Fecondazione eterologa, la Consulta denuncia “gravi vuoti di tutela nell’interesse dei minori”
Una legge che garantisca a tutti i nati da fecondazione eteronoma pieni diritti, alla cura nonché all'educazione, all'istruzione e alla stabilità dei rapporti affettivi, non può più essere posticipata. Lo stabilisce una sentenza della Corte costituzionale depositata oggi in cui sono state dichiarate inammissibili le questioni sollevate dal Tribunale di Padova: ciò che la Consulta ha sottolineato è che il grave vuoto di tutela degli interessi del minore nato da fecondazione eterologa non sarà più tollerabile se si protrarrà l'inerzia del legislatore.
Spetta a quest'ultimo, si legge nella sentenza, trovare un "ragionevole punto di equilibrio tra i diversi beni costituzionali coinvolti, nel rispetto della dignità della persona umana", in modo da fornire piena tutela ai diritti del minore. Il Tribunale di Padova aveva denunciato un vuoto di tutela nel caso di un progetto condiviso di procreazione medicalmente assistita (PMA), praticato all'estero da due donne: le norme citate dal Tribunale non consentono ai minori lo status di figlio riconosciuto anche dalla madre intenzionale, qualora non vi siano le condizioni per procedere all’”adozione in casi particolari” e sia accertato giudizialmente l’interesse del minore.
Il caso del Tribunale di Padova
Nel caso esaminato dai giudici di Padova, infatti, nella coppia, che aveva cresciuto insieme due bambine nate in Italia, erano sorte delle conflittualità e alla madre intenzionale era stato precluso l’esercizio della responsabilità genitoriale, nonostante i tentativi di ristabilire un normale rapporto affettivo con le stesse. "Sono parole importanti quelle di oggi della Corte costituzionale, parole che mi spingono ad andare avanti per il bene delle mie bambine", ha dichiarato quest'ultima, che si era rivolta al Tribunale veneto perché le venisse riconosciuto il ruolo di madre, dopo aver partorito due bambine nate con fecondazione eterologa realizzata all'estero e nell'ottobre 2018. Si era vista negare ogni possibilità di contatto futuro con le bambine.
Tra le motivazioni della sentenza si sottolinea come l'interesse del minore debba sempre prevalere. E, inoltre, si ribadisce il valore della genitorialità sociale, anche se non coincidente con quella biologica, poiché il dato genetico non è requisito imprescindibile della famiglia.
L'appello al Parlamento
Spetta al Parlamento, ha proseguito la Consulta, provvedere a riconoscere quanto prima i diritti di questi minori, spesso figli di coppie dello stesso sesso. Sulla vicenda l'universo politico è spaccato: se da una parte Alessandro Zan del Partito democratico chiede subito una legge sulla omogenitorialità e risposte urgenti alle famiglie Lgbt, dall'altra Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia spinge affinché l'utero in affitto diventi un reato universale. Il Family Day, poi, smentisce l'esistenza di vuoti normativi sulla maternità surrogata, definendo schizofreniche le motivazioni della Consulta.