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Covid, Gimbe a Fanpage: “Anziani sono a rischio, governo pensa troppo a consenso dei no vax”

Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha risposto alle domande di Fanpage.it per spiegare il nuovo aumento di casi di Covid-19, chi è più a rischio e cosa ha sbagliato finora il governo Meloni: “Conta ancora troppo il consenso della frangia no-vax. Così, chi si occupa di Covid-19 e di vaccini ne deve parlare a bassa voce”.
A cura di Luca Pons
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Nell'ultimo mese i casi di Covid-19 in Italia sono aumentati moltissimo, e lo stesso hanno fatto i ricoveri e i decessi legati alla malattia. La nuova campagna vaccinale del governo Meloni è partita sulla carta, ma di fatto l'esecutivo non ha speso molte energie per assicurarsi che le Regioni stessero al passo. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha commentato a Fanpage.it l'andamento del Covid in Italia, le raccomandazioni che si possono dare in questo momento (ad esempio la mascherina FFP2 in spazi chiusi per anziani e fragili) e il motivo per cui il governo non è riuscito a raggiungere un tasso di vaccinazione più alto.

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe
Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe

Professor Cartabellotta, è vero che – come denunciano molti – i numeri che abbiamo a disposizione oggi sui nuovi positivi sono molti sottostimati?

La sottostima dei nuovi casi rispetto all’effettiva circolazione virale è inevitabile, in particolare dopo l’abrogazione dell’obbligo di isolamento per i soggetti positivi.

Perché?

Perché il monitoraggio, di fatto, è su base volontaria. Da un lato la prescrizione di tamponi nelle persone con sintomi respiratori è ormai residuale (eccetto che negli ospedali e strutture sanitarie in determinati casi), dall’altro con l’utilizzo diffuso dei test antigenici fai-da-te la positività viene comunicata ai servizi epidemiologici solo occasionalmente.

Bisognerebbe intervenire?

Personalmente non ritengo serva una stima più accurata della circolazione virale, dato che le varianti della famiglia Omicron solo eccezionalmente causano malattia grave in soggetti sani under 60. Nell’ultima settimana sono stati notificati quasi 60 mila nuovi casi: sapere che realmente sono il doppio o il triplo non cambierebbe comunque la strategia di salute pubblica, che al momento è basata solo sulla protezione di anziani e fragili.

Resta il fatto che nelle ultime settimane il numero di casi è aumentato moltissimo. Siamo all'inizio di una nuova ondata?

L’aumento della circolazione virale è dovuto a vari fattori: arrivo della stagione invernale, prevalenza di varianti immunoevasive, progressiva riduzione dell’immunità da vaccino o da infezione naturale, sostanziale assenza di misure di protezione individuale. La maggior parte di queste determinanti non sono modificabili, quindi verosimilmente i casi continueranno a salire sino a quando si sarà ripristinato un adeguato livello di protezione immunitaria nella popolazione. In questo momento la circolazione del virus può essere limitata solo con l’utilizzo delle mascherine FFP2 in luoghi affollati e al chiuso. Che personalmente raccomanderei a tutti gli anziani e fragili, specialmente se non hanno ancora fatto il richiamo o non intendono farlo.

È aumentato moltissimo anche il numero di decessi legati al Covid. A proposito di anziani e fragili, cosa rischia oggi chi non si vaccina?

L’ultimo monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità ci dice che è la categoria degli over 80 ad avere la peggio quando ‘incontra' il SARS-CoV-2. Il tasso di ospedalizzazione in area medica cresce con l’aumentare dell’età: da 41 per milione di abitanti nella fascia 60-69 anni a 472 per milione di abitanti negli over 90. I decessi sono quasi esclusivamente tra gli over 80: il tasso di mortalità medio è di quasi 4 decessi per milione di abitanti, mentre nella fascia 80-89 anni salgono a 26 per milione di abitanti e tra gli over 90 arrivano a 70 per milione di abitanti.

Per far calare questi numeri la soluzione sarebbe una campagna vaccinale più efficace?

Assolutamente sì! Bisogna proteggere gli anziani, in particolare gli over 80, e le persone fragili. Purtroppo, nonostante le raccomandazioni del ministero della Salute, i tassi di copertura negli over 60, e in particolare negli over 80, rimangono molto bassi a livello nazionale e prossimi allo zero in quasi tutte le Regioni del Sud.

Il governo Meloni ha sbagliato qualcosa nel suo approccio alla gestione del Covid-19? 

Formalmente nulla: le circolari del ministero della Salute del 14 agosto e del 27 settembre hanno fornito le raccomandazioni e indicazioni per la somministrazione dei richiami negli anziani e nei fragili.

E informalmente?

Quello di cui non si è tenuto conto è che, oltre al fenomeno della “stanchezza vaccinale” e alla continua disinformazione sull’efficacia e sicurezza dei vaccini, le Regioni sarebbero andate incontro a vari problemi logistico-organizzativi: ritardo nella consegna e distribuzione capillare dei vaccini, insufficiente e tardivo coinvolgimento di farmacie e medici di medicina generale, mancata attivazione della chiamata attiva dei pazienti a rischio, difficoltà tecniche dei portali web di prenotazione. E su nessuna di queste criticità il ministero ha giocato un ruolo attivo, sia in termini di coordinamento delle Regioni, sia soprattutto di comunicazione alle persone a rischio.

Pensa che la vicinanza politica del governo agli ambienti cosiddetti ‘no-vax' abbia influito?

È evidente che le posizioni esplicite di vari esponenti di governo e della maggioranza la dicono lunga su quanto conti ancora il consenso della frangia no-vax. Di conseguenza, di Covid-19 e, soprattutto, di vaccini bisogna parlarne senza ‘alzare troppo il tono della voce', anche tra chi ha responsabilità dirette.

La nuova proposta del ministro Schillaci è il ritorno degli open day vaccinali. Una buona idea? È sufficiente?

L’idea è buona, ma non sarà sufficiente per assicurare in tempi rapidi una buona copertura di anziani e fragili. Permetterà di superare, solo in parte, gli ostacoli logistico-organizzativi per chi vuole fare il richiamo; ma non avrà alcun ruolo per convincere gli scettici a rischio di malattia grave. Peraltro, visto che la capacità organizzativa delle Regioni non è immediata, perché gli open day non sono stati proposti a inizio novembre, non appena la curva epidemiologica ha ripreso a salire?

Una volta superata questa ondata, c'è qualcosa che il governo dovrebbe ‘imparare' per il futuro? È improbabile che sarà l'ultima volta che i casi di Covid-19 aumentano.

La lezione è sempre la stessa: ci troviamo ad inseguire sempre questo maledetto virus che, anche al mutare degli scenari epidemiologici, ci anticipa sempre anche quando siamo in condizioni di prevederlo. Purtroppo mancano la volontà politica e la capacità tecnica di imparare la lezione e soprattutto di applicarla.

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