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Di Battista dopo l’inchiesta di Fanpage.it: “Draghi e il ministro Franco tacciono sul caso Durigon”

Alessandro Di Battista sull’inchiesta di Fanpage.it e il caso Durigon: “Draghi ed il ministro dell’economia Franco tacciono. Dal “migliore tra i migliori” si dovrebbe pretendere molto anche dal punto di vista dell’etica politica. A meno che il governo dei migliori non sia migliore solo in conformismo e pavidità”.
A cura di Ida Artiaco
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"Salvini dovrebbe pretendere chiarezza da uno dei suoi uomini di fiducia. Invece la “butta in caciara” sostenendo che queste notizie servano per coprire il video di Grillo. Puerili scemenze. Draghi ed il ministro dell'economia Franco tacciono". Alessandro Di Battista commenta su Facebook l'inchiesta di Fanpage.it sul caso Durigon tirando in ballo direttamente il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il ministro dell'Economia, Daniele Franco, a cui pone una serie di domande sul sottosegretario al Tesoro, sul quale al momento è stato mantenuto il silenzio. L'ex parlamentare del Movimento 5 Stelle comincia il suo intervento spiegando che "gira voce che Mario Draghi quando era direttore del Tesoro venisse chiamato il “dottor altrove” in quanto preferisse evitare i “dossier” spinosi. Certamente il suo silenzio sulla questione Durigon (il sottosegretario di Stato al Ministero dell'economia, l'uomo in foto) conferma tali voci di corridoio".

Poi, passa a riassumere il contenuto dell'inchiesta di Fanpage.it: "Due giorni fa Fanpage.it pubblica un'inchiesta allucinante su Durigon e su alcuni uomini che ne hanno facilitato l'ascesa all'interno della Lega di Salvini. Durigon, non sapendo di essere registrato, parlando dei commercialisti della Lega sotto inchiesta per i 49 milioni di euro di denaro pubblico spariti ha detto: “il generale che fa le indagini l'abbiamo messo noi”.Durigon è sottosegretario al ministero dell'economia, il ministero capofila nella gestione dei denari del Recovery Plan. Non solo, dall'inchiesta emerge un inquietante legame tra Durigon e Luciano Iannotta, imprenditore di Latina arrestato nell'operazione Dirty glass".

Ed infine, chiama in causa direttamente il presidente del Consiglio: "Se determinati ‘sospetti' avessero riguardato un esponente del Movimento 5 Stelle quando ancora vi militavo, io per primo avrei chiesto verità. Ma oggi tutto tace. La Pax Draghiana prevede silenzio evidentemente. Dal “migliore tra i migliori” si dovrebbe pretendere molto anche dal punto di vista dell'etica politica. In un Paese normale Draghi e Franco avrebbero già convocato Durigon chiedendogli: 1. Hai davvero gonfiato il numero degli iscritti all'UGL? 2. Quanti sono gli uomini del sindacato che sei riuscito a piazzare o ai quali hai affidato prebende? 3. Perché hai detto “il generale che fa le indagini l'abbiamo messo noi”? 4. È vero che Luciano Iannotta ha sostenuto la tua campagna elettorale? 5. È vero che ti ha messo a disposizione un appartamento a Latina ed un locale dove fare eventi (lo Chalet)? Per qualcuno queste sono domande da inquirenti. Stronzate. Sono domande che un Presidente del Consiglio ha il dovere di fare ad uno degli uomini più importanti che lui stesso ha scelto per il suo governo. A meno che il governo dei migliori non sia migliore solo in conformismo e pavidità".

Gli episodi dell’inchiesta
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