D’Alema replica: “Menzogne, pura spazzatura dell’house organ del partito del Nazareno”

UPDATE 15.00 Prosegue la polemica tra Massimo D'Alema e il giornalista di Repubblica Goffredo De Marchis, autore del retroscena sul presunto voto alla Raggi che l'ex presidente del Consiglio avrebbe dichiarato di voler dare pur di far perdere Renzi. Un botta e risposta che dura da ieri mattina, con tanto di repliche e contro-repliche da parte dei due diretti interessati. Nel pomeriggio, D'Alema è nuovamente intervenuto per smentire le affermazioni pubblicate da De Marchis stamane, il quale sostiene di avere le prove a sostegno di ciò che avrebbe scritto nel tanto contestato retroscena. "Una plateale scorrettezza giornalistica, fatta forse per compiacere i capi del mio partito, è diventata un danno per il Pd. Scorrettezza e strupidità spesso vanno di pari passo. Continuo a leggere su Repubblica falsità, forzature e valutazioni o prese di posizione pubbliche riportate come se si trattasse di trame e complotti, la volontà, per esempio, di impegnarmi nella campagna referendaria è stata annunciata più volte, l’ultima una ventina di giorni fa in una manifestazione pubblica a Brindisi, di cui gira anche un video. Ho ritenuto, tuttavia, di evitare pronunciamenti proprio per non provocare polemiche e strumentalizzazioni in vista delle amministrative, invitando a concentrarsi sui ballottaggi di domenica prossima", si legge nella nuova dichiarazione diramata da Massimo D'Alema.
"Menzogne contro di me, pura spazzatura da parte di un house organ del partito del Nazareno". Il giorno successivo alla polemica scaturita da alcune dichiarazioni di Massimo D'Alema, il quale avrebbe sostenuto che pur di mandare via Renzi avrebbe votato Virginia Raggi a Roma, affermazioni riportate dal quotidiano La Repubblica e subito smentite dal diretto interessato, l'ex presidente del Consiglio ha rilasciato un'intervista a Geremicca de La Stampa per chiarire il suo punto di vista, sostenendo che la pubblicazione del retroscena sul quotidiano fondato da Eugenio Scalfari avrebbe avuto come obiettivo il cercare di trovare un capro espiatorio che potesse in qualche modo essere individuato come il colpevole degli insoddisfacenti risultati che usciranno dalle urne elettorali la prossima domenica. "Si tratta di una montatura contro di me. Stanno cercando un capro espiatorio perché pensano che i risultati di domenica non saranno soddisfacenti come vorrebbero", sostiene Massimo D'Alema, al telefono da Bruxelles. Non avrebbe voluto occuparsi delle polemiche italiane, dice al cronista de La Stampa, ma è stato costretto a intervenire perché il caso era troppo grave per lasciarlo scivolare via.
Insomma, le frasi attribuite a D'Alema da Repubblica sarebbero completamente false e mai pronunciate dall'ex ministro degli Affari esteri del Governo Prodi. Dalle ricostruzioni effettuate da alcuni giornalisti in seguito alla pubblicazione del retroscena da parte di Repubblica, sembra in realtà che di affermazioni contro la segreteria di corso renziano ne abbia fatte altre, non meno gravi, ad esempio: "Se vince il sì al referendum, facciamo la scissione; se invece vince il no, ci riprendiamo il partito", avrebbe detto D'Alema, ma anche quest'affermazione viene categoricamente smentita dal diretto interessato: "L’episodio in questione è avvenuto al termine di un seminario sul ventennio della democrazia dell’alternanza, dunque alla fine dei lavori condotti tra noi e l’associazione Magna Carta. Quando il convegno è finito ci siamo soffermati per i saluti sul pianerottolo e Gaetano Quagliariello ha chiesto a Giovanni Orsina come avrebbe votato sul referendum costituzionale di ottobre. Orsina ha detto che avrebbe votato sì e Quagliariello, allora, ha ribattuto che lui – invece – avrebbe votato no", spiega D'Alema che, proseguendo, sostiene di non aver mai nascosto la sua contrarietà alla riforma costituzionale del ministro Boschi e che avrebbe risposto "in caso di vittoria del sì, Renzi ci caccia dal partito", specificando però che si trattava di una semplice battuta, non di una dichiarazione politica.
In più, sottolinea D'Alema, in nessun momento avrebbe mai parlato di Virginia Raggi, "per questo sostengo sia una montatura. Anzi, si tratta – come ho già spiegato – di pura spazzatura da parte di un giornale che perde lettori, così come noi del Pd stiamo perdendo elettori", commenta. "Per esempio non ho mai detto la parola Lucifero, perché è un termine che non appartiene al mio vocabolario: casomai, avrei detto Belzebù. Ma il punto è che le battute non sono dichiarazioni politiche: se avessi voluto fare una dichiarazione politica avrei saputo farla", sottolinea.
D'Alema, infine, non lesina attacchi a Repubblica e al giornalista che ha firmato il retroscena pubblicato ieri. Quanto avvenuto, spiega l'ex ministro degli Affari esteri, "dimostra e conferma il livello di degrado del giornalismo italiano. De Marchis, l’autore dell’articolo su “Repubblica”, non mi ha mai chiamato: ha telefonato a Massimo Bray, che gli ha detto in maniera inequivocabile che le frasi attribuitemi non erano vere. Scriverle lo stesso è stata dunque una menzogna, che ha come mandanti chi mi vuole adoperare come capro espiatorio. Mi hanno perfino accusato di essere andato in Puglia a tenere riunioni per tramare chissà che cosa, ma in realtà vi sono andato per tenere comizi del Pd", conclude D'Alema, ribadendo, in chiusura, che tutto ciò che è successo ieri è frutto di una montatura da parte di chi, temendo il peggio ai ballottaggi, sta cercando per tempo una persona da incolpare.
In seguito alla smentita di D'Alema, Goffredo De Marchis, il giornalista di Repubblica al centro dello scandalo politico, ha replicato alla ricostruzione dei fatti fornita a La Stampa sostenendo che "Repubblica invece è in grado di confermare interamente il contenuto dell'articolo e di precisare nel dettaglio e in maniera più ampia come si sono svolti i fatti, che nella strategia dell'ex segretario dei Ds, servirebbero a provocare la caduta del governo Renzi, in particolare le frasi sarebbero state pronunciate durante tre diverse riunioni. "Ha spiegato di aver scelto di dare vita a comitati per il No occupando un proprio spazio autonomo e di sinistra all'interno del fronte trasversale che si oppone alla legge costituzionale", sostiene De Marchis, raccontando inoltre che D'Alema avrebbe detto: "È fondamentale la sconfitta di Renzi a Milano e Roma. Solo così si può ricostruire un campo del centrosinistra", motivando così il suo sostegno alla candidatura di Virginia Raggi a sindaco di Roma.