Gino Cecchettin a Fanpage: “Forum sessisti problema culturale, siamo noi uomini a dover cambiare”

I casi del gruppo Facebook "Mia Moglie" e del sito Phica.eu in cui uomini condividevano e commentavano foto di donne a loro insaputa hanno dimostrato, per l'ennesima volta (come se ce ne fosse bisogno) che c'è un problema culturale e di rispetto del consenso (questo sconosciuto). Oltre al ruolo delle piattaforme, strumenti come l'educazione sessuale e affettiva sono centrali. Lo sottolinea Gino Cecchettin, che a margine della presentazione del protocollo d'intesa Coop – Fondazione Giulia Cecchettin a Roma, ha risposto a una domanda di Fanpage.it: "Il problema è molto più profondo e allargato di quello che io pensassi. È un problema culturale molto sentito ed è molto grave che si arrivi a scoprirlo solo a seguito di gruppi di questo tipo. Andrebbe affrontato a monte".
"I sondaggi indicano bene che il fenomeno è sentito. Addirittura in alcuni contesti più del 50% delle donne è stata vittima di abusi di qualche tipo. Sono numeri da spavento e quindi a fronte di questo non si può rimanere impassibili, bisogna fare qualcosa", prosegue. "Le persone che sono iscritte a questi gruppi che tranquillamente raccontano barzellette misogine e sessiste probabilmente lo fanno anche in modo "innocente" perché sono cresciuti in quell'humus lì, dove è consentito. È il momento di far capire che non è più consentito, ma c'è un altro modo di relazionarsi verso il genere femminile con il dovuto rispetto".
"È la cultura che serve per per fare questo cambio di passo", dice ancora e chiama in causa gli uomini affinché facciano qualcosa per scardinare tutti quei comportamenti che oggettificano le donne e che nei fatti si traducono in abusi. "Da cittadino dico che è un problema grave e ognuno è titolato a far qualcosa, perché non dobbiamo sentirci esclusi. Soprattutto i maschi dovrebbero cercare di fare qualcosa perché le le donne sono vittime. Noi maschi dovremmo cercare di far proselitismo verso quel modo più rispettoso di vedere l'altro parte. C'è un bellissimo detto di una femminista che dice che il femminismo serve per liberare metà del genere umano affinché possa liberare l'altra metà, cioè gli uomini, a liberarsi", conclude.
La campagna "Dire, fare, amare" per contrastare la violenza di genere
"Dire, fare, amare". È il titolo della campagna nata dal protocollo d'intesa tra Coop e Fondazione Giulia Cecchettin e presentata oggi alla Sala Stampa Estera. L'obiettivo è prevenire e contrastare la violenza di genere, a partire da un progetto pilota che comincerà da Padova il 30 settembre, città dove Giulia studiava. Quest'ultimo – ha spiegato la presidente Maura Latini – consisterà in sei moduli formativi che coinvolgeranno 150 dipendenti coop, per sensibilizzare sul tema della violenza di genere, riconoscere eventuali segnali premonitori, promuovere una cultura inclusiva e in ultimo trasformare il lavoratore in un "antenna" che possa rappresentare punto di riferimento all’interno dell’azienda. "Si parte da una indagine preliminare che ha lo scopo di chiamare i partecipanti a una riflessione individuale sondando le loro conoscenze e percezioni sulla violenza di genere", viene spiegato. A novembre inoltre è prevista la diffusione di quasi 90mila borse di tela con un disegno di Giulia. "La nostra priorità- ha commentato anche Cecchettin – è fare educazione e portare cultura nella nostra società: dobbiamo combattere gli stereotipi e il linguaggio intrisi di possesso e controllo".