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Gregoretti, Salvini: “Non sono ancora sotto processo, gli italiani voteranno a prescindere”

L’ex ministro dell’Interno, intervenuto in sala stampa estera, commenta così il voto in Senato per il caso Gregoretti: “Non sono ancora sotto processo, il voto di ieri rimanda a Catania fascicolo su cui indagare. Non sono felice dei processi e non me li vado a cercare. Vorrei vincere le elezioni per i programmi, non per i processi”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Non sono ancora sotto processo, il voto di ieri rimanda a Catania fascicolo su cui indagare. Dovranno trovarne un altro" di giudice "che non sia quello che abbia già archiviato". Così Matteo Salvini commenta il caso Gregoretti in sala stampa estera, insieme al neo responsabile Esteri della Lega, Giancarlo Giorgetti. Ieri il Senato ha deciso di autorizzare il processo per sequestro di persona chiesto dal Tribunale dei ministri di Catania, per la vicenda dei 131 migranti trattenuti per giorni a bordo della nave della Guardia costiera italiana. I voti contrari all'odg proposto da Forza Italia e Fratelli d'Italia – che volevano negare l'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro – sono stati 152, quelli favorevoli solo 76, con i senatori della Lega che hanno lasciato l'Aula e non hanno votato. La maggioranza assoluta, che sarebbe servita per salvare Salvini dal processo, era fissata a 160 voti.

Salvini questa mattina ricorda e ci saranno ulteriori passaggi prima del dibattimento. "Non sono ancora sotto processo", precisa. Gli italiani "voteranno a prescindere dal processo. Non sono felice dei processi e non me li vado a cercare. Vorrei vincere le elezioni per i programmi, non per i processi", aggiunge.

"Una riflessione sui rapporti tra poteri va fatta, qua c'è una situazione che qualche problema lo crea. Riguarda un po' tutti, non solo i politici", dice Giancarlo Giorgetti. Quello della riforma "è tema che va posto, sulla prescrizione, sulla riforma del processo penale, abbiamo discusso quando eravamo al governo, ma in Italia sembra impossibile: prima c'era il fattore Berlusconi, ora quello Salvini". 

Il leader della Lega risponde poi ad una domanda su presunti cattivi rapporti con gli altri paesi europei sul tema dei migranti, nel periodo in cui la Lega era al governo: "Ai vertici europei, a livello informale, tutti, dal collega tedesco al collega francese, mi dicevano ‘bravo Matteo, finalmente'. Durante la parte formale ognuno piantava le sue bandierine. Sul fronte dei rimpatri bisogna fare accordi coinvolgendo l'Unione europea: un singolo paese ha un potere contrattuale inferiore. Se tornassi al governo spingerei su questo fronte. Penso a legare accordi commerciali ad accordi di rimpatri". Sulla gestione immigrazione "il problema è la revisione di Dublino, il nuovo accordo si basa sulla volontarietà di accoglienza, mentre servono meccanismi obbligatori, regole. Sono – sottolinea ancora Salvini – molto preoccupato, gli sbarchi sono triplicati".

Quindi rivendica la sua scelta di chiudere l'esperienza di governo con i Cinque Stelle: "Siamo usciti dal governo consapevoli di uscirne. Era impossibile continuare a lavorare con una forza che bloccava tutto e questi sei mesi ce lo hanno confermato. La rivendico come scelta positiva e utile quella di lasciare il governo". 

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