59 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Cosa sappiamo del caso della nave turca che per Crosetto ha rischiato un dirottamento

Il ministro della Difesa Crosetto non ha mai smentito il dirottamento ai danni della nave turca in acque italiane, da parte di un gruppo di migranti. Ma per la Procura di Napoli, che sta continuando a indagare, non c’è stato alcun dirottamento.
A cura di Annalisa Cangemi
59 CONDIVISIONI
Immagine

Il tentativo di dirottamento della nave turca Galata Seaways non è stato finora accertato dalla Procura di Napoli che sta indagando sul caso, e che al momento ha escluso che questo reato sia stato commesso ai danni del mercantile, partito dal porto di Topcular in Turchia, lo scorso 7 giugno, e diretto a Sète, in Francia,

Non ci sono elementi investigativi che dimostrino che qualcuno abbia tentato di modificare con la forza la rotta del mercantile. In questo momento risultano solo tre migranti denunciati a piede libero per porto d'armi, per il possesso a bordo di due coltelli e un taglierino. La Procura di Napoli ha inoltre aperto un'inchiesta per associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina.

Eppure il ministro della Difesa Crosetto continua a sostenere che quello che è accaduto al largo di Napoli venerdì scorso, a bordo del cargo turco con 22 persone di equipaggio, è stato un tentativo di assalto da parte di 15 migranti, che si trovavano nascosti sulla nave. Al punto che sul sito del ministero della Difesa per qualche giorno campeggia la notizia che conferma la versione del dirottamento evitato: "Difesa – La Marina sventa tentativo di dirottamento". Cerchiamo di mettere un po' in ordine i fatti.

Cosa è successo a bordo del cargo turco

Venerdì 9 giugno il ministro della Difesa annuncia un intervento delle forze speciali italiane al largo di Napoli, per riprendere il controllo di una nave turca, sequestrata da un gruppo di migranti. L'intervento secondo il ministro è andato a buon fine: "Le forze speciali italiane, di stanza a Brindisi, stanno liberando una nave turca con 22 persone di equipaggio sequestrata da circa 15 migranti che erano a bordo dell'imbarcazione al largo di Napoli".

Il comandante della nave, Acarkan Ocakli, alle ore 11:04 di venerdì, avanza al centro di coordinamento marittimo italiano un'"urgente richiesta di assistenza" motivata "dall'asserita presenza a bordo del mercantile stesso di 15 clandestini (di cui 2 armati con armi da taglio), che costituivano una minaccia per l'equipaggio". La ricostruzione dei fatti si può leggere in un documento che lo stesso Crosetto ha condiviso, e che riguarda lo scambio tra il centro di coordinamento marittimo italiano e quello turco, in merito all'"attività ispettiva effettuata il 9 giugno scorso a bordo della motonave Galata Seaways".

Il ministro pubblica la nota del ministero per difendersi dagli attacchi ricevuti: "Oggi alcuni giornali infangano, raccontando i fatti della Nave Galata Seaways come “inventati”. Poiché Ministero della Difesa e Ministro agiscono con responsabilità ed approfondendo, è giusto dimostrare la verità e l’infondatezza di queste notizie, a tutela del Sistema Paese".

Il blitz della Brigata San Marco scatta dopo la richiesta di aiuto lanciata dal comandante, che denuncia la presenza di immigrati a bordo, armati di coltelli, e pensa in un primo momento a un dirottamento.

Alle 14.01, si legge ancora nel documento, il coordinamento marittimo turco, informava quello italiano che "il comandante (turco ndr) e la compagnia di navigazione richiedevano un'operazione di abbordaggio per poter gestire la situazione a bordo" e "di conseguenza, veniva disposto l'intervento rapido di una squadra di abbordaggio della Brigata Marina San Marco".

Nelle acque del Golfo di Napoli scatta quindi il blitz della Marina Militare, e intervengono due nostri elicotteri: gli uomini della Brigata San Marco, si calano sul cargo, mentre quelli del Comsubin rimangono sull'elicottero per monitorare l'operazione. Una volta a bordo del cargo i militari italiani riescono a bloccare una parte del gruppo dei presunti pirati. Il resto dei migranti sono intimoriti e scappano, nascondendosi anche sotto i camion e sopra i container. Ai militari italiani servirà un'ora per individuare anche gli altri migranti.

Alle 15.00, si legge infatti nel documento, decollano dalla Stazione Aeromobili della Marina di Grottaglie, in provincia di Taranto, due elicotteri "con a bordo una Squadra di abbordaggio composta da 15 operatori specializzati per abbordaggio di tipo ‘opponente'". Alle 17.15 la squadra raggiunge il mercantile che in un'ora è stato messo in sicurezza.

