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Cosa ha detto Trump sui dazi alla Cina e cosa aspettarsi dai colloqui di Ginevra

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump annuncia un “reset totale” con la Cina al termine dei primi colloqui a Ginevra. Al centro del confronto i dazi imposti da Washington, tra nuove aperture e vecchie tensioni.
A cura di Francesca Moriero
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Donald Trump parla di "reset totale" sui dazi con la Cina. Ma alcuni chiedono se si tratti davvero di un cambio di rotta o se sia, invece, un nuovo modo di usare la stessa arma. Al termine del primo giorno di incontri diplomatici tra Stati Uniti e Cina a Ginevra, infatti, il presidente americano ha scelto la sua piattaforma preferita, Truth, per mandare un messaggio chiaro: qualcosa si sta muovendo. "Ottimi colloqui", ha scritto. E poi: "Totale reset negoziato in modo amichevole, ma costruttivo". In maiuscolo, ha concluso: "Grandi progressi fatti!!!". Per capire cosa significhi davvero questo "reset" bisogna però guardare ai mesi precedenti: la guerra commerciale non si è mai fermata e anzi, da quando Trump è tornato alla Casa Bianca, ha rilanciato il braccio di ferro con Pechino alzando i dazi fino al 145%. La risposta della Cina non si è certo fatta attendere:tariffe del 125% su vari prodotti americani, contro-misure su settori mirati e un clima sempre più teso. Oggi, a Ginevra proseguiranno gli incontri.

Trump ha rilanciato lo scontro sui dazi

L'aumento dei dazi da parte degli Stati Uniti è stato uno dei primi atti simbolici della nuova presidenza Trump; una mossa che ha spiazzato non solo i cinesi, ma anche i mercati e le imprese americane stesse. Con i dazi, Trump ha voluto lanciare un messaggio: l’era del "commercio squilibrato" con la Cina è finita. In realtà, questa escalation ha avuto effetti pesanti: gli scambi tra le due superpotenze si sono ridotti, l'incertezza è cresciuta, e le tensioni si sono estese a settori strategici come tecnologia, energia, infrastrutture. La decisione di Trump ha un sapore elettorale ma anche geopolitico: rafforzare l'immagine di un'America che non accetta più compromessi al ribasso. Per questo, il "reset" annunciato oggi può sembrare un segnale distensivo, ma non deve essere scambiato per una resa.

Cosa ha detto Trump sui dazi alla Cina

Nella giornata di venerdì, poco prima dell'avvio dei colloqui in Svizzera, Trump aveva lanciato un messaggio inatteso: apertura alla possibilità di ridurre gli attuali dazi fino all'80%, "come gesto distensivo". Un passo indietro rispetto alle tariffe imposte nei mesi scorsi? Non proprio. Perché il taglio, al momento, resta una proposta subordinata al successo dei negoziati, e soprattutto, Trump continua a presentare i dazi come "strumento di pressione", cioè, non come errore da correggere. "Mi sembra giusto! Vedrà Scott B", ha scritto, riferendosi al segretario del Tesoro Scott Bessent, incaricato di condurre le trattative. Lo stesso Bessent ha confermato il "clima costruttivo" dei colloqui, senza sbilanciarsi sui risultati concreti. La Cina, dal canto suo, ha risposto in modo misurato, ma con un messaggio chiaro: "Il contatto stabilito in Svizzera è un passo importante per promuovere la risoluzione del problema", ha scritto l'agenzia Xinhua. Nessun trionfalismo, ma l'indizio che anche a Pechino c'è voglia di evitare un'escalation.

Le trattative di Ginevra: prove di distensione

I colloqui si sono svolti in una villa diplomatica a Ginevra, sede del rappresentante svizzero all'ONU. Una cornice elegante e neutra per un confronto che, fino a poche settimane fa, sembrava, per molti, impossibile. Le delegazioni sono di alto livello: per gli Stati Uniti, oltre a Bessent, c'è il rappresentante per il commercio Jamieson Greer; per la Cina, il vicepremier He Lifeng. Finora, nessun dettaglio preciso sull'accordo in discussione ma secondo fonti diplomatiche, il cuore del negoziato riguarda proprio le tariffe e la possibilità di allentare progressivamente la tensione sui settori più colpiti. Tra questi: microchip, auto elettriche, acciaio, e una parte rilevante del settore tecnologico. Secondo l'Organizzazione mondiale del commercio, si tratterebbe di "un passo positivo e costruttivo verso la riduzione dell'escalation".

Le reazioni in Europa: preoccupazione e attesa

Mentre a Ginevra si cerca un'intesa, l'Europa sembra osservare con inquietudine: le tensioni tra Stati Uniti e Cina hanno effetti indiretti infatti anche sul mercato europeo, dove la pressione inflazionistica e il rallentamento della domanda globale stanno già mettendo a dura prova le imprese. A Firenze, al Forum della Piccola Industria, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha lanciato un appello: "Sui dazi mi auguro si riesca a trovare un equilibrio tra noi e gli Stati Uniti, che è il nostro secondo mercato dopo l'Europa". Orsini ha parlato anche dell’energia, del "gap di competitività" che penalizza le aziende italiane e della necessità di "misure strutturali", non solo rincorse annuali alla legge di bilancio. Emma Marcegaglia ha rincarato la dose: "Il maggior costo dell'energia ammazza le imprese", ha detto. Ma il messaggio più forte è certo politico: "Serve un piano industriale. Non si può far finta di non vedere".

Anche la Banca centrale europea è in allerta. L'aumento dei dazi, ha spiegato Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo, "può rafforzare le pressioni inflazionistiche", rendendo più difficile la gestione dei tassi d'interesse.

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