti buoni e coraggiosi che fondano un partito d’amore e resistenza e della continuità tra quella storia e la storia di chi ci governa oggi, è la favola della buonanotte per bambini semi addormentati nella notte di Santo Stefano che ci meritiamo.
E dice molto, moltissimo, di chi sono loro.
Ma dice anche molto, moltissimo, di come stiamo messi noi.