Dopo avere raggiunto il porto di Napoli e, ottenuto il consenso del capitano, intorno alle 21.15 sale a bordo personale di polizia e Gdf. Le operazioni terminano poco prima dell'una di notte: vengono individuati i 15 clandestini a bordo e successivamente vengono fatti sbarcare per le attività di polizia giudiziaria che porta alla denuncia di tre persone per porto abusivo di armi.

Nella tarda serata di venerdì arriva il tweet del ministro della Difesa, che senza alcun riscontro chiama i migranti "dirottatori": "I dirottatori della nave sono stati catturati. Tutto è finito bene", scrive, con un ringraziamento ai "ragazzi del Battaglione San Marco, ai poliziotti ed ai finanzieri, che hanno concluso una splendida operazione in collaborazione".

Al termine del documento di due pagine pubblicato domenica su Twitter dal ministro Crosetto si precisa comunque che "le attività di ricerca dei clandestini a bordo della motonave non hanno, in nessun momento, comportato l’uso della forza da parte dei militari. Nessun danno fisico è stato quindi riscontrato a chicchessia durante l’espletamento delle attività". Ma non c'è comunque traccia nel documento ministeriale di tentativi di dirottamento, di sequestro o aggressione.

La versione della Marina

Sul caso è intervenuta anche la Marina Militare che ha voluto motivare con una nota le ragioni dell’intervento da parte delle forze speciali italiane: "In linea generale e preliminare è giusto chiarire che la presenza a bordo di una nave mercantile di personale armato, che non risponde alle disposizioni dell’equipaggio, costituisce sempre una potenziale grave minaccia all’equipaggio, ai passeggeri e alla navigazione, comportando un immediato intervento delle autorità per il ripristino delle condizioni di sicurezza necessarie al prosieguo della navigazione. Ed è questo quello che è accaduto, senza ingigantimenti di fatti e sulla base di precise valutazioni tecniche e operative".

C'era davvero un pericolo di dirottamento?

Secondo il capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio di squadra Enrico Credendino, quando viene ricevuto un allarme non si sa chi c'è a bordo: "Possono essere migranti, possono essere terroristi, possono essere pirati, o delinquenti comuni. Quello che sappiamo è che arriva una richiesta dallo Stato turco, nella figura del suo armatore, che chiede un abbordaggio per liberare la nave. Noi dobbiamo metterci nella condizione peggiore, non sapendo chi ci troviamo davanti", ha detto a Libero.

"Sapevamo che i migranti, tra cui alcuni armati di coltello, si erano chiusi nella cittadella, il luogo che consente all'equipaggio di manovrare la nave in situazioni di criticità", ha spiegato.

Anche per l'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone la Marina ha semplicemente risposta all'allarme lanciato dal comandante: "Quando arrivano allarmi del genere non si ha contezza di quello che accade, ed è più corretto pianificare la situazione più critica", ha spiegato in un'intervista a Il Tempo.

"C'è stato un allarme dalla centrale operativa di Roma, una segnalazione arrivata tramite i canali previsti in questi casi, e che richiedeva urgente assistenza da parte del comandante di una nave battente bandiera turca".

"L'intervento veniva richiesto per la presenza a bordo di 15 clandestini, di cui 2 in possesso di armi da taglio. È stata chiesta specificamente una operazione di abbordaggio. Quindi è stato inviato un team della Brigata Marina San Marco che fa questo tipo di operazioni che definiamo "abbordaggio non accondiscendente".

Migranti e comandante sentiti in Procura

La Procura di Napoli, tramite le pm Enrica Parascandolo e Alessandra Converso, hanno interrogato i 15 migranti che erano a bordo della Galata Seaways, incrociando le loro testimonianze con i video delle telecamere di bordo e con le versioni di altri presenti. Il racconto dei migranti, di nazionalità siriana e irachena, tra cui ci sono anche due donne incinte e due minori, sembra collimare: si erano nascosti a bordo della nave nel tentativo di arrivare in Europa. A un certo punto, durante la navigazione, in acque italiane, sarebbero stati scoperti dall'equipaggio, grazie alle riprese delle telecamere del sistema di videosorveglianza: "Abbiamo avuto paura che ci rimpatriassero", hanno riferito agli inquirenti. A quel punto avrebbero tentato di tagliare con due coltelli e un taglierino il telone del camion sul quale si erano nascosti, solo per prendere aria. Non c'era insomma nessun piano per prendere il controllo del cargo.

Anche il comandante è stato sentito dalle pm, e ha spiegato di aver di aver semplicemente rispettato il protocollo d’emergenza: ha riferito agli inquirenti di aver visto due migranti armati di coltelli, che si aggiravano nella zona della sala macchine (rimanendo sempre all'esterno della sala). Trattandosi di persone armate non identificate ha fatto dunque riparare l'equipaggio nella cabina blindata e ha lanciato l'Sos.

59 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views