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Draghi salva Durigon: “Indagini coordinate da colonnelli, non da generali”

Durante un question time alla Camera il presidente del Consiglio Draghi ha risposto in merito alle eventuali dimissioni del sottosegretario al Mef Claudio Durigon, dopo l’inchiesta di Fanpage.it “Follow the money”. Per il premier non c’è nessun generale della Guardia di Finanza che avrebbe indagato sulla vicenda dei finanziamenti della Lega, pertanto non ci sono ragioni di rimuovere il sottosegretario al Mef.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto nell'Aula della Camera per il suo primo ‘question time'. La prima interrogazione a cui ha risposto è quella che parte dall'inchiesta giornalistica di Fanpage.it, che vede coinvolto il sottosegretario dell'Economia Claudio Durigon. L'esponente leghista, non sapendo di essere ripreso dalle nostre telecamere, a proposito delle indagini sui finanziamenti della Lega, ha detto: "Quello che indaga della Guardia di Finanza, il generale lo abbiamo messo noi…".

Il deputato Forciniti (L'alternativa c'è) ha chiesto a Draghi se intenda rimuovere il sottosegretario al Mef, braccio destro di Salvini nel Lazio: "Quelle di Durigon sono parole gravissime, sia se millantava con spacconeria, perché gettano discreto sulla Guardia di Finanza e sul Mef, sia se Durigon potesse davvero vantare un credito di riconoscenza nei confronti di qualcuno che sta indagando sul suo stesso partito. In ogni caso tertium non datur, è evidente che Durigon non può rimanere in quel ministero un minuto in più".

Draghi ha risposto così, senza alludere ad alcuna richiesta di dimissioni da parte sua: "Onorevole Presidente, onorevoli deputati l’interrogazione ha ad oggetto alcune affermazioni dell’on. Durigon verosimilmente riguardanti un’indagine che ha visto coinvolti diversi professionisti e un’istituzione privata. Sentito il Comando generale della Guardia di finanza, si segnala che l’indagine oggetto dell’interrogazione è stata svolta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Milano, nell’esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria, alle dipendenze e sotto la direzione della Procura della Repubblica di Milano".

Gli episodi dell’inchiesta

"Il codice di procedura penale art. 329 recita al comma 1: gli atti di indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria, le richieste del pubblico ministero di autorizzazione al compimento di atti di indagine e gli atti del giudice che provvedono su tali richieste sono coperti dal segreto fino a quando l’imputato non ne possa avere conoscenza e comunque non oltre la chiusura delle indagini preliminari. In altre parole gli agenti di polizia giudiziaria possono riferire solo al magistrato titolare dell’indagine. I Reparti della Guardia di finanza che hanno svolto le suddette attività investigative sono comandati da ufficiali con il grado di Colonnello. Nessun ufficiale Generale ha svolto ruoli direttivi nelle investigazioni oggetto dell’interrogazione. Peraltro, si evidenzia che tali ufficiali non rivestono qualifiche di polizia giudiziaria e pertanto non possono ricoprire un ruolo di diretto intervento nell’ambito delle indagini eseguite di iniziativa o su delega dell’Autorità giudiziaria".

"I Reparti operativi del Corpo, peraltro – ha proseguito Draghi – sono dotati di piena autonomia organizzativa; il carattere gerarchico che connota la struttura del Corpo stesso non altera mai il rapporto di dipendenza funzionale dall’Autorità Giudiziaria delegante, che per legge assume la direzione delle indagini. Infine, la stessa procura di Milano, in data 29 aprile, ha confermato piena fiducia ai militari della Guardia di finanza evidenziandone la professionalità, il rigore e la tempestività negli accertamenti loro delegati".

Il deputato Andrea Colletti ha replicato: "In quale paese civile un sottosegretario potrebbe dire di controllare un generale della Guardia di Finanza che sta indagando sul suo stesso partito. In quale paese un sottosegretario rimarrebbe al proprio posto? Lei non ha detto nulla per più di una settimana? Perché voi, i suoi ministri, siete così omertosi? In un paese serio un presidente del Consiglio specchiato dopo un'ora dalla pubblicazione del servizio di Fanpage avrebbe imposto le immediate dimissioni del sottosegretario, o ne avrebbe decretato la revoca immediata. Il sottosegretario ha giurato nelle sue mani, lei ne ha la responsabilità politica, non la Lega. Questa vicenda dimostra il substrato valoriale del suo governo e della sua maggioranza. Cosa bisogna fare per ottenere la dimissione di un politico? Servono soltanto due parole: ‘revoca immediata' e con questa risposta lei si è dimostrato complice".

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