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Donald Trump non ha preso bene l’esclusione dal Nobel per la Pace, ma non avrebbe potuto vincerlo

Il Nobel per la Pace 2025 è stato assegnato a Maria Corina Machado per la sua lotta pacifica in favore della democrazia in Venezuela, suscitando reazioni contrastanti e attenzioni internazionali. La decisione, simbolica e indipendente, esclude Donald Trump nonostante le sue pressioni e rivendicazioni.
A cura di Francesca Moriero
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Il Nobel per la Pace 2025 è stato assegnato a María Corina Machado – leader dell'opposizione venezuelana e figura politica vicina alle posizioni ultraliberiste di Donald Trump e Javier Milei – per il suo "instancabile lavoro nella promozione dei diritti democratici del popolo venezuelano" e la lotta pacifica contro il regime di Nicolás Maduro. Una scelta che il comitato ha definito "simbolica e urgente": "La democrazia è una condizione preliminare per una pace duratura, ma oggi è sotto minaccia in molte parti del mondo".

La notizia è stata accolta con entusiasmo dalle istituzioni europee e da molti esponenti italiani, nonostante da mesi circolassero pressioni e appelli, anche autorevoli, per assegnare il premio a Donald Trump, che più volte aveva pubblicamente rivendicato il merito di una candidatura. Giusto qualche settimana fa, da New York, aveva detto: "Tutti dicono che dovrei ricevere il Nobel per la Pace", mentre al Palazzo di Vetro vantava di aver fermato "sette guerre infinite". Più recentemente, secondo quanto riportato dal Guardian, Trump avrebbe anche telefonato al segretario generale della NATO Jens Stoltenberg per chiedere notizie sul comitato norvegese.

E nelle prime ore dopo l'annuncio, non è mancata la reazione del suo staff: il direttore della comunicazione della Casa Bianca, Steven Cheung, ha infatti dichiarato che "Trump continuerà a stringere accordi di pace in tutto il mondo, a porre fine alle guerre e a salvare vite umane", accusando poi il Comitato Nobel di aver "anteposto la politica alla pace".

Le pressioni di Trump e la paura di ritorsioni sulla Norvegia

Se da Caracas è arrivata subito emozione e gratitudine – "Sono sotto shock", ha dichiarato Machado. "Questo premio è per un intero movimento" – a Washington, già prima della nomina, l'atmosfera appariva decisamente diversa. Secondo fonti diplomatiche norvegesi, riportate dal Guardian, a Oslo ci si preparava da giorni a una possibile reazione scomposta di Donald Trump. Il comitato aveva già scelto la vincitrice lunedì, prima ancora che fosse annunciato l'accordo per il cessate il fuoco a Gaza, e si temeva che il presidente degli Stati Uniti potesse fraintendere l’indipendenza del processo decisionale e accusare il comitato (e quindi anche il governo norvegese) di parzialità. E in effetti, poche ore dopo l’annuncio, è arrivata la prima reazione ufficiale: "Il presidente Trump continuerà a stringere accordi di pace in tutto il mondo, a porre fine alle guerre e a salvare vite umane", ha dichiarato su X Steven Cheung, direttore delle comunicazioni della Casa Bianca. "Non ci sarà mai nessuno come lui, in grado di spostare le montagne con la sola forza della sua volontà. Il Comitato per il Nobel ha dimostrato di anteporre la politica alla pace".

In passato, Trump ha più volte lamentato la mancata assegnazione del Nobel per il suo "lavoro per la pace", benché la sua politica estera – fatta di ritiri improvvisi, pressioni militari e alleanze selettive – sia stata spesso oggetto di critiche, anche tra i suoi stessi alleati. Eppure, continua a coltivare un'immagine da pacificatore. Talmente convinto del proprio ruolo da aver voluto ribattezzare il Dipartimento della Difesa in "Dipartimento della Guerra", per "tornare a vincere come una volta".

E se proprio alcuni mesi fa, Trump aveva espresso parole di sostegno nei confronti della stessa Machado, definendola parte della "volontà del popolo venezuelano": "Venezuelan democracy activist Maria Corina Machado and President-elect Gonzalez are peacefully expressing the voices and the WILL of the Venezuelan people with hundreds of thousands of people demonstrating against the regime. The great Venezuelan American community in the United States overwhelmingly support a free Venezuela, and strongly supported me. These freedom fighters should not be harmed, and MUST stay SAFE and ALIVE!", oggi quel endorsement suona quasi ironico.

"I premi si assegnano per l’impegno costante per la pace, non per i colpi di teatro o i proclami sui social", ha dichiarato nel frattempo Arild Hermstad, leader dei Verdi norvegesi, mentre Kristian Berg Harpviken, direttore del Nobel Institute, ha ribadito che la scelta di Machado è stata "politicamente indipendente ma profondamente simbolica". In un anno segnato da conflitti e derive autoritarie, premiare una donna, perseguitata e rimasta nel suo Paese nonostante le minacce, è sembrato al comitato "un messaggio necessario".

Perchè Trump non avrebbe potuto vincere il premio Nobel per la Pace

Kristian Berg Harpviken, segretario del Comitato che assegna il Nobel e direttore del Norwegian Nobel Institute, ha chiarito fin da subito che la candidatura di Trump non sarebbe stata nemmeno valutabile in base ai criteri del premio: le attività considerate si riferiscono infatti all'anno precedente, con chiusura al 31 gennaio: "Il nostro lavoro si basa sul testamento di Alfred Nobel. Il processo è lungo, inizia a febbraio e si conclude tra agosto e settembre. L’ultima riunione si è tenuta lunedì: nulla cambia all’ultimo momento". Quanto al peso delle pressioni esterne, Harpviken ha ammesso un clima di forte attenzione, ma ha garantito che il comitato lavora sempre in piena indipendenza: "Ignoriamo il rumore, seguiamo metodo e integrità. L’indipendenza del processo ha sorpreso persino me".

Nella storia, solo quattro presidenti USA hanno ricevuto il Nobel per la Pace: Roosevelt, Wilson, Carter (fuori mandato) e Obama. Per Trump, al momento, resta fuori portata.

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