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Cos’è la leva militare volontaria proposta dal ministro Crosetto e chi sarebbe coinvolto

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha rilanciato la proposta di una leva militare, che presenterà come disegno di legge prima al governo e poi al Parlamento. L’idea è di un meccanismo volontario, ancora da definire. Si punterebbe a una riserva di almeno 10mila persone, operative soprattutto in alcuni settori.
A cura di Luca Pons
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Si torna a parlare di leva militare, come avvenuto ciclicamente negli ultimi anni. Ma questa volta c'è un'iniziativa concreta del governo Meloni. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha annunciato un disegno di legge, che dovrebbe passare dal Consiglio dei ministri per poi arrivare in Parlamento, pronto a essere discusso dalle forze politiche.

Un testo ufficiale ancora non c'è: si parla di una leva volontaria, un meccanismo simile a quello di Francia e Germania (quest'ultimo, però, può diventare obbligatorio in caso di emergenze), per reclutare una riserva di almeno 10mila persone con competenze in settori critici, come la cybersicurezza. Dalle opposizioni sono arrivate dure critiche, e cautela anche da Forza Italia, mentre Matteo Salvini ha rilanciato la sua proposta di leva obbligatoria per sei mesi.

Cosa vuole fare Crosetto per aumentare il numero di militari in Italia

In assenza di una proposta scritta, per il momento, ci possiamo basare solo sulle parole del ministro. Quello che emerge è l'intenzione di creare una riserva militare, composta da almeno 10mila volontari, che non è attiva in modo costante ma può essere chiamata in causa nei casi di estrema necessità.

Un gruppo che potrebbe essere formato, per esempio, da ex guardie giurate, o militari che si trovano in congedo. O anche da personale civile con specifiche competenze: medici, ingegneri e così via. Già oggi c'è un gruppo di esperti, soprattutto ex militari laureati, che contribuisce ai progetti che richiedono competenze di ingegneria, ma si parla di numeri piuttosto ristretti.

L'idea sarebbe di rivolgersi anche ai giovani. Non tanto per schierarli in prima linea, armi in braccio – anche perché ormai i conflitti richiedono in buona parte armi estremamente complesse e sofisticate sul piano tecnologico, che non si possono affidare a giovani con pochissima esperienza. Questa la linea che filtra dal ministero. E anzi, nessuno dei componenti della leva volontaria dovrebbe essere operativo in prima linea, ma solo in forma di supporto logistico e cooperativo, anche in situazioni che eventualmente non riguardano conflitti militari ma catastrofi naturali.

Crosetto sarebbe interessato in modo particolare a chi può portare delle abilità nell'ambito della cybersicurezza. D'altra parte, nel documento che il ministro aveva presentato a metà dicembre al Consiglio supremo di Difesa si parlava di 10-15mila persone da formare in ambito tecnologico, e almeno 5mila specificamente per la sicurezza informatica.

Come funziona la leva militare in Francia e in Germania

Il ministro ha parlato di una "bozza di disegno di legge da discutere che garantisca la difesa del Paese nei prossimi anni, e che non parlerà soltanto di numero di militari ma proprio di organizzazione e di regole". Perché, ha aggiunto, "se la visione che noi abbiamo del futuro è una visione nella quale c’è minore sicurezza, una riflessione sul numero delle forze armate va fatta".

Per Crosetto, l'Italia deve fare come "tutte le nazioni europee" che stanno "mettendo in discussione quei modelli che avevamo costruito 10-15 anni fa" e pensando di "aumentare il numero delle forze armate". L'idea che lui propone è uno "schema che in qualche modo non è molto diverso da quello tedesco, che prevede una volontarietà: quello tedesco ha un automatismo che scatta" rendendolo potenzialmente obbligatorio, "quello francese è totalmente volontario".

