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Crimi a Fanpage.it: “Alla fine dell’emergenza un’inchiesta per capire cosa non ha funzionato”

Il viceministro dell’Interno Vito Crimi, in un’intervista a Fanpage.it, è tornato sul tema delle mancate zone rosse a Nembro e Alzano: “È stata comunicata una situazione di emergenza, ma piuttosto che aspettare la Regione Lombardia avrebbe potuto comunque adottare dei provvedimenti restrittivi nell’attesa poi che il governo li confermasse”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il direttore di Fanpage.it Francesco Piccinini ha intervistato il capo politico del Movimento Cinque Stelle e viceministro dell'Interno Vito Crimi, sulla crisi economica e sanitaria legata alla pandemia di coronavirus.

Crimi ha commentato l'allarme lanciato oggi dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho, in un'intervista a ‘La Repubblica': "La crisi sanitaria è una crisi economica e sociale. Dunque, una questione criminale. Non c'è crisi che non sia una grande opportunità per le mafie", ha detto il procuratore. "I rischi sono reali, nelle situazioni di emergenza la criminalità organizzata trova sempre il modo per infiltrarsi. In questo momento però la mafia ha delle difficoltà, penso al fenomeno del racket. Poi abbiamo il post emergenza, con tutti questi soldi che sono stati messi in campo. Si parla infatti di istituire una cabina di regia, non bisogna abbassare la guardia", ha spiegato Crimi.

"Il governo ha stanziato un fondo di 400 milioni di euro per i Comuni, ma sono un primo tampone per stoppare il sanguinamento. Poi serve la cura vera e propria. A questi soldi i Comuni, o anche i privati, hanno aggiunto dell'altro. A Roma per esempio la sindaca Raggi ha utilizzato i risparmi derivanti dal minor utilizzo dei buoni pasto per i dipendenti, molti dei quali sono in smart working, e quindi l'amministrazione ha potuto destinare queste risorse ad altro".

Un altro tema di questi giorni è quello delle misure restrittive, che limitano gli spostamenti per strada: "I numeri sono sul sito del ministero dell'Interno. Quello che mi colpisce è che rispetto al numero di controlli il numero dei trasgressori è molto basso. Questo mi fa pensare che malgrado le difficoltà iniziali, per le certificazioni che cambiavano, oggi il messaggio è passato: ‘Se non hai un motivo valido resta a casa. Non devi cercare la scusa, legittimata dalla legge, per poter uscire, perché ne va della salute dei tuoi cari'".

"Le vacanze pasquali non mi preoccupano. Anche in questo caso prevarrà il buon senso. Questo è il momento della responsabilità – ha detto Crimi – Ma naturalmente aumenteranno i controlli. Ho visto tante modalità alternative per stare insieme. Ho visto compleanni festeggiati con un meeting digitale. Certo non è come il contatto fisico, ma è comunque un modo per affrontare questa quarantena, stando vicini".

Per quanto riguarda le forze dell'ordine, Crimi ha sottolineato che ci sono tanti uomini e donne in prima linea, consapevoli di essere cittadini che devono rispettare le regole: "Hanno preso con molto serietà l'impegno che stanno portando avanti, ma sono pur sempre cittadini come noi". Da cittadino di Brescia Crimi ha detto che i bresciani si sono comportati in modo "esemplare": "C'è un grande rispetto delle regole, anche da parte delle aziende. Molte hanno chiuso, molto prima dell'ordine del governo, con un senso di responsabilità non comune".

Sulle mancate zone rosse a Nembro e Alzano Crimi ha ribadito: "Non è il momento di fare polemica, al contrario di come ha fatto fin dall'inizio la Regione Lombardia, che ha puntato il dito contro il governo anche laddove aveva la possibilità di agire in autonomia. Qualcosa non ha funzionato, oppure si è voluto fare affidamento sul grandissimo modello della sanità lombarda. Purtroppo quel modello non ha dato i suoi frutti. La Regione Lombardia ha coinvolto i privati convenzionati, chiedendo di accogliere i malati Covid, con una delibera datata 4 marzo. Vuol dire che solo da quel momento sono entrati nel circuito anche i privati. Il governo per agire o reagire deve farlo sulla base di dati che arrivano dalle Regioni, ad esempio guardando i prospetti delle terapie intensive. Purtroppo il passaggio di informazioni è filtrato da un organo che è anche un organo politico. A volte le regioni non hanno agito in sintonia con il governo. Il decisore nazionale quando deve decidere sulla dislocazione degli strumenti deve avere i numeri reali dei pazienti e delle strutture, altrimenti nel momento del picco poi si verificano i drammi. Lo stesso vale anche per la distribuzione delle mascherine e dei dispositivi di protezione. Sono stati dati alle regioni, e sono state ricevuti. Come sono stati distribuiti? Mi piacerebbe saperlo per una questione di trasparenza".

"Nel caso di Nembro e Alzano è stata comunicata una situazione di emergenza, ma piuttosto che aspettare la Regione avrebbe potuto comunque adottare dei provvedimenti restrittivi nell'attesa poi che il governo li confermasse o ne aggiungesse di altri, come poi è successo in tutta la Lombardia. Alla fine di tutto questo ci sarà un momento in cui ci si fermerà e si dovrà fare un'inchiesta per capire cosa non ha funzionato. Perché se succede una prossima volta dobbiamo essere in grado di prevenire e di non commettere gli stessi errori".

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