
DIRECT è il Podcast in cui cerchiamo di analizzare le cose che accadono, assieme, partendo dalle domande che mi arrivano. È dedicato agli abbonati di Fanpage (ci si abbona qui), ma abbiamo reso alcuni episodi disponibili per tutti su Spotify a questo link.
Oggi rispondiamo alla domanda di Carlo:
“Credi che Giorgia Meloni ce la farà con Trump a trattare sui dazi?”
Allora: capisco che siamo tutti un po’ affaccendati col conclave, e che ci sogniamo di notte cardinali, camerlenghi e fumate bianche. Ma il mondo va avanti, anche quando muore il Papa.
E quando smetteremo di interessarci dei destini del Vaticano, ci accorgeremo che il grande problema del 2025 è rimasto lì sul tavolo: come dobbiamo comportarci di fronte all’imprevedibilità di Donald Trump? Cosa dobbiamo fare quando il presidente della nazione più potente al mondo ci chiede cose fuori dal mondo e minaccia conseguenze devastanti se non facciamo come dice lui?
La settimana scorsa, più precisamente lo scorso 17 aprile, è toccato alla presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni, confrontarsi con queste domande.
Ricapitoliamo i fatti, che si fa fatica a stare dietro a Trump: il 2 aprile scorso, Donald Trump annuncia il più enorme aumento dei dazi sulle importazioni di merci straniere negli Usa dell’ultimo secolo. In ordine di mazzate: 10% per il Regno Unito, 20% per l’Unione Europea; 24% per il Giappone e 54% per la Cina.
Il 9 aprile, l’Unione Europea risponde con dei controdazi del 25 per cento su una serie di prodotti statunitensi, come mandorle, succo di arancia, acciaio e alluminio, tabacco e yacht. Controdazi che tuttavia sono la risposta ai dazi su acciaio e alluminio che Trump aveva imposto all’Europa a marzo.
Sempre il 9 aprile, Giorgia Meloni annuncia che andrà a Washington per discutere con Trump dei suoi dazi, che definisce “sbagliati” e per trovare un accordo con lui.
Ancora il 9 aprile, di sera, durante la cena del National Republican Congressional Committee Dinner a Washington, Trump dice che i leader dei Paesi europei stanno morendo dalla voglia di trovare un accordo e gli stanno “baciando il c**o” per trovarlo.
Il 10 aprile, a sorpresa, Trump smentisce se stesso e sospende tutti i dazi del 2 aprile per 90 giorni.
Tutti tranne quelli contro la Cina cui anzi si aggiunge una nuova tariffa del 120% per i pacchi per un valore superiore a 800 dollari provenienti dalla Cina – il dazio contro Temu e Shein, in praitca.
Lo stesso giorno, la Cina risponde con un dazio del 125% per i beni provenienti dagli Stati Uniti. E nei giorni successivi spedisce a Trump altri due regalini: la minaccia del blocco delle esportazioni di terre rare e il blocco degli acquisiti di aerei dall’americana Boeing.
Dal momento in cui Meloni pianifica il viaggio negli Usa a quando mette piede a terra all’aeroporto Dulles di Washington, insomma, è successo più o meno di tutto.
Però un conto sono le schermaglie mediatiche, un conto è la diplomazia commerciale. E Meloni, da politica navigata lo sa bene. E sa bene, pure che Trump non va preso alla lettera, ma va preso sul serio.
E per prenderlo sul serio, c’è solo un modo: basta capire quel che vuole davvero. E poi decidere se darglielo o no.
Quindi: cosa vuole davvero Trump?
🎧 Ascolta l'episodio 13 per l'approfondimento completo.
