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Concorsi pubblici, cambiano le regole per Comuni e Regioni: le novità su titoli di studio e prove

Niente più concorsi pubblici per soli titoli, e prova scritta da svolgere al computer anche nei Comuni più piccoli. In più, per ogni figura professionale si dovranno stabilire i titoli di studio ‘collegati’, necessari per essere assunti. Novità in arrivo per i concorsi degli enti locali.
A cura di Luca Pons
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I concorsi pubblici vanno verso la digitalizzazione, e anche gli enti locali si devono adeguare. Con il Dpr 82/2023 di giugno, infatti, sono arrivate delle modifiche ai regolamenti che presto tutte le amministrazioni non statali – come Comuni, Province, Regioni e non solo – dovranno seguire. I prossimi bandi pubblici, quindi, saranno in linea con le regole introdotte dal nuovo decreto.

Concretamente, ci sono dei cambiamenti sia per chi deve presentare il bando, cioè le amministrazioni, che per chi vuole partecipare al concorso. Le novità riguarderanno solo i concorsi: tutte le altre procedure, che si tratti di formazioni di albi di idonei o di colloqui per stabilizzare dipendenti precari, non verranno modificate.

Il primo cambiamento interessa chi scrive il bando e poi lo pubblica, e riguarda i titoli di studio. In particolare, i profili professionali che vengono inseriti nel bando devono avere un chiaro collegamento con i titoli di studio necessari per ottenerli. In pratica le amministrazioni locali dovranno ripercorrere tutto l'elenco dei loro profili professionali e, fin da subito, stabilire ufficialmente quali titoli di studio bisogna avere per ottenerli con un concorso. Bisognerà decidere quindi quali funzionari devono avere una laurea triennale, quali una magistrale o specialistica, e quali incarichi richiedono di essere iscritti a un albo o ordine professionale.

In più, sempre le amministrazioni che presentano i bandi saranno obbligate a farlo con il portale online Inpa, che dovrà essere usato anche per tutte le comunicazioni ai candidati. Pubblicare i bandi sulla Gazzetta ufficiale, invece, non sarà più obbligatorio.

Spariscono i concorsi per soli titoli. Non sarà più possibile effettuarne, per nessuna posizione. Fino a oggi, i concorsi senza prove – che valutavano solo i titoli, appunto, oltre alle passate esperienze professionali – erano usati soprattutto per assunzioni a tempo determinato, come nel caso di lavoratori stagionali. D'ora in poi, però, questo tipo di bando non sarà più ammesso.

Il Dpr ha anche specificato che, sempre in un'ottica di informatizzazione, le prove scritte dei concorsi andranno sempre svolte con strumenti informatici. Niente carta e penna, quindi, senza eccezioni: anche i Comuni più piccoli dovranno attrezzarsi.

Chi si presenta dovrà sempre dichiarare le condanne penali subite e gli eventuali procedimenti penali in corso. Questa è una misura che in realtà ribadisce una pratica già esistente, ma che andrà comunque sottolineata nei bandi.

Infine, una novità per quanto riguarda la composizione delle commissioni. Potranno farne parte anche gli ex dipendenti pubblici in pensione, come oggi, ma solo per tre anni dopo il pensionamento (fino a oggi erano quattro). I compensi pagati a chi farà parte della commissione andranno quantificati nel bando. Ciascun ente locale potrà decidere se pagare o meno i componenti quando questi sono già suoi dipendenti, anche dirigenti o segretari.

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