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Il caso Cospito

Cosa raccontano le carte dell’inchiesta sul sottosegretario Delmastro: le tappe del caso Cospito

Il processo al sottosegretario Andrea Delmastro partirà il 12 marzo: l’accusa è di aver violato il segreto d’ufficio riguardo ad alcune carte su Alfredo Cospito, anarchico detenuto al 41 bis. Delmastro avrebbe passato questi documenti a Giovanni Donzelli (FdI), che li ha poi citati in Aula, nonostante fossero segretati. Gli interrogatori dei pm ricostruiscono la vicenda.
A cura di Luca Pons
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Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove è stato rinviato a giudizio con l'accusa di rivelazione del segreto d'ufficio. In particolare, l'accusa di aver "violato il dovere di segretezza imposto" rispetto a documenti "non accessibili per ragioni di ordine e sicurezza pubblica", come ha scritto la Procura di Roma nelle carte dell'inchiesta.

Al centro del caso ci sono i documenti in questione: le relazioni della polizia penitenziaria su Alfredo Cospito, anarchico detenuto in regime di 41 bis che all'epoca dei fatti, lo scorso gennaio, aveva iniziato lo sciopero della fame per protestare contro le condizioni in cui si trovava. E una domanda: Delmastro, dopo aver ottenuto questi documenti, era autorizzato a divulgarne i contenuti al suo compagno di partito e coinquilino, il parlamentare Andrea Donzelli?

Proprio queste relazioni, infatti, sarebbero state richieste da Delmastro alla Polizia penitenziaria, poi – nonostante fossero "a limitata divulgazione" – trasmesse a Donzelli, che le ha citate testualmente in Aula per attaccare i deputati del Pd che erano andati a trovare Cospito in carcere. Nei documenti, infatti, si riportavano alcune conversazioni tra l'anarchico e i boss mafiosi detenuti con lui al 41 bis.

La pressione di Delmastro per ottenere in fretta le relazioni su Cospito

Gli interrogatori svolti dalla Procura permettono di ricostruire le tempistiche della vicenda. Il 29 gennaio 2023, Delmastro avrebbe telefonato a Giovanni Russo, capo del Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, situato all'interno del ministero della Giustizia). Lo stesso Delmastro ha detto ai procuratori di aver chiesto le relazioni su Cospito sia del Gom che del Nic. Si tratta di due corpi della Polizia penitenziaria: il Gruppo operativo mobile, che si occupa tra le altre cose di custodia e controllo dei detenuti al 41 bis, e il Nucleo investigativo centrale che invece gestisce indagini su criminalità organizzata e terrorismo.

A spiegare la vicenda, davanti ai pm, è stato l'ex capo del Gom, Mauro D'Amico: "Il nostro compito è che quando accade qualcosa di rilievo, ad esempio il commento di un detenuto su un fatto di cronaca, gli addetti alla sorveglianza riportino poi tali eventi in una relazione di servizio". Poi D'Amico ha confermato: "La sera della domenica 29 gennaio mi ha telefonato il dottor Russo dicendomi che era necessario redigere un appunto su Cospito poiché avrebbe dovuto inviarlo in via Arenula [al ministero della Giustizia, ndr] con urgenza".

La pressione da parte di Delmastro era molto alta, infatti è continuata il giorno dopo: "Il 30 mattina la segretaria del Dap continuava a premere per ottenere la relazione. Redatto l’appunto l’ho fatto partire a mezzo di un motociclista", per fare più in fretta.

E ancora: "Mentre la moto partiva, le chiamate dalla Segreteria generale insistevano, sino a che non mi hanno richiesto la trasmissione in Word del medesimo appunto nella sola parte ‘relazione'". Il motivo sarebbe stato che solo nell'ultima versione, cioè quella inviata in un file Word, c'erano le conversazioni di Cospito con i detenuti mafiosi, avvenuti tra fine dicembre e inizio gennaio.

Le informazioni trasmesse da Delmastro a Giovanni Donzelli per l'intervento in Aula

Queste relazioni erano a "limitata divulgazione". E qui c'è il punto dell'accusa: Delmastro le ha passate al suo collega di partito e coinquilino Donzelli, e aveva il diritto di farlo? Secondo l'accusa, no. Donzelli, il giorno dopo, le ha citate testualmente in diversi punti parlando in Aula, cosa che sembrerebbe dimostrare che ha avuto in mano i documenti. Delmastro ha dichiarato di aver dato al parlamentare "le informazioni perché esercitava la sua funzione ispettiva: lo faccio spesso con altri colleghi in Transatlantico".

Lo stesso Delmastro ha spiegato ai pm la sua versione dei fatti, che sarà anche la linea difensiva nel processo che inizierà il 12 marzo: "In quanto deputato ritenevo che Donzelli avesse diritto a ricevere informazioni che erano contenute in una relazione a divulgazione limitata ma non segreta. Per me la “limitata divulgazione” riguarda la catena del Dap, ma non ha efficacia nei confronti del decisore politico".

E ancora: "Non ho detto a Donzelli che c’era la clausola di “limitata divulgazione” perché per me non c’era nessun segreto". D'altra parte, nel corso delle indagini la Procura di Roma aveva chiesto l'archiviazione per il sottosegretario, perché riteneva che non ci fosse l'elemento soggettivo, cioè che Delmastro non sapesse che c'era un segreto da violare. Spetterà ai legali del sottosegretario dimostrare se effettivamente fosse così, e alla Procura dimostrare il contrario.

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