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Perché la leva obbligatoria è inutile: il generale Lenzi smonta la proposta della Lega

Giuseppe Lenzi è generale in congedo dell’Aeronautica militare e commenta così la proposta della leva militare obbligatoria, in un’intervista a Fanpage.it: “Li togliamo ad amici, famiglia e affetti per fare cosa? Non mandiamo i ragazzi a perdere tempo buttati in una caserma sgangherata. Se ne parla sull’onda dell’entusiasmo generato da qualche generale che ha scritto un libro matto”
A cura di Pietro Forti
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Il generale Giuseppe Lenzi di fronte alle Frecce tricolori
Il generale Giuseppe Lenzi di fronte alle Frecce tricolori

La proposta della Lega sulla leva obbligatoria, annunciata dal segretario Matteo Salvini ma a prima firma del deputato Eugenio Zoffili, ha subito scatenato le reazioni della politica e della società civile. Tra cui quella del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che l'aveva già dichiarata inattuabile quando il vicepremier ne aveva parlato al raduno degli Alpini. Il testo del ddl ancora non è noto: si sa solo che sarebbe rivolto a tutti i giovani dai 18 ai 26 anni, ragazzi e ragazze.

"Se tra gli scopi di questi sei mesi c’è quello di tentare di inculcare ordine e disciplina nei ragazzi, il progetto naufraga fin dall’inizio. Non è in mezzo anno che si cambia la testa ai nostri figli e ai nostri nipoti". A parlare è una persona che di anni di esperienza nelle Forze armate ne ha quaranta, passati tra Esercito e Aeronautica militare, anche nelle Frecce tricolori. Il generale Giuseppe Lenzi è in congedo dal 2005, anno in cui è stato sospeso il servizio di leva obbligatoria. Conosce l'esercito e ha imparato a conoscere anche le generazioni più giovani, parlando nelle scuole e dialogando con gli studenti. E commenta con Fanpage.it: "Li togliamo agli amici, alla famiglia, agli affetti: per cosa?"

Generale Lenzi, con quarant'anni di servizio nelle Forze armate che idea si è fatto di questo disegno di legge sulla leva universale?

Ancora non si sa nulla di questa proposta, ma se vogliamo ragionare "al buio" mi trovo in una posizione privilegiata. Un mio allievo, poi diventato capo di Stato maggiore dell’aeronautica, una volta mi ha detto: "Gli ufficiali in congedo possono permettersi il lusso di dire cose che gli ufficiali in servizio non possono dire". E io, a titolo personale, dico che sei mesi rubati alla vita dei nostri ragazzi è un lusso che non ci possiamo permettere.

Perché?

Se tra gli scopi di questi sei mesi c’è quello di tentare di inculcare ordine e disciplina nei ragazzi, il progetto naufraga fin dall’inizio. Non sarà mezzo anno che farà cambiare la testa ai nostri figli e ai nostri nipoti. Mesi trascorsi chissà dove, chissà in quale caserma sgangherata che cercheranno di riattivare. Per avere quale titolo? Per conseguire quale beneficio? Quale diploma o attestano rilasceranno, e che valore legale avrà? In sei mesi non si cresce un cittadino, neanche si inizia a capire la gerarchia militare.

Le sembra una proposta irrealistica o dannosa?

È una fantasia matta. Qui non si parla di frequentare accademie come la Nunziatella di Napoli, luoghi da cui escono cittadini esemplari: parliamo di sei mesi buttati in una caserma, che sia in Veneto o in Calabria. A fare che?

Secondo lei perché nel corpo degli Alpini questa proposta ha tanto successo?

Come quello dei paracadutisti o quello dei bersaglieri, il corpo degli Alpini è un’entità dell’esercito che ha grande spirito, appunto, di corpo: è ovvio che vedano di buon occhio quest’iniziativa, ma conoscono quali sono i termini della proposta? Credo che questi militari, che pure sono cittadini esemplari, parlino sull’onda dell'entusiasmo generato da qualche generale che ha scritto un libro matto… E perché vorrebbero che tutti i ragazzi fossero arditi, incursori, subacquei. Perché questo è lo spirito di corpo, c'è l’ideale del vecchio italiano coriaceo.

Come crede che stiano reagendo le generazioni più giovani a quest'idea, invece?

Frequento le scuole, faccio conferenze in giro e so che i giovani questa proposta non la vedono per niente di buon occhio. Chi li forma? Oggi a diciott'anni i ragazzi hanno girato il mondo, se non fisicamente almeno virtualmente; usano internet da quando sono bambini, a scuola imparano a usare media e intelligenza artificiale. In mano a chi li mettiamo per sei mesi? Li affidiamo a quali sergenti e sergenti maggiori che vengono dalle campagne del Molise o del Friuli?  Neanche sappiamo a chi è rivolta la proposta: ci mandiamo i laureati, li strappiamo per sei mesi al mondo del lavoro? Ci mandiamo anche le ragazze? Dobbiamo ricordare cosa succedeva ad Ascoli Piceno qualche anno fa, con Parolisi e compagnia (nella caserma Clementi di Ascoli Piceno le reclute donne erano molestate regolarmente; era la stessa caserma, appunto, di Stefano Parolisi, poi condannato per il femminicidio di Melania Reandr)? Giovani donne abbandonate in balìa di quattro istruttori squinternati senza arte né parte. È un'idea che non sta né in cielo né in terra.

Questa legge, secondo lei, è stata proposta perché siamo in campagna elettorale?

Io prescindo dalle ideologie nel dare questo giudizio, che è il giudizio di chi ha indossato la divisa per quarant’anni. Il servizio militare in Italia non è stato cancellato, ma sospeso, e questa sospensione dura circa vent’anni. Non so se ne riparla per propaganda politica. Ma per guadagnare il voto di chi? Senz’altro non quello dei possibili futuri militari che andrebbero per sei mesi a perdere tempo. È fumo negli occhi per i ragazzi. Questo governo, che ha una connotazione politica precisa, come vuole formare questi ragazzi? Quale dottrina vuole imporre o consigliare?

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