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Def, Misiani a Fanpage: “Governo prende in giro gli italiani, non sanno dove trovare i soldi”

“Una presa in giro, un documento finto e inutile”: così il senatore Antonio Misiani, parlando con Fanpage.it, definisce il Def approvato dal governo Meloni. Secondo il responsabile economico del Pd, il governo non vuole dire la verità ai cittadini: cioè che sa dove andare prendere i soldi per mantenere le promesse fatte finora. “Quali tasse aumenteranno? Quali spese saranno tagliate? Quali promesse non saranno mantenute?”, chiede.
A cura di Annalisa Girardi
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Il Documento di economia e finanza approvato ieri dal governo Meloni è “una presa in giro, un documento finto e inutile”. Lo dice Antonio Misiani, responsabile economico del Partito democratico, in un colloquio con Fanpage.it in cui sostiene come dietro a un Def decisamente scarno – che delinea solo il quadro tendenziale, ma non quello programmatico – si nasconda un tentativo di non rivelare il vero stato di salute dei conti pubblici. “Dovrebbero indicare dove vogliono prendere i soldi per onorare le cambiali politiche che hanno sottoscritto con l’ultima Manovra finanziaria. Parliamo di almeno 20 miliardi da recuperare: le risorse che mancano anche solo per finanziare nel 2025 il taglio del cuneo fiscale, il primo modulo Irpef e altre misure della scorsa legge di Bilancio. Quali tasse aumenteranno? Quali spese saranno tagliate? Quali promesse non saranno mantenute?”, chiede il senatore dem.

E ancora: “Normalmente nel Def si indicano gli obiettivi di finanza pubblica che si vogliono programmare nel triennio successivo. Qui non c’è nulla di tutto questo, come se questo fosse il Def di un governo dimissionario. Invece è un governo pienamente in carica, che avrebbe il dovere di raccontare la verità agli italiani. Ma non ha la minima intenzione di farlo. Hanno deciso di tenere coperte le carte perché tra meno di due mesi si vota per le europee. Questo è molto grave”.

Il governo ha giustificato la mancanza di obiettivi programmatici nel Def con la riforma della governance economica in Ue, affermando di non potere definire gli obiettivi in assenza delle “istruzioni” tecniche, ancora in via di definizione. “A noi sembra una scusa per evitare di raccontare agli italiani la verità – replica il senatore dem – quando pressoché tutti gli addetti ai lavori si aspettano una manovra correttiva dopo l’estate e una legge di Bilancio molto difficile in autunno. Tra l’altro a quel punto saremo in procedura per deficit eccessivo e quindi non sarà più possibile – come accaduto con l’ultima Manovra – usare la leva del deficit per finanziare una parte delle misure previste”.

Misiani prosegue evidenziando come “una serie di nodi che avevamo denunciato mentre si discuteva l’ultima legge di Bilancio stanno venendo al pettine”. Ad esempio: nella Nadef a settembre era prevista una crescita del +1,2%, mentre nel Def si parla di un +1%. “Le stime della Banca d’Italia, pubblicate quattro giorni fa, sono ancora più basse, attorno allo 0,6% – continua il senatore – In ogni caso la crescita è minore di quanto inizialmente previsto dal governo e anche il debito va peggio di quanto si ipotizzava sei mesi fa, perché nel Def è previsto in costante aumento nei prossimi tre anni. Il governo dice che è colpa del Superbonus, i cui costi sono andati fuori controllo: ma allora dovrebbero spiegarci perché sono stati fermi un anno, inerti, davanti all’esplosione di questi costi”.

Insomma, secondo il senatore il governo sta usando il Superbonus – a suo tempo appoggiato trasversalmente da tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione – come capro espiatorio per ogni dato negativo sull’economia del nostro Paese. Ma non spiega, sottolinea Misiani, perché non è riuscito a frenare l’aumento degli oneri per il 110: “L’Enea aggiorna i report mese per mese: il costo per lo Stato del Superbonus si era attestato a 69 miliardi a fine 2022, per poi salire mese dopo mese fino a quota 100 miliardi a fine 2023 e 122 miliardi al 31 marzo di quest’anno. Il governo, a febbraio 2023, aveva emanato un decreto per bloccare la cessione dei crediti fiscali e lo sconto in fattura, ma poi non ha più fatto nulla per un anno intero. Perché è rimasto fermo, quando era evidente che i costi stavano aumentando a rotta di collo?”.

Che cosa non ha funzionato in questi mesi? Perché dopo il decreto blocca cessioni di un anno fa non sono stati adottati altri provvedimenti per rimettere sotto controllo i numeri del Superbonus? Il governo lo dovrebbe spiegare al Parlamento e al Paese”, conclude poi Misiani.

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