“Delmastro sapeva che le notizie su Cospito erano segrete”: le motivazioni della sentenza di condanna

Sono state diffuse le motivazioni con cui il 20 febbraio scorso il tribunale di Roma ha condannato a otto mesi il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro. Il membro del governo sapeva che le notizie sul detenuto Cospito erano coperte da segreto. È la sintesi della sentenza in cui i giudici dell’ottava sezione penale del Tribunale di Roma hanno argomentato la condanna del sottosegretario di Fdi a otto mesi di reclusione per rivelazione di segreto d’ufficio.
La vicenda che portò al processo a Delmastro, dopo l'imputazione coatta formulata dalla Gip del tribunale di Roma, Emanuela Attura, contro la richiesta di archiviazione della procura capitolina, riguarda appunto la diffusione di informazioni coperte da riservatezza istituzionale sull'anarchico Alfredo Cospito, al regime di 41 bis, che da Delmastro vennero comunicate al deputato e collega di partito Giovanni Donzelli.
La sentenza di primo grado poggia su due questioni. Secondo i magistrati le notizie condivise da Delmastro con Donzelli erano "non liberamente ostensibili" e protette da segreto d’ufficio.
L'altro cardine su cui ruota l'intera vicenda riguarda la circostanza, emersa in dibattimento, per cui lo stesso ministero della Giustizia, tramite il Capo di Gabinetto, considerò quelle informazioni come riservate. I giudici, nelle 43 pagine di motivazioni, non hanno ritenuto credibile la linea difensiva secondo cui la diffusione "in chiaro" delle informazioni, cioè la loro trasmissione a più persone in ambito ministeriale, ne avrebbe annullato la segretezza.
"È evidente – si legge nel dispositivo di condanna – che all’interno di un ufficio l’informazione possa essere conosciuta da una pluralità di soggetti, ma ciò non esclude l’obbligo del segreto per chi ne viene a conoscenza in ragione del ruolo rivestito".
"Risulta che l'imputato compulsò con fretta e premura insistente gli uffici del Dappe", hanno scritto i magistrati, "dallo stesso esame di Delmastro appare evidente che egli agì in modo del tutto autonomo e senza nessuna preventiva consultazione con gli uffici, anche il racconto che l'imputato fa di una consultazione del magistrato Sebastiano Ardita, unica persona, a cui è stato fatto esplicito riferimento, avvenne in momento successivo".
"Quindi prima che della condotta incriminata", si legge, "non vi furono consultazioni con gli uffici e nessuno rassicurò l'imputato che le informazioni potevano essere divulgate al di fuori degli uffici. Al contrario, come già ricordato, tutto il percorso con cui le informazioni richieste giungono" a Delmastro arrivano con "segnali che indicano la riservatezza".
Il caso Cospito che ha portato alla condanna di Delmastro a 8 mesi
Il caso scoppiò il 31 gennaio 2023, quando Donzelli intervenne alla Camera dei Deputati, riportando contenuti estrapolati, secondo l'esposto presentato dal deputato Angelo Bonelli, da una nota del Nic (Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria), nella quale erano contenute, in maniera dettagliata, alcune relazioni di servizio del Gom (Gruppo Operativo Mobile della Penitenziaria) riguardanti colloqui avvenuti tra detenuti sottoposti al regime del 41 bis.
Tra questi colloqui, quelli di Alfredo Cospito. Secondo il Tribunale, non vi sarebbero dubbi sulla penale responsabilità di Delmastro, che nella sua funzione di sottosegretario con delega al Dap (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), avrebbe rivelato a Donzelli notizie apprese in via ufficiale, consentendo che venissero poi utilizzate in un intervento politico in Parlamento.
La gravità del gesto sarebbe, secondo il collegio di giudici, nel "concreto pericolo per la tutela e l’efficacia della prevenzione e repressione della criminalità", che la divulgazione ha generato. È esclusa ogni possibile leggerezza o disattenzione da parte dell’imputato. "Delmastro – scrivono i giudici – non può essere ritenuto così superficiale da non essersi reso conto della delicatezza e della segretezza di quelle informazioni". Adesso, dopo la pubblicazione delle motivazioni, la difesa del sottosegretario alla giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, potrà ricorrere in Corte d'Appellocontro la sentenza.
Opposizioni chiedono a Nordio un'informativa urgente in Aula
Dopp la pubblicazione delle motivazioni della sentenza di condanna a 8 mesi di reclusione per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro per rivelazione di segreto d'ufficio, le opposizioni hanno chiesto al ministro Nordio un'informativa urgente.
La richiesta è stata avanzata nell'Aula della Camera dai deputati di Pd, M5s, Avs e Più Europa. "Non ci vuole il decreto sicurezza ci vuole un ministro che venga a spiegarci perché Delmastro è ancora al suo posto": la prima a chiedere un'informativa a Nordio è stata la deputata dem Debora Serracchiani. Alla richiesta si è associato Francesco Silvestri. "Avere un ministro della Giustizia – ha detto il deputato M5s – che non capisce la differenza tra un segreto e una scheda informativa è pericoloso per il nostro Paese. Siamo davanti a una strategia di propaganda costruita sui segreti di Stato". "Da più di un anno e mezzo io Bonelli e Magi aspettiamo tramite l'accesso agli atti quelle stesse carte che non ci sono state mai date e che il sottosegretario ha dato al suo già compagno di casa Donzelli", ha aggiunto Marco Grimaldi di Avs.
Angelo Bonelli (Avs) ha commentato le motivazioni della sentenza con una nota: "Le motivazioni dei giudici sono inequivocabili: Andrea Delmastro sapeva perfettamente che le informazioni da lui trasmesse nel caso Cospito erano coperte da segreto d'ufficio. Chiediamo le sue immediate dimissioni: chi ha violato consapevolmente il segreto d'ufficio non può restare al governo della giustizia italiana. Il ministro Nordio venga in Parlamento a scusarsi per le bugie dette davanti al Paese per difendere il suo sodale di maggioranza. La sua ricostruzione è stata clamorosamente smentita dai giudici, che hanno stabilito che quelle informazioni non erano affatto "liberamente ostensibili", come invece sostenuto da Nordio.
"Meloni continua a parlare di legalità, ma la sua maggioranza si regge su chi viola la legge e su chi mente per coprirlo. La logica di impunità di questa destra al potere ogni giorno scrive nuove sconcertanti pagine".