168 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Opinioni

I cinque miti da sfatare sull’8 marzo

Nata come giornata di impegno politico, nel tempo la Giornata internazionale della donna si è trasformata in una specie di festività e in un’occasione per fare regali. Ecco quali sono i miti da sfatare.
A cura di Jennifer Guerra
168 CONDIVISIONI
Immagine

L’8 marzo è una ricorrenza che si celebra in tutto il mondo, ma che ha un legame particolare con il nostro Paese. Nata come giornata di impegno politico, nel tempo si è trasformata in una specie di festività e in un’occasione per fare regali alle donne. Ecco quali sono i miti da sfatare sulla Giornata internazionale della donna.

Non è la “Festa della donna”

In Italia, l’8 marzo è noto come “Festa della Donna”, ma il vero nome di questa ricorrenza è quello di “Giornata internazionale della donna” o, in inglese, Woman’s Day. La parola “festa” tradisce l’origine dell’8 marzo, che nacque come una giornata di rivendicazione dell’importanza dei diritti delle donne e del loro contributo nella società. Dal 1977, le Nazioni Unite hanno ufficialmente riconosciuto l’8 marzo come Giornata internazionale della donna, che oggi viene celebrata in tutto il mondo. La distinzione fra “festa” e “giornata” può sembrare di poco conto, ma tra questi due termini c’è una grossa differenza: negli ultimi anni, l’8 marzo ha perso la sua valenza politica ed è diventata una delle tante ricorrenze del calendario, creando un discreto giro d’affari tra vendita di mimose, serate a tema e quant’altro. Non c’è nulla di male nel considerare l’8 marzo la “festa delle donne”, ma va ricordato che la possibilità stessa di festeggiare è stata data da quelle donne che in passato e ancora oggi hanno lottato per la libertà di tutte.

Non è legato all’incendio della fabbrica di camicie a New York

Uno dei più grandi equivoci legati all’8 marzo è che la giornata sia stata istituita in memoria di un incendio che uccise un centinaio di operaie in una fabbrica di camicie a New York nel 1908, evento che in realtà non si è mai verificato. L’idea di dedicare una giornata alle donne fu avanzata per la prima volta dal Partito socialista americano nel 1909, ma la data dell’8 marzo è legata a una grande manifestazione delle donne organizzata nel 1917 a San Pietroburgo per chiedere l’ottenimento del diritto di voto, cosa che si verificò a pochi giorni di distanza dopo l’abdicazione dello zar. Dopo la rivoluzione, diventò una festa nazionale dell’Unione sovietica. La Giornata della donna diventò in breve tempo una ricorrenza molto sentita dai partiti di sinistra e fu infatti proprio il Partito comunista italiano a esportarla in Italia. La leggenda metropolitana sulle origini dell’8 marzo ha offuscato la storia politica di questa giornata, che nel nostro Paese fu addirittura osteggiata dal fascismo e, nel Dopoguerra, dalla destra.

Non è obbligatorio regalare le mimose (ma il loro significato va preservato)

Le mimose sono il simbolo dell’8 marzo soltanto nel nostro Paese. Sono legate a questa ricorrenza proprio grazie alle manifestazioni che il Partito comunista italiano e l’Unione donne italiane (l’associazione femminile e femminista legata al partito) organizzarono in Italia dopo la guerra. Inizialmente il simbolo dell’8 marzo dovevano essere le violette, che all’epoca erano i fiori tipici delle femministe ma erano costosi e difficili da reperire; così su iniziativa di tre dirigenti del partito – Teresa Mattei, Rita Montagnana e Teresa Noce – si optò per le mimose, che si trovavano più facilmente e soprattutto gratuitamente. Oggi le mimose sono diventate un dono che gli uomini si sentono in dovere di fare per l’8 marzo e per questo ci sono tante donne che non le apprezzano. Ma il loro significato è più legato alla lotta delle donne più che alla galanteria dei loro compagni.

Non è un modo per comprare cose scontate o entrare gratis in discoteca

Se è vero che negli ultimi anni si assiste a una grande commercializzazione dell’8 marzo, questo non toglie che si tratta di una giornata di lotta, memoria e gratitudine per tutte le donne che hanno combattuto per l’emancipazione femminile. Da qualche anno c’è chi prova a invertire la tendenza della festa commerciale, grazie soprattutto all’impegno dei gruppi femministi come Non Una Di Meno che cercano di riportare l’8 marzo alle sue origini rivoluzionarie. Nella giornata mondiale della donna, sempre più Paesi partecipano a uno sciopero del lavoro retribuito e del lavoro di cura, invitando le donne a prendersi una giornata per loro stesse e per i loro diritti.

C’è poco da festeggiare

Al di là dell’uso popolare dell’espressione “festa della donna”, c’è ben poco da festeggiare in questo Paese. Una donna viene uccisa per mano del partner o ex partner ogni tre giorni e siamo il Paese con il più basso tasso di occupazione femminile in Europa. In Italia le donne sono vittime di stereotipi e pregiudizi e poco indipendenti: una donna su tre non ha un conto corrente. Il lavoro di cura è ancora demandato quasi esclusivamente a loro e, anche sul posto di lavoro, continuano a essere pagate meno degli uomini. Proprio per questo è importante recuperare il vero valore dell’8 marzo, perché se da un lato è importante celebrare le donne nelle nostre vite, è ancora più importante lottare perché possano essere libere, autonome e decidere per loro stesse.

168 CONDIVISIONI
Immagine
Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views