Proprio ieri il presidente francese Macron ha annunciato che ripristinerà un "servizio militare volontario" della durata di dieci mesi, a partire dall'estate 2026, indirizzato specialmente a chi ha tra 18 e 19 anni. L'intenzione sarebbe di coinvolgere 3mila giovani inizialmente, per arrivare a 10mila persone all'anno nel 2030. I dettagli non sono ancora noti ma, come detto dallo stesso Crosetto, dovrebbe trattarsi di un meccanismo interamente su base volontaria.

La Germania, invece, ha lanciato un progetto ben più articolato. Circa 700mila diciottenni saranno chiamati a compilare un questionario per valutare quale sia il loro potenziale contributo alle forze armate, in caso di necessità. Dal 2027, i neo-maggiorenni saranno sottoposti a specifiche visite mediche, in modo da avere un ‘censimento' di possibili candidati idonei. Il meccanismo sarà obbligatorio per gli uomini, facoltativo (ma incoraggiato) per le donne.

Queste pratiche non equivarranno a un reclutamento, ma serviranno a dare all'esercito un'idea più chiara della popolazione. Poi si cercherà di ampliare il numero di militari con le adesioni volontarie. Si vuole passare dagli attuali 182mila militari (l'Italia ne ha 160mila circa) a circa 260mila entro il 2035, diventando già dal 2029 il più ampio esercito convenzionale in Europa. Se poi i numeri previsti non fossero rispettati, resta la possibilità della circoscrizione obbligatoria. Da attivare, però, solamente in caso di estrema necessità.

Tutte le volte che il governo Meloni ha parlato di leva militare, obbligatoria o meno

Non è la prima volta, come detto, che il tema della leva militare rientra nel dibattito politico italiano negli ultimi anni. Pochi mesi dopo l'inizio del governo Meloni, Matteo Salvini l'aveva riproposta (è un cavallo di battaglia del leghista da tempo), salvo essere poi smentito più avanti proprio dal ministro Crosetto.

Già nel 2023 ciò a cui faceva riferimento Crosetto era una riserva di 10mila persone, "che possa servire in casi estremi". Ipotesi ribadita l'anno successivo, con il ministro che aveva anche parlato di una proposta di legge. L'impostazione era sempre la stessa: 10mila riservisti da impiegare soprattutto nel supporto logistico e la cooperazione, per conflitti o calamità naturali, da reclutare su base volontaria e addestrare periodicamente, mai schierati in prima linea.

Nel 2024 il dibattito era stato animato soprattutto da un disegno di legge della Lega per sei mesi di servizio militare obbligatorio. L'idea era stata smontata da esperti militari e, ancora una volta, dallo stesso ministro Crosetto che aveva sottolineato che l'esercito non va pensato come posto per educare i giovani. Oggi quella proposta è sostanzialmente ferma, anche se Matteo Salvini l'ha rilanciata nelle scorse ore. "Io dico sei mesi per tutti, ragazzi e ragazze, non per imparare a sparare ma per il pronto soccorso, la protezione civile, il salvataggio in mare, lo spegnimento degli incendi, il volontariato e la donazione del sangue".

Nella maggioranza, il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri è stato decisamente più cauto: "Valuteremo il progetto di Crosetto quando sarà definito, ma immagino sia un’ipotesi simile a quella tedesca, dove si possono fare liste di cittadini teoricamente disponibili ad arruolarsi in caso di necessità. Un ritorno al modello del passato è impossibile, improponibile e antistorico".

Critica l'opposizione. "Qui si continua a parlare solo di piani di guerra, leva, riarmo, enormi aumenti delle spese militari. Ma non è bastato il fallimento di questi tre anni e mezzo?", ha dichiarato Giuseppe Conte. "Volete mettere la divisa ai giovani perché avete scelto la militarizzazione della nostra economia? Non in nostro nome e nemmeno con il nostro voto", ha attaccato Angelo Bonelli, mentre Nicola Fratoianni si è detto "senza parole". Per il Pd, il deputato in commissione Difesa Stefano Graziano ha sottolineato: "Possiamo immaginare solo una riserva a sostegno della logistica e degli uffici o di appoggio alla Croce rossa. Abbiamo già detto chiaramente che noi siamo per un esercito di professionisti".

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