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Coronavirus, quanto è alto l’indice di contagio Regione per Regione (e quanto dobbiamo preoccuparci)

Cosa dicono i dati del monitoraggio del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità e quanto dobbiamo preoccuparci per la risalita dell’indice Rt: proviamo a capirlo guardando la situazione nelle venti Regioni italiane. Con una avvertenza: l’epidemia in Italia non è ancora conclusa.
A cura di Redazione
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Come vi abbiamo raccontato, ieri ministero della Salute e Istitto Superiore di Sanità hanno diffuso i dati del monitoraggio relativi al periodo 15 / 28 giugno: una fotografia molto indicativa, perché restituisce la situazione del Paese dopo le prime settimane di riapertura. Complessivamente, hanno spiegato i tecnici dell'ISS nel report, "il quadro generale della trasmissione e dell’impatto dell’infezione da Sars-Cov-2 in Italia rimane a bassa criticità", con un'incidenza di 4,7 per 100000 abitanti e un Rt inferiore a 1 (ricordiamo che si tratta dell'indice che misura il potenziale di trasmissibilità del virus, legato alla situazione contingente). Il report ha però evidenziato come persistano dei campanelli di allarme, legati ad alcune fluttuazioni delle stime di Rt, determinate dalla comparsa di focolai di trasmissione (per ora tutti sotto controllo). In sostanza, spiegano le autorità sanitarie, siamo di fronte a "una situazione epidemiologica estremamente fluida", che rende piuttosto chiaro il fatto che "l’epidemia in Italia di COVID-19 non sia conclusa”.

L'indice Rt Regione per Regione

Come detto, le fluttuazioni dell'indice dipendono essenzialmente dalla comparsa di focolai e dalla rapidità degli interventi di contenimento messi in campo. In queste ultime settimane sono infatti emerse alcune criticità specifiche in Regioni come il Veneto, l'Emilia Romagna, il Lazio e in parte la Toscana e la Campania, che hanno determinato la crescita del dato che indica la trasmissibilità del contagio. Se la situazione appare comunque sotto controllo, si rileva comunque la persistenza di un numero giornaliero di nuovi positivi, soprattutto in Lombardia, che rende necessario continuare a mettere in pratica le regole di precauzione: distanziamento sociale, utilizzo di DPI e rispetto dei protocolli di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Nel dettaglio, la situazione di Rt nelle singole Regioni è la seguente:

  • Veneto 1,63
  • Emilia Romagna 1,28
  • Lazio 1,04
  • Toscana 0,99
  • Lombardia 0,89
  • Campania 0,82
  • Piemonte 0,81
  • Marche 0,81
  • Liguria 0,78
  • Calabria 0,69
  • Puglia 0,67
  • Provincia Bolzano 0,58
  • Abruzzo 0,52
  • Friuli Venezia Giulia 0,51
  • Provincia Trento 0,26
  • Sardegna 0,26
  • Molise 0,16
  • Sicilia 0,14
  • Umbria 0,08
  • Basilicata 0,05
  • Valle d'Aosta 0

Quanto dobbiamo preoccuparci per i dati sul Covid-19

Nel report c'è un passaggio piuttosto chiaro che riassume la situazione: nel ribadire che "le misure di lockdown in Italia hanno permesso un controllo efficace dell’infezione da SARS-CoV2" si segnala che resta "una trasmissione diffusa del virus che, quando si verificano condizioni favorevoli, provoca focolai anche di dimensioni rilevanti". Individuare e tenere sotto controllo i focolai, dunque, resta la sfida centrale del momento, che può essere vinta anche grazie ai comportamenti responsabili dei cittadini (che devono rispettare le indicazioni sul distanziamento sociale e l'utilizzo delle protezioni nei luoghi pubblici, ma soprattutto collaborare attivamente con le istituzioni sanitarie), ma che si basa sull'implementazione della capacità di tracing.

Vale inoltre la pena sottolineare come Rt sia solo uno degli indicatori che ci aiutano a restituire l'esatta dimensione dell'epidemia in Italia. Altri dati rilevanti, e per fortuna in ulteriore miglioramento in queste settimane, sono quelli sul numero di ricoverati e sulla situazione nelle terapie intensive, con la pressione sul sistema sanitario tornata abbondantemente sotto i livelli di guardia. Insomma, l'epidemia non è finita e occorre cautela, ma si può guardare ai dati di questi giorni con un po' di ottimismo.

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