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Elezione del Presidente della Repubblica 2022

L’elezione del Presidente della Repubblica fissata per il 24 gennaio col Parlamento in seduta comune

Il presidente della Camera Fico ha convocato il Parlamento in seduta comune, con i delegati regionali, per il prossimo 24 gennaio per l’elezione del Presidente della Repubblica.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La prima votazione per il prossimo Presidente della Repubblica si terrà tra venti giorni. Il presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, sentita la presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha convocato il Parlamento in seduta comune, con la partecipazione dei delegati regionali, per lunedì 24 gennaio, alle ore 15, per l'elezione del Presidente della Repubblica. L'avviso di convocazione verrà pubblicato nella Gazzetta ufficiale di oggi. Nei prossimi giorni la corsa al Quirinale entrerà seriamente nel vivo, con una serie di incontri di coalizione e di partito già in calendario e pochi nomi sul tavolo. C'è Silvio Berlusconi – unico candidato in campo per ora – ma anche Mario Draghi.

Il Presidente della Repubblica, che viene scelto dai grandi elettori (parlamentari e delegati regionali) e il cui mandato dura sette anni, sarà perciò votato a partire dal 24 gennaio. Il presidente della Camera Fico ha fissato la data esattamente a 30 giorni dal termine del mandato di Sergio Mattarella, come previsto dall'articolo 85 della Costituzione: "Trenta giorni prima che scada il termine, il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica".

L'elezione del capo dello Stato si tiene a scrutinio segreto. Partecipano al voto tutti i parlamentari, deputati e senatori, e tre delegati per ogni Regione (Valle d'Aosta a parte). Dovrebbero essere 1009 i grandi elettori che voteranno il prossimo Presidente della Repubblica. Per le prime tre votazioni è necessaria una maggioranza qualificata dell'assemblea, quindi 673. Poi, dalla quarta in poi, è sufficiente la maggioranza assoluta, e quindi la metà più uno, ovvero 505. Entrambi gli scenari non sono da escludere, ma a venti giorni dalla prima chiama non c'è accordo a quasi nessun livello tra i gruppi parlamentari e tra i partiti.

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