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Provenzano: “Reddito di cittadinanza va esteso subito, anche a chi ha già un lavoro”

Il ministro per il Sud Provenzano sottolinea l’importanza di sostenere le fasce più deboli della popolazione. le più colpite dall’emergenza coronavirus. La strada secondo il ministro è allargare il reddito di cittadinanza, “rivedendo i vincoli patrimoniali”, dandolo anche a “chi ha una casa familiare o dei risparmi in banca che non vuole intaccare oggi non può accedervi. Rafforzando il sostegno alle famiglie numerose. Rendendolo compatibile con il lavoro”.
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A cura di Annalisa Cangemi
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"Il reddito di cittadinanza va esteso". È il suggerimento del ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano in una intervista rilasciata a ‘la Repubblica'. "Ho paura che le preoccupazioni che stanno attraversando larghe fasce della popolazione per la salute, il reddito, il futuro con il perdurare della crisi si trasformino in rabbia e odio. Ci sono aree sociali e territoriali fragili ed esposte a qualsiasi avventura. Il bilancio pubblico si deve prendere cura dell'intero tessuto sociale. E lo deve fare adesso", dice il ministro riferendosi alla situazione di emergenza sanitaria ed economia legata al coronavirus.

"Con il Cura Italia abbiamo fatto molto, in pochi giorni la manovra di un anno. Ma ora dobbiamo mettere i soldi nelle tasche degli italiani a cui fin qui non siamo arrivati. – dice il ministro del Pd – Questa è la priorità del decreto di aprile. Così come va assicurata liquidità al sistema delle imprese per tenerlo in vita, bisogna tenere in vita la società. Liquidità anche per le famiglie, per chi ha perso il lavoro e non ha tutele".

Il Mezzogiorno rischia di pagare il prezzo più alto, così come le fasce più povere della popolazione. Sul reddito di cittadinanza afferma: "Volevamo migliorarlo già prima del coronavirus, adesso diventa indispensabile. Rivedendo i vincoli patrimoniali, chi ha una casa familiare o dei risparmi in banca che non vuole intaccare oggi non può accedervi. Rafforzando il sostegno alle famiglie numerose. Rendendolo compatibile con il lavoro, per integrare il reddito se necessario. All'economia di sopravvivenza che non è solo al Sud, ma coinvolge anche autonomi, partite Iva proletarizzate, piccoli professionisti, occorre offrire una garanzia nella legalità".

"Per chi ha perso il lavoro dev'essere una cifra equa rispetto alla cassa integrazione: 1000-1100 euro al mese – spiega – In tutti gli altri casi dev'essere un compenso che garantisca la dignità. Bisogna creare lavoro buono con gli investimenti. Ma in attesa che questo avvenga la società va accompagnata. Nell'emergenza, servono misure universali e immediate di sostegno al reddito".

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