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Conte bis, c’è chi dice no: la carica dei 5Stelle scontenti dell’alleanza con il Pd

Il governo Conte 2 si è ufficialmente insediato, dopo il giuramento di questa mattina al Quirinale, ma non tutti festeggiano. Una parte del Movimento ha tifato contro l’accordo con il Pd, ritenendo un’alleanza di questo tipo un tradimento ai valori originari del partito. E ora presenta il conto.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il governo Conte 2 si è ufficialmente insediato, dopo il giuramento di questa mattina al Quirinale nelle mani di Mattarella, ma non tutti festeggiano l'avvenimento. Una parte del Movimento ha tifato, più o meno manifestamente, contro l'accordo con il Pd, ritenendo un'alleanza di questo tipo un tradimento ai valori originari del partito. E ora i malpancisti sono venuti allo scoperto.

È vero, si dirà, la base si è espressa, e la maggioranza degli iscritti sulla piattaforma Rousseau, il 79,3% del totale, ha dato il via libera al nuovo esecutivo. Ma non tutti capiscono la scelta del M5s di rimanere al governo con un nuovo partner, non dopo la campagna elettorale per le europee, visto che Di Maio proprio contro il Pd (si pensi ai fatti di Bibbiano), ha concentrato i suoi strali. Il capo politico ha giustificato la nuova alleanza ricordando che il M5S è un movimento "post-ideologico". Ma questo non è bastato.

Il senatore grillino Gianluigi Paragone ha scomodato persino il brano ‘C'è chi dice no' di Vasco Rossi per sostenere il ‘no' alla formazione del governo Pd-5Stelle. Salvo poi essere ripreso dal cantante, che non ha gradito la citazione musicale: "C’è chi dice no lo dico io: i politici devono mettere giù le mani dalle mie canzoni! … voglio sia chiaro che io non autorizzo nessuno a farlo … tanto meno si può pensare che io sia d'accordo con le opinioni di chi usa le mia musica per chiarire le sue idee confuse". Ma Paragone giura che non darà la fiducia a questo governo.

Nella rassegna degli insoddisfatti troviamo Piernicola Pedicini, l'eurodeputato pentastellato che non usa mezze misure: "Non riconosco più il mio Movimento". In un lungo post si sfoga così: "Ho sempre pensato che il Movimento avrebbe dovuto crescere, migliorare, diventare maturo. Abbandonando certe posizioni estreme, premiando il merito, promuovendo la partecipazione, correggendo gli errori. Ma se guardo al passato, più o meno recente, e se guardo al presente, devo ammettere il contrario", ha scritto. "Non mi sconvolge il governo con la Lega e neanche quello con il Pd, però per governare insieme a loro avremmo dovuto essere capaci di dominarli e non il contrario", ha aggiunto. "E invece siamo costretti ad assistere inermi alla consegna dell'Italia al Pd in Europa, alla consegna dell'Italia ai signori dell'austerità, ai signori dei meccanismi europei che hanno strangolato le nostre attività produttive, a quelli che hanno messo in ginocchio le nostre piccole e medie imprese, a quelli che hanno affossato il sud. Mi dispiace tanto, ma questo proprio non lo posso accettare".

Sulla stessa falsariga il post dell'eurodeputato Ignazio Corrao, che se la prende soprattutto con il fatto che i ministeri cruciali per lo sviluppo del Mezzogiorno sono stati affidati al Pd: "Complimenti a chi ha negoziato le posizioni di governo per il PD. Economia, Commissario UE e affari europei (tutto quel che il governo potrà fare) e anche tutti i ministeri strategici per il sud (agricoltura, infrastrutture, sanità, sud). Dove noi prendiamo i voti. Buon lavoro!". 

Davide Barillari, consigliere della regione Lazio, ha annunciato all'AdnKronos persino un evento per riunire gli scettici: "Sabato prossimo a Bologna i portavoce scettici del Movimento Cinque Stelle che credono in un futuro del Movimento si incontreranno per discutere e riflettere". Precisando poi che non si tratta di "una scissione o una corrente".

Ma Barillari non è l'unico che a Roma sente stretto l'accordo giallo rosso: anche la consigliera del M5s, Gemma Guerrini ha preso le distanze dal nuovo governo. In particolare Guerrini si è scagliata in un post su Facebook contro "il Mibac di nuovo trasformato in Mibact" perché "è il segno che la cultura torna ad essere merce da commercializzare". E ancora: "Dario Franceschini di nuovo a capo del ministero dei Beni Culturali è il segno che tutto è cambiato perché tutto rimanesse come era".

C'è già chi polemizza sull'indicazione di Paolo Gentiloni, avvenuta ufficialmente oggi durante il Consiglio dei ministri, come commissario Ue: "Mi dispiace dirlo ma l'indicazione di Gentiloni come Commissario Ue è il primo, si spera uno degli unici, errori del nuovo Governo", ha scritto su Facebook il deputato Andrea Colletti, "Purtroppo non è una scelta del Parlamento, ma spero che i nostri ci spieghino il perché di tale decisione e cosa non ha funzionato negli accordi", ha concluso.

E poi ci sono i senatori ex M5S del gruppo Misto al Senato, dove i numeri per il nuovo governo sono più incerti: "La nostra fiducia al governo Conte è subordinata all'assunzione di impegni concreti e seri, in ordine innanzitutto alle fonti dalle quali il governo intende attingere le ingenti risorse occorrenti ad avviare l'ambizioso programma enunciato. Deve, inoltre, chiarire tempi e modalità, di fatto e di diritto, attraverso le quali prima ‘inertizzare' e poi riscrivere il decreto Sicurezza bis, almeno quello – hanno scritto in una nota Gregorio de Falco e Saverio De BonisAscolteremo il discorso del presidente Conte, e sulla base della serietà e della concretezza degli impegni che assumerà dinanzi al Senato della Repubblica, giudicheremo".

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