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Crisi di Governo 2022

Chi sono i “ribelli” del Movimento Cinque Stelle che non voteranno la fiducia al governo Draghi

Tra alcune ore si aprirà il voto degli iscritti al Movimento Cinque Stelle sulla piattaforma Rousseau: si dovrà decidere se appoggiare o meno il governo di Mario Draghi. E mentre i vertici pentastellati aprono al sostegno della nuova maggioranza, c’è anche una fronda del No continua a ribadire che il M5s non dovrebbe votare la fiducia a Draghi e trovarsi sulla stessa linea di forze politiche come la Lega o Forza Italia. Vediamo chi sono gli esponenti Cinque Stelle contrari a un governo Draghi.
A cura di Annalisa Girardi
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Gli iscritti al Movimento Cinque Stelle voteranno il 10 e l'11 febbraio, attraverso la piattaforma Rousseau, se intendono appoggiare o meno un esecutivo guidato da Mario Draghi. E mentre dai vertici pentastellati si continua ad aprire al nuovo governo, si fanno sentire anche le voci contrarie. Sostenere una maggioranza guidata da Draghi, sottolineano, non significherebbe solo trovarsi al fianco degli ex alleati del Conte bis, ma anche sulla stessa linea di forze politiche come Lega o Forza Italia. Ma chi sono i Cinque Stelle "ribelli", che non hanno intenzione di votare la fiducia a Draghi?

Il primo, nel fronte dei No, è sicuramente Alessandro Di Battista. Che fin dal momento in cui è stato reso noto che l'incarico di affidare un nuovo governo fosse stato affidato all'ex governatore della Bce, si è subito schierato apertamente contro questa ipotesi. E anche ieri è tornato a ripetere di essere distante da Mario Draghi dal punto di vista politico, puntando allo stesso tempo il dito contro "l'assembramento parlamentare che si sta delineando" attorno all'ex governatore, definendolo "l'antitesi della politica".

Sulla stessa linea anche la senatrice Barbara Lezzi, che ieri ha scritto su Facebook: "All'ipotesi di votare una fiducia ad un governo in cui ci fosse Forza Italia, partito fondato da un condannato per associazione mafiosa, la Lega Nord e Italia Viva che hanno dimostrato solo fame di poltrone e potere, voterei NO". E ancora: "Se volessi prendermi un fragoroso Vaffa da Alessandro Di Battista, dovrei, come riportano alcuni articoli, negoziare per farlo entrare in questo governo indigeribile. Comprendo che sia difficile da credere ma esiste ancora qualcuno che alle poltrone rinuncia in nome della serietà e del vero bene del Paese. Alessandro è una di queste. Può non piacervi ma rassegnatevi alla realtà una volta per tutte". Non è l'unica tra le fila dei Cinque Stelle a condividere questa opposizione.

Anche il senatore Elio Lannutti ha ribadito di essere assolutamente contrario al governo che sta per nascere: "Draghi deve completare il programma lacrime e sangue imposto dalla Troika, che ha generato sofferenze indicibili a donne, vecchi e bambini in Grecia. Dobbiamo impedirlo", ha scritto su Facebook.

Ieri anche il senatore Mattia Crucioli, ha annunciato di non essere disposto a votare la fiducia al governo Draghi o a sostenere l'entrata in questo esecutivo del M5s: "Fin da adesso, vi comunico che voterò no all'ingresso del M5S nel governo Draghi e ve ne elenco sinteticamente le ragioni: alcune delle azioni avallate in passato da Draghi contrastano con il programma e i fondamenti stessi del M5S", ha detto.

Ai contestatori, prima che sia lasciata l'ultima parola a Rousseau, ha risposto Vito Crimi: "In queste ore vedo delinearsi schieramenti per il si e per il no al presidente incaricato Draghi. Sia chiaro, è una decisione importante. Ma ritengo che affidarsi al pregiudizio, alla presunzione di conoscere la verità o addirittura il futuro, sia il peggior modo di servire la nostra comunità. Perché è questo che siamo chiamati a fare", ha scritto il capo politico. E ancora: "Chi in queste ore si sta agitando per far prevalere la propria contrarietà, o meno, lo fa senza nemmeno conoscere quali iniziative politiche il presidente incaricato intende proporre, qual è il perimetro della maggioranza che supporterebbe questo governo, se sarà composto di soli tecnici o anche di esponenti che siano espressione delle forze politiche. Quando avremo fatto chiarezza su tutti questi elementi, allora sottoporremo la decisione al voto dei nostri iscritti".